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Sui mercati le perplessità durano solo poche ore

Mercati così euforici, secondo buon senso, avrebbero dovuto darsi una calmata e correggere almeno un po’ gli eccessi di ottimismo dei giorni precedenti.

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Qualora avessimo bisogno di conferme, ieri abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione che il timone dei mercati azionari è tornato stabilmente nelle mani dei compratori, che in grande maggioranza hanno già accantonato come risolto il problema del corona-virus, ora battezzato ufficialmente Covid-19 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Infatti, la seduta di ieri si apriva sui mercati globali dopo una cavalcata dei listini azionari che, dal minimo del 3 febbraio scorso, avevano recuperato ben di più di quanto perso nelle due settimane di pessimismo da virus ed inanellato una serie di massimi storici o di massimi pluriennali di tutto rispetto e francamente poco compatibili con la novità del virus, che, a dispetto a disagi provocati alla vita delle persone, soprattutto in Cina ed ai guasti alla crescita economica globale futura, sulle borse occidentali pare aver avuto effetti largamente positivi.

Un evidente paradosso, dovuto ad una situazione conclamata di eccesso di ottimismo, dato che nessuno è oggi in grado di stimare con un grado decente di approssimazione quando l’emergenza finirà e quali danni lascerà sul terreno dell’economia globale e degli utili societari del primo trimestre di tutti i grandi player dei listini azionari.

Inoltre nella notte tra mercoledì e giovedì dalla Cina erano arrivati dati assolutamente ambigui, che, per un differente metodo di calcolo di contagiati e di morti nella provincia di Hubei, epicentro dell’epidemia, avevano mostrato una revisione clamorosa al rialzo dei numeri ufficiali dell’epidemia, contribuendo ulteriormente ad accentuare la diffidenza, già elevata tra gli esperti, sulla comunicazione ufficiale del governo, che tanti accusano di sottostimare la realtà.