Puglia, la guerra dell'uva: i produttori italiani battono i colossi Usa
È stata emessa pochi giorni fa una sentenza da parte dei magistrati baresi che hanno negato l'espianto dei filari di vite dall'azienda di un imprenditore agricolo di Casamassima
by Emanuela CarucciÈ chiamata la guerra dell'uva quella che gira intorno ai brevetti dell' "apirene", l'uva senza semi. E per ora sul carro dei vincitori ci sono i produttori pugliesi contro i colossi internazionali, titolari delle concessioni.
I produttori pugliesi, infatti, hanno vinto la prima battaglia davanti al tribunale di Bari. È stata emessa pochi giorni fa una sentenza da parte dei magistrati baresi che hanno negato l'espianto dei filari di vite dall'azienda dell'imprenditore agricolo Lorenzo Colucci con sede a Casamassima, alle porte di Bari.
A darne notizia è Fulvio Colucci sul quotidiano regionale "La Gazzetta del Mezzogiorno". L'azienda californiana Ifg (international fruit genetics) aveva citato in giudizio il produttore barese. La questione, come avevamo scritto circa una settimana fa, ruota tutta intorno ai brevetti e all'antitrust.
Da un lato ci sono i titolari dei brevetti "apirene" (l'uva senza semi), dall'altro gli agricoltori pugliesi che hanno ottenuto la licenza per produrre l'apirene, ma a percentuali altissime volute dai proprietari delle licenze date in concessione.
I giudici hanno stabilito che la Ifg, uno dei quattro più grandi titolari mondiali di queste "concessioni", non ha diritto allo "sradicamento delle piantagioni" ritenute "illegali" perché sono state realizzate prima che il colosso americano ottenesse la privativa sul brevetto.
In realtà i magistrati del tribunale di Bari si sono rifatti al regolamento dell'Unione Europea che prevede solo un "indennizzo adeguato" nel caso i filari siano impiantati dal produttore precedentemente all'acquisizione del brevetto. Concetto che è stato ribadito proprio a dicembre scorso dalla corte di giustizia europea a Strasburgo durante un dibattimento. Il tribunale di Bari è il primo in tutta Europa ad applicare la decisione della corte di giustizia di Strasburgo. A tutelare i produttori pugliesi ci sono gli avvocati Roberto Manno, Paride Lo Muzio, Sacha D'Ecclesiis e Pasquale Leogrande.
"È stata una vittoria importante" ha ribadito l'avvocato Lo Muzio, difensore di Colucci, al quotidiano pugliese.
I produttori pugliesi, però, da soli non ce la possono fare e Lo Muzio conclude dicendo: "Non bisogna sottovalutare il discorso da un punto di vista politico. Il patrimonio uva deve essere tutelato dalla regione Puglia. I viticoltori devono essere protetti come i loro prodotti."
L'uva apirene ora è quasi preferita all'uva classica con i semi. In realtà, ma esiste dai tempi degli antichi Greci. Purtroppo, però, oggi c'è l'intervento dell'uomo che aggiunge nella crescita a questo tipo di uva un tipo di fitormone per rendere i chicchi più grandi e belli esteticamente.