L'accusa degli USA a Huawei: "Furto di segreti commerciali, ha aiutato l'Iran"
Huawei ancora nei guai. I procuratori americani l'accusano di un coinvolgimento in progetti nordcoreani e della creazione di una società di comodo in Iran per aggirare le sanzioni. Il tutto, mentre Huawei ha ottenuto una nuova sospensione di 45 giorni dal ban.
by Sergio DonatoI procuratori federali americani hanno proceduto a un nuovo rinvio a giudizio di Huawei, avendo scoperto che il gigante cinese ha creato una società di comodo in Iran per aggirare le sanzioni statunitensi. Inoltre, gli Stati Uniti accusano la società cinese di aver collaborato in alcuni progetti in Corea del Nord da almeno il 2008.
Una filiale in Iran che compra in America per conto di Huawei
Secondo i procuratori di Brooklyn, New York, la società di comodo iraniana messa in piedi da Huawei è servita ad acquistare beni, tecnologie e servizi statunitensi al fine di aggirare il bando commerciale istruito dall’amministrazione guidata da Donald Trump.
Inoltre, le nuove accuse determinano una collaborazione di Huawei con lo stato iraniano molto più profonda e lontana nel tempo. Secondo le autorità americane Huawei ha fornito al governo iraniano apparecchiature di sorveglianza per monitorare, identificare e detenere i manifestanti che hanno preso parte alle proteste antigovernative del 2009 a Teheran.
Dall'Iran alla Corea del Nord: le merci nascondevano il logo di Huawei
Le accuse nei confronti di Huawei si spostano poi dall’Iran alla Corea del Nord. Secondo il nuovo rinvio a giudizio, Huawei è stata coinvolta in numerosi progetti in Corea del Nord, almeno dal 2008. La società avrebbe adottato anche una serie di precauzioni per nascondere il suo coinvolgimento nei progetti nordcoreani. Sembra che nelle istruzioni di spedizione indicasse di non far apparire il suo logo sulle merci quando erano destinate alla Corea del Nord.
In più, Huawei avrebbe ingannato le istituzioni che elaboravano le transazioni in modo che non fossero a conoscenza degli affari che la società stava conducendo in Corea del Nord. Come se non bastasse, l'atto d'accusa dei procuratori federali americani descrive anche il furto di segreti commerciali da parte di Huawei.
Huawei si difende: "Accuse prive di fondamento"
Successivamente alla pubblicazione dell'articolo, abbiamo ricevuto la dichiarazione ufficiale di Huawei sulla situazione.
"Questo nuovo atto d'accusa è parte del tentativo del Dipartimento di Giustizia di danneggiare irrevocabilmente la reputazione di Huawei e la sua attività per motivi legati alla concorrenza, piuttosto che all'applicazione della legge stessa" si legge nella nota pubblicata dalla società. "Queste nuove accuse sono prive di fondamento e si basano in gran parte su vecchie dispute civilistiche ripescate dagli ultimi 20 anni che sono state precedentemente risolte, contestate e in alcuni casi, respinte da giudici e giurie federali. Il governo non riuscirà a fare prevalere le proprie accuse, che Huawei dimostrerà essere sia infondate che ingiuste."
La proroga di 45 giorni per commerciare con Huawei
Le nuove e pesanti accuse dei procuratori di Brooklyn stridono con l’estensione del permesso dato alle società americane per commerciare con Huawei. Ieri, giovedì 13 febbraio, il permesso è stato infatti esteso per altri 45 giorni, offrendo la possibilità ai piccoli operatori di rete della aree rurali americane di concludere affari con Huawei.
L’ultima proroga, che sarebbe scaduta il 16 febbraio, era stata decisa alla fine dello scorso novembre proprio per venire incontro alle piccole realtà di rete americane che, senza le forniture Huawei, avrebbero lasciato “al buio” i propri clienti.