Il 2020 inizia con la zavorra. Associazioni e sindacati lanciano l'allarme dopo il brusco calo del Pil

L'Istat fotografa un marcato rallentamento nell'ultimo trimestre 2019 (-0,3%). Confcommercio e Confesercenti: "Ipotecato il 2020". Le parti sociali: "Servono investimenti"

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ASSOCIATED PRESS

L’anno “bellissimo” (cit. Giuseppe Conte) finisce nel peggiore dei modi: nel quarto trimestre del 2019 la dinamica del Pil ha subito una pesante battuta di arresto. La stima preliminare dell’Istat fotografa il calo congiunturale dello 0,3% -il peggior dato trimestrale dall’inizio del 2013 - che ha “interrotto la debole tendenza positiva prevalsa nell’arco dei quattro trimestri precedenti”. Alla pesante frenata ha contribuito il calo marcato nell’industria e in agricoltura, a fronte di un sostanziale ristagno per l’insieme del terziario. Mentre sul fronte della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto positivo della componente estera netta. 

Il calo, oltre ad essere drastico, è anche inaspettato discostandosi da gran parte delle previsioni. Molti analisti, come rilevato anche dal consensus raccolto dall’agenzia Bloomberg, attendevano un altro segno più, pur se debole, in scia ai risultati dei trimestri precedenti. Le aspettative si concentravano infatti su un +0,1%. Ma nell’ultimo periodo c’era anche chi aveva captato la possibilità di una flessione del Prodotto interno lordo o almeno di una sua stasi. E’ il caso della Banca d’Italia, che nel bollettino economico diffuso il 17 gennaio parlava di un dato che probabilmente sarebbe rimasto pressoché stazionario, avvertendo che però la stima poteva essere soggetta a rischi al ribasso.

Una delle ragioni è che le revisioni al rialzo nei trimestri precedenti fa sembrare il calo del quarto trimestre più marcato. L’Istat ha rivisto al rialzo il dato del primo trimestre 2019: da +0,1% a +0,2%. L’anno appena concluso si chiude comunque con un Pil corretto per gli effetti di calendario in aumento dello 0,2%. 

Tuttavia la variazione acquisita per il 2020, ovvero la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno, è pari a -0,2%.

Anche se il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri si attende un “rimbalzo” nel primo trimestre di quest’anno, le associazioni di categoria e sindacati hanno espresso allarme per i dati diffusi dall’Istat. Il dato odierno sul Pil ”è molto preoccupante da tutti i punti di vista. Evidenzia purtroppo una decisa ‘battuta di arresto’ rispetto ad un andamento che già di per sé non era stato brillante”, lamenta Confesercenti. “Questa forte variazione negativa ipoteca già l’avvio del nuovo anno con un -0,2% acquisito” ed apre “ancora di più la forbice con il resto d’Europa, in particolare con l’Area dell’euro: lo scarto passa da 0,8 ad 1 punto pieno, 0,2 contro 1,2%, come a dire che, nonostante la fase di rallentamento, l’economia europea cresce 6 volte più di quella italiana”. “Probabilmente sono maturi i tempi per decidere di attuare una golden rule a livello europeo, non considerando nel Patto di stabilità gli investimenti pubblici nei settori innovativi, nell’ambiente, nell’istruzione”, conclude Confesercenti.

Per Confcommercio “al di là delle correzioni che potranno essere apportate, si tratta dell’ennesima conferma di una perdurante fase di stagnazione dalla quale si può uscire solo con un recupero della produttività sistemica”. “In considerazione dell’assenza di concreti segnali di miglioramento del quadro congiunturale, e dato il trascinamento negativo ereditato, le prospettive per il 2020 -secondo l’ufficio studi- delineano una variazione del Pil non molto migliore di quella dell’anno che si è appena concluso”.

Allarme lanciato anche da Federdistribuzione: “Ci troviamo dunque di fronte a un quadro complessivo preoccupante, soprattutto per quanto riguarda le imprese, il cui clima di fiducia è in calo (particolarmente nel commercio) e la produzione industriale rallenta”, ha commentato il Presidente di Federdistribuzione, Claudio Gradara. “Era dagli anni bui della seconda ondata della crisi (2011-2012) che non si registrava una variazione negativa così consistente”.

Passando ai sindacati, i dati “purtroppo, non sono una sorpresa”, afferma il segretario della Uil Carmelo Barbagallo. “Che l’economia italiana fosse, di fatto, in stagnazione era già evidente ai lavoratori, ai pensionati e ai giovani in cerca di lavoro che vivono quotidianamente questa condizione sulla loro pelle”. Per il leader della Cgil Maurizio Landini è il momento di “far ripartire gli investimenti: questo è sotto gli occhi di tutti e noi lo stiamo chiedendo da tempo con forza”. Infine, secondo Annamaria Furlan leader della Cisl, “il paese è fermo. Siamo ultimi in Europa con un crescita sempre più vicina allo zero. Il governo deve sbloccare subito le tante infrastrutture ferme, investa nei fattori di crescita del paese o il quadro peggiorerà nei prossimi mesi”.