Renzi oppositore maleducato, ma necessario

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Antonio Masiello via Getty Images

Sta circolando una sorta di autoconvincimento collettivo mediatico che Salvini, dopo il risultato elettorale dell’Emilia Romagna, e Renzi con la sua creatura, Italia Viva, siano ormai spacciati, e che il baricentro si sia spostato nell’asse Pd-Conte, da una parte, Meloni, a presa rapida sulla Lega, e i redivivi centristi di Forza Italia e dintorni, dall’altro.

È una caricatura che appartiene al clima goliardico carnevalesco perché i due ‘Mattei’, malgrado tutto, godono ottima salute. Salvini viaggia sul 30% e Renzi è il creatore di stagioni politiche, come questa, obtorto collo digerita da Zingaretti e compagni. Ma il menù non è sufficiente. Esauriente. Perché c’è il fermo di Italia Viva, inchiodata tra il 3 il 5%, e l’impasse di Renzi che non è in grado di lanciare e rilanciare.  

Si è tenuta la prima assemblea programmatica della formazione renziana. Uno sforzo per darsi corpo e anima. Uscire dall’angolo. “A Italia Viva - ha detto Renzi -, servono tempo, un ideale e un buon governo: i primi due ce li abbiamo, sul buon governo occorre organizzarsi”. Sta di fatto che il progetto renziano è freezato. Non imbarca voti né dal centro e neppure dal Pd, che paradossalmente vive una stagione in fiore per meriti non suoi: la vittoria in Emilia Romagna ha indotto molti a ricompattarsi attorno all’ex Pci, ossigenato dall’alleanza con i 5 Stelle, servita su un piatto d’argento da Renzi, che, di fatto, ha avviato la crisi, irrefrenabile, dei grillini riportando naufraghi della sinistra a casa.

La prospettiva lunga di legislatura (non del governo Conte), alla scadenza naturale nel 2023, fa sì che Italia Viva dovrà operare esclusivamente in Parlamento e per mano del suo leader. Molti si chiedono, in queste ore, del perché delle frizioni con il premier Conte sul tema ostico della prescrizione, di difficile comprensione dai più.

Non è così. La materia, la prescrizione, appunto, è identitaria. Attiene alla sfera della giustizia giusta, tema caro ai cittadini tutti (soprattutto visto il calo verticale di fiducia verso le toghe), al centrodestra, in particolare a Forza Italia, mai risolto neppure da Berlusconi.

In forte antitesi al clima manettaro sempre impersonificato da 5 Stelle che in Bonafede ha il primo suggeritore di Conte premier, oggi appoggiato, il ministro della Giustizia, senza sostanziali distinguo, sulla giustizia, dal Pd. Meglio uscire su temi economici, meno tasse per tutti, quando si sa, ormai, essere un libro dei sogni astratto per incantare gli elettori alla bisogna?

Renzi non ha ancora il partito Italia Viva sul territorio. E non è detto che ci sarà quel partito, vivo e vegeto, nel 2023. Rebus sic stantibus è necessario far leva sul leader. Renzi. Che se ne inventi una delle sue. Tre anni sono lunghi per la politica italiana. Il problema di Renzi è che gli italiani l’hanno già provato, mi ha detto un renzologo in Forza Italia.

L’ex premier sa, che è indispensabile ricostruire non tanto una verginità ma una ‘narrazione’ diversa su di lui, troppo sbilanciata sul carattere, antipatico, e sui modi di fare, ritenuti dalla communis opinio, sbruffoncelli. Serve tempo. Renzi è un fenomeno per molti versi inespresso, ma tra i pochi dotati di guizzo e livrea politica, ancora sotto scacco, appunto, della vulgata del ‘bomba’, colui che ha fatto tante promesse e non le ha mantenute.

Una fetta di italiani è acciecata da questa snervante convinzione. Si osservi la politica economica del governo. Dall’economia (80 euro e jobs act) ai diritti è una lunga mano del governo renziano. Che Renzi, purtroppo, ed è riecheggiato nel suo discorso a Cinecittà, piace annacquare con quel retrogusto di anti populismo da abatino cattocomunista che snatura il nerbo della sua nuova proposta politica. Boris Johnson non è il Salvini fortunato che si vuole rappresentare. Così lo stesso Trump.

Queste sono modalità di lettura del presente che risentono di una demagogia in disgrazia che infastidisce chi, di centro, guarda con interesse a quella nuova parte politica. Che, ahilui, per Renzi, è determinante in Parlamento con troppo scarto. Mi spiego. Renzi, attraverso il governo Conte vuole rendere chiaro il taglio riformista e liberale di lui e di Italia Viva. Esercitazione da luna nera. Perché a proposito di immobilismo da sciogliere con la partenza delle opere, ci vorrebbe un Renzi ministro delle infrastrutture o direttamente premier. Difficile smuovere il trantran odierno. Con Conte premier. Da qui al 2023.