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Alitalia, quei 300 milioni regalati a Etihad. Le accuse agli ex vertici

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Duecento milioni di false plusvalenze. Trecento, almeno, di regali a Etihad. Il tutto mentre lo Stato interveniva con poco meno di un miliardo per cercare di mettere le cose in ordine. Se le accuse della procura di Civitavecchia fossero confermate in un’aula di tribunale, quello di Alitalia si dimostrerebbe essere uno dei più incredibili e grandi furti e falsi della storia dell’industria italiana.

Lo scrive il quotidiano Repubblica, citando le carte giudiziarie sulla vicenda che hanno portato i giudici a rinviare a giudizio i vertici degli ultimi anni della compagnia di bandiera da Luca Cordero di Montezemolo all’attuale amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, passando per la vice presidente di Confindustria Antonella Mansi fino a Enrico Laghi, appena nominato commissario di Air Italy - per reati che vanno dalla bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza, falso in atto pubblico.

Secondo il quotidiano del gruppo Gedi, le accuse principali ai consigli di amministrazione che si sono succeduti tra il 2015 e il 2017 sono due. Nel 2015 avrebbero iscritto a bilancio per 21 milioni due coppie di “slot”, “i diritti di atterraggio e ripartenza sulla tratta Roma-Londra”, scrivono i magistrati, che in realtà valevano molto di più. E questo il cda, secondo la magistratura, lo sapeva bene.

In mano avevano un accordo con Etihad in cui si stabiliva che quegli slot valevano 60 di milioni e che sarebbero stati ceduti alla compagnia emiratina. L’altra questione che salta agli occhi dei magistrati è la valutazione nel bilancio consolidato, 12 mesi dopo, della partecipazione della società in Alitalia Loyalty, il programma Millemiglia, partecipazione “di13 milioni e 300 mila euro”.

La compagnia lo fa, spiega ancora Repubblica, sulla base di un parere rilasciato dal professor Enrico Laghi, che è anche amministratore delegato di Midco, la società proprietaria del pacchetto di maggioranza delle azioni Alitalia. Secondo i periti dei pm quella partecipazione valeva almeno 150 milioni di euro così come era stata valutata nei bilanci precedenti. E così come l’ha poi pagata Etihad: 150 milioni. C’è di più. Ernst & Young aveva valutato che quella partecipazione, in prospettiva, potesse valere il doppio (da 300 a 350 milioni) del prezzo pagato dagli arabi.