Frenata delle emissioni di CO2. È solo temporanea?

Non basta il blocco di un solo anno, ma è comunque un dato positivo che rafforza la fiducia nelle possibilità di poter impedire che il riscaldamento globale continui a procedere verso livelli catastrofici

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acinquantadue via Getty Images

L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha reso noto che le emissioni mondiali di CO2 da fonti energetiche nel 2019 si sono fermate a circa 33 miliardi di tonnellate, le stesse del 2018, dopo due anni di crescita. Non basta il blocco di un solo anno per segnare il picco mondiale delle emissioni che precede l’inizio della discesa: potrebbe essere un arresto temporaneo. È comunque un dato positivo che rafforza la fiducia nelle possibilità di poter impedire che il riscaldamento globale continui a procedere verso livelli catastrofici.

L’arresto della crescita delle emissioni è causato dalla positiva evoluzione in corso nella generazione di energia elettrica. La riduzione dell’uso del carbone per produrre elettricità ha prodotto un taglio di emissioni di circa 200 Mt di CO2 rispetto al 2018.

Le economie più avanzate (USA, Europa e Giappone ), pur in presenza di una crescita  dell’1,7% del PIL, hanno ridotto le loro emissioni di oltre 370 Mt di CO2: un taglio del 3,2%. Nel settore della generazione di elettricità nelle economie più avanzate queste emissioni sono al livello più basso dal 1980, quando l’elettricità consumata era inferiore di  un terzo di quella del 2019.

L’intensità di CO2 per chilowattora è calata del 6,5% e la generazione di energia elettrica con centrali a carbone è diminuita del 15%. La forte crescita dell’elettricità da fonti rinnovabili nelle economie avanzate nel 2019 ha, infine, consentito un risparmio di emissioni di ben 130 Mt di CO2.

Gli Stati Uniti nel 2019 sono stati protagonisti di un forte calo delle emissioni di gas serra: di ben 140 Mt di CO2, pari al 2,9% delle loro emissioni, pur in presenza di un’importante crescita economica. Da segnalare in particolare il calo del 15% dell’uso del carbone nella produzione di energia elettrica. A quanto pare il forte legame con la lobby del carbone e il disimpegno climatico sbandierato dal presidente Trump non sono sufficienti a fermare negli USA la decarbonizzazione dell’economia che vede impegnate molte imprese, diversi Stati e numerose città.

L’altro grande protagonista di questo buon risultato è l’Unione Europea che ha ridotto le proprie emissioni nel 2019 di 160 Mt di CO2, pari a ben il 5%, con un  calo del 25% dell’energia elettrica prodotta dalle centrali a carbone. Tutto ciò conferma che l’Europa è in grado di realizzare, anche unilateralmente, forti riduzioni delle emissioni di gas serra e di svolgere un ruolo di leader mondiale nell’impegno per il clima, grazie in particolare alle forti riduzioni delle emissioni della Germania e del Regno Unito.

In Asia le emissioni sono cresciute anche nel 2019, insieme alla domanda di carbone che ha soddisfatto oltre il 50% dei consumi di energia e generato emissioni pari circa 10 miliardi di tonnellate di CO2. In Cina la crescita delle emissioni è continuata anche nel 2019, ma è stata moderata da una crescita economica minore e dal forte aumento delle energie rinnovabili. Anche in India  la crescita delle emissioni complessive nel 2019 è stata moderata e quelle del settore elettrico  sono leggermente diminuite perché la richiesta di elettricità in rete è stata stabile e la crescita delle rinnovabili ha fatto cadere il consumo di carbone  per la prima volta dal 1973.