Fatture false: sigilli
a 230 mila euro
Una 29enne nei guai
Negli scorsi giorni i finanzieri del comando provinciale di Vicenza hanno eseguito il sequestro preventivo di beni per oltre 230.000 euro nei confronti di una ditta individuale già con sede a Cogollo del Cengio nel settore della produzione tessile, nonché nei confronti della sua titolare H.L., 29anni, cittadina cinese.
Le indagini, condotte dalle fiamme gialle di Schio nell’ambito dell’operazione “Citrus reticulata”, sono state avviate sulla base di gravi indizi di violazione alle norme tributarie emersi mediante l’analisi degli alert di rischio derivanti dalle interrogazioni alle banche dati in uso al Corpo, che hanno evidenziato forti anomalie sui costi sostenuti dall’impresa. I finanzieri hanno rilevato come la stessa avesse utilizzato 48 fatture per operazioni oggettivamente inesistenti per un totale di 421.905 euro, che erano state emesse da un’impresa cosiddetta “cartiera”, intestata ad un altro soggetto di nazionalità extracomunitaria, H.D. di 55 anni, formalmente con sede operativa a Carrè ma di fatto inesistente. E infatti, oltre all’inesistenza fisica e strutturale del soggetto giuridico fornitore, i militari avevano rilevato anche l’assenza dei pagamenti relativi alle prestazioni fatturate.
Per questo il gip del tribunale di Padova (nel cui circondario, nel frattempo, l’indagata ha trasferito il domicilio fiscale), accogliendo la richiesta del pm, ha emesso un decreto di sequestro preventivo di 233.801 euro, somma pari all’I.R.E.S. e all’I.V.A. evase dall’impresa tessile tramite l’utilizzo in dichiarazione delle prestazioni inesistenti.
La stessa cittadina asiatica è indagata per dichiarazione fraudolenta, mentre un secondo fascicolo è acceso nei confronti al titolare della ditta emittente per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti. Sono stati sottoposti a vincolo reale disponibilità finanziarie rinvenute su tre conti correnti e una carta prepagata, la quota da lei detenuta in una società di capitali e due autovetture. La solidità delle prove raccolte dai finanzieri scledensi è stata avvalorata anche dal fatto che l’indagata ha rinunciato al ricorso al tribunale del Riesame.