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La Chinatown di Roma: "La discriminazione è figlia della paura"

"Non mi sento di criticare, farsi prendere dall'angoscia non aiuta ed è solo sintomo di ignoranza: la malattia non fa questioni di razza, attacca tutti gli esseri umani", dice la portavoce Lucia King

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"Forme di discriminazione nei nostri confronti ci sono, e sono sempre meno isolate, ma almeno in minima parte le capisco. Sempre di più con il trascorrere dei giorni, perché non sono solo gli italiani ad avere paura. Ne hanno, e tanta, anche i cinesi". Lucia King, portavoce della comunità cinese a Roma, parla con l'AGI della psicosi crescente che sembra accompagnare la diffusione del coronavirus. Psicosi che ha come vittime proprio i cittadini asiatici.

"So di connazionali presi a male parole, di barman muniti di mascherine, di qualche cartello di divieto per i miei connazionali, come stamane in un bar del centro. Ma non mi sento di criticare, farsi prendere dall'angoscia non aiuta ed è solo sintomo di ignoranza: la malattia non fa questioni di razza, attacca tutti gli esseri umani. La speranza è che il contagio non si allarghi ulteriormente".

"All'interno della nostra comunità - racconta Lucia King - stiamo facendo un grande sforzo di informazione, abbiamo curato dei volantini in cui raccomandiamo di stare calmi e di usare precauzioni apparentemente semplici ma fondamentali come lavarsi bene le mani. Ma in questi giorni siamo soprattutto impegnati a cercare materiale sanitario - mascherine, tute antivirus, scanner per la febbre - da mandare in Cina".