Paolo Palumbo/ “Mi fa rabbia vedere i malati di Sla abbandonati, non ho rimpianti”

Paolo Palumbo, dopo Sanremo torna in tv, ospite di Storie Italiane: ecco le dichiarazoni del giovane guerriero malato di Sla

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Paolo Palumbo combatte da quattro anni contro una feroce malattia, la Sla. Il giovane è stato uno dei grandi protagonisti del recente Festival di Sanremo 2020, avendo portato proprio al teatro Ariston la sua canzone, un inno a difesa di tutti coloro che si trovano nelle sue dolorose condizioni, ma anche un forte messaggio di forza e di speranza. A fianco di Paolo, sempre e dovunque, il fratello: “I miei genitori sono in disparte – esordisce, intervistato dai microfoni di Storie Italiane, su Rai Uno – sono un po’ emozionati”. Paolo ha commosso tutti leggendo una lettera struggente, attraverso cui lo stesso, tramite un sofisticato programma che riconosce il movimento degli occhi (Paolo non riesce infatti più a parlare, ed è costretto a stare su un letto, fermo immobile), ha esternato la sua terribile situazione, sottolineando comunque la vicinanza dei suoi amici e dei suoi famigliari, e la sua grande forza interiore che non è venuta a mancare nonostante la Sla.

PAOLO PALUMBO: “IL MIO SOGNO E DARE SPERANZA A CHI NON NE HA”

In studio a Storie Italiane: “E’ straordinario il suo esempio, la forza che ci trasmette. Il tempo di cui parla è la base della nostra vita, non dobbiamo sprecarlo”. E ancora: “A volte ci si chiede che senso ha vivere così? Invece la sua è una testimonianza che il suo pensiero è pari al nostro, così come quello dei malati di Alzheimer”. In studio anche Valerio Scanu: “La sua grande forza è la famiglia che lo sostiene e lo aiuta in questa maniera, io li ammiro davvero tanto”. Roberto Alessi, direttore di Novella 2000, invece: “Paolo ha illuminato Sanremo, ha deciso di difendere la vita e di portarla avanti nonostante la sua condizione. Paolo e suo fratello sono due vere star”. Così ha invece spiegato Paolo: “Il mio sogno più grande è di dare speranza a chi non ne ha. Voglio far capire a chi ha la mia stessa malattia che non è solo, dobbiamo restare uniti. Non ho rimpianti, la mia vita è appena all’inizio, sono contento di dire che ho fatto sempre che ciò che volevo senza rimandare nulla. Cose che mi fanno arrabbiare? Storie di malati gravi abbandonati a se stessi, senza alcuna assistenza e senza che vengano ascoltati. Gli affetti – prosegue – sono la parte più importante della mia vita. Mio fratello è le mie gambe e le mie braccia, ma anche l’unico che sa riconoscere subito le mie espressioni. Ci sono poi i miei genitori e i miei amici, senza gli affetti non potrei sentirmi vivo”.