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Serata del Lions Club Borgo San Dalmazzo Besimauda per presentare il libro “Il teddiboi”

Ospite d’onore del presidente Guido Olivero il giornalista Piero Dadone

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Piacevolissima serata al Pagoda Restaurant di Caraglio, organizzata dal Lions Club Borgo San Dalmazzo Besimauda.

Ospite d’onore del presidente Guido Olivero il giornalista Piero Dadone che, con l’innata simpatia ed ironia che lo contraddistinguono, ha presentato il suo libro, edito da Araba Fenice, “Il teddiboi” con sottotitolo “Delitto, castigo e perdono nelle cronache di un fatto di sangue che appassionano i ragazzi ospiti di un collegio all’inizio degli Anni Sessanta”.

Tra i ragazzi che frequentavano le medie nel 1960, al Convitto Civico dei Salesiani di via Cacciatori delle Alpi a Cuneo, troviamo Piero Dadone che, insieme ai compagni, cerca di conoscere e seguire, con sempre maggiore curiosità, la vicenda del delitto, compiuto per una manciata di soldi, da Livio Giordano di Vinadio ai danni del suo migliore amico.

Senza giornali, né tantomeno televisione, radio, o telefono, i convittori aspettano con ansia l’arrivo dei compagni esterni che portano pezzi di giornale, o notizie fresche. In quegli anni, al di là del movimento culturale che rappresentavano i “Teddy Boys”, il termine veniva sovente usato in senso dispregiativo per denominare giovani con grandi ciuffi e vestiti in modo diverso dal tradizionale, ovviamente malvisti e catalogati.

Proprio come Livio Giordano, che faceva la bella vita, girava a bordo di una Giulietta, frequentava la Costa Azzurra e contrabbandava anche sigarette.

"Nessuno scoop nel libro – spiega Dadone – ma l’idea di riproporre la vicenda del "teddiboi" mi è venuta il 30 marzo 2018, a 30 anni dalla grazia del presidente Cossiga, dopo 30 anni di galera. Partendo dal racconto della sua cattura e delle sue evasioni, mi interessava soprattutto tracciare un quadro di quell’epoca, gli aspetti di vita di allora, profondamente mutati rispetto ad oggi, a cominciare dalla Messa, con una liturgia incomprensibile ai più, che pregavano e cantavano in un latino maccheronico".

Nel libro vi sono quindi gustosi aneddoti di vita vissuta, come la storia della fine del mondo, o quella della santa di Volvera, visti secondo l’ottica di un ragazzino delle medie. Un ritratto fedele e scanzonato di come in sessant’anni il mondo sia totalmente cambiato.