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Macron ad alta quota (ma non vuole gli italiani)

Il presidente sul Monte Bianco. Poi si rifiuta di incontrare la delegazione valdostana

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Prima ha annunciato la creazione di un'area protetta durante il Consiglio di sicurezza ecologico tenutosi mercoledì all'Eliseo. Poi, ieri, si è presentato in carne e ossa nel ghiacciaio «Mer de la Glace», situato sul versante nord del Monte Bianco, la vetta più alta d'Europa, per la quale il sindaco di Chamonix, Eric Fournier, aveva chiesto «misure di tutela». Emmanuel Macron gioca a fare l'ambientalista con una visita che ha l'obiettivo di accendere i riflettori sull'emergenza del pianeta e le tematiche verdi. Sorpreso dall'«impressionante» ed evidente scioglimento del ghiacciaio, il presidente francese ha commentato in maniera colorita e attintente al contesto: «Vederlo fa venire le vertigini».

Ma a colpire, dell'iniziativa del leader francese cominciata molto presto al mattino, a una quota di 1900 metri di altezza e alla presenza della ministra dell'Ambiente Elisabeth Borne, è stata l'assenza di rappresentanti italiani. Una delegazione del governo valdostano aveva chiesto di poter partecipare ma puntuale è arrivata la risposta - o meglio la stroncatura - dell'Eliseo: il presidente vuole incontrare solo rappresentanti del popolo francese. Mossa elettorale dunque? Chissà. Eppure Macron in persona ha dichiarato: «La battaglia ora è anche europea - dice - lottare per avere un prezzo più elevato per il CO2, per avere un prezzo minimo reale e concordato, un accordo sui carboni attraverso i nostri confini, per avere una vera, più veloce strategia europea di transizione». Lotta europea ma visita senza gli italiani fra i piedi.

Il ghiacciaio Mer de Glace negli ultimi vent'anni ha perso oltre cento metri di spessore. Ma rimane un luogo memorabile, sgetto delle prime sequenze cinematografiche dei fratelli Lumière, e oggi testimone dei cambiamenti climatici.

Macron resta tuttavia ottimista: «Senza dubbio siamo partiti troppo tardi e abbiamo ancora alcuni interlocutori da convincere, ma possiamo farcela e direi persino che è una lotta al centro del destino dell'umanità, perché è una battaglia di innovazione, adattamento e consapevolezza approfondita di quanto sia precaria la nostra situazione».