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Coronavirus, la comunità cinese in via Paolo Sarpi a Milano: “Sguardi maligni, la psicosi peggiora”

La comunità cinese di via Paolo Sarpi, a Milano, inizia a fare i conti con la psicosi provocata dall’emergenza Coronavirus. A Chinatown nei giorni scorsi la situazione era rimasta relativamente serena, ma dopo i due casi di contagio riscontrati a Roma la tensione è aumentata. “Fino a domenica le cose sono andate bene, da lunedì sono peggiorate per colpa di questa psicosi”, ha spiegato a Fanpage.it Francesco Wu, consigliere di Confcommercio e portavoce degli imprenditori cinesi nel capoluogo lombardo.

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Ristoranti e negozi molto meno affollati del solito. Sguardi diffidenti, paura e pregiudizi anche nei confronti dei bambini. La comunità cinese di via Paolo Sarpi a Milano inizia a fare i conti con la psicosi provocata dall'emergenza Coronavirus. Se finora nel capoluogo lombardo la situazione era apparsa relativamente serena, ora la tensione sale. "Fino a domenica le cose sono andate bene, da lunedì sono peggiorate per colpa di questa psicosi da coronavirus" denunciano i commercianti, dopo i primi due casi di contagio riscontrati a Roma.

Sguardi, diffidenza e via semideserta: la paura del virus arriva a Chinatown

"Oggi ho notato nei miei confronti sguardi un po' più maligni e ho visto Paolo Sarpi più vuota rispetto al solito", racconta un ragazzo ai microfoni di Fanpage.it. Una conferma da Francesco Wu, consigliere di Confcommercio Milano e referente per l’imprenditoria straniera. "Gli amici commercianti hanno perso chi il 30, chi il 40 e chi il 70 per cento dei clienti", spiega, "sono dati allarmanti per noi, se va avanti così rischiamo di chiudere. “Lo stato d’animo? C’è chi è più abbattuto e chi è fiducioso, come me, che sono abbastanza positivo”, sottolinea Wu. “Penso che in Italia la cosa si sgonfierà, ma spero nel più breve tempo possibile, se dura mesi rischiamo di chiudere”.

Francesco Wu: Lavoro è calato molto, perdite allarmanti

"In Chinatown il lavoro è calato molto, si sente molto. C'è chi lamenta il 50 per cento di perdite", riferisce un altro imprenditore. “Noi viviamo qua come italiani, non torniamo una volta al mese in Cina, ma se uno in questo periodo torna dalla Cina, soprattutto da quella provincia, è giusto avere precauzioni. Invece sono contro i comportamenti di quei genitori che scrivono su Whatsapp le bufale contro i bambini cinesi, questo non ha proprio senso.“Proprio ieri una mia amica non è riuscita a prendere il taxi in centro a Milano, mamme con bambini che lamentano prese in giro perché sono i soggetti più deboli. – racconta Francesco Wu -. Questo è veramente brutto perché fa uscire la psicosi che sembra giustificare le persone per fare uscire la parte cattiva”.

(ha collaborato Simone Giancristofaro)