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Fondi pensione: 2019 da incorniciare, rendimenti medi a +7,2%

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Un anno da incorniciare, il 2019, per i fondi pensione. I dati  diffusi dalla Covip, commissione di vigilanza sui fondi pensione, evidenziano rendimenti decisamente positivi per gli strumenti di previdenza complementare italiana.

Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i fondi di categoria o negoziali registrano una crescita del 7,2%, dato medio tra lo 0,7% dei comparti obbligazionari puri e il 12,3% delle linee a maggior componente azionaria.

Corrono più veloci i fondi pensione aperti che hanno archiviato l’anno a +8,3%, media tra il + 3% del garantito e il più 14,8% dei comparti azionari.

Andamento a più velocità quello delle polizze previdenziali: i Pip collegati a gestione separata, quelli più diffusi, chiudono a +1,7%, mentre quelli agganciati a fondi comuni (unit linked) segnano un +12,2%. La rivalutazione del trattamento di fine rapporto si è fermata nello stesso periodo all’1,5%.

In dieci anni rendimenti medi al +3,6%

I rendimenti del 2019 consolidano ancora quelli registrati nel decennio precedente, orizzonte più proprio per valutare il risparmio previdenziale.

Nel periodo da inizio 2010 a fine dicembre 2019 (dieci anni), il rendimento medio annuo composto è risultato pari al 3,6 per cento per i fondi negoziali, al 3,8 per i fondi aperti e al 3,8 per i PIP di ramo III; al 2,6 per cento per le gestioni separate di ramo I. Nello stesso periodo, la rivalutazione media annua composta del TFR è stata pari al 2 per cento.

Posizioni a 9,1 milioni (+393 mila in un anno)

Alla fine del 2019, il numero delle posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari si attesta a 9,133 milioni; la crescita nell’anno è stata di 393.000 unità (4,5 per cento). A tale numero di posizioni, che include anche quelle relative a coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 8,310 milioni di individui.

I fondi negoziali registrano 159.000 posizioni in più (5,3 per cento), portandone il totale a fine dicembre a 3,161 milioni. Gran parte della crescita è appannaggio dei dieci fondi per i quali operano meccanismi di adesione contrattuale: il fondo rivolto ai lavoratori del settore edile ha avuto l’incremento maggiore, seguito a distanza dal fondo territoriale per i lavoratori del Veneto e dal fondo destinato ai dipendenti pubblici; tuttavia, per quest’ultimo le adesioni rimangono modeste rispetto alla platea potenziale.

Nelle forme pensionistiche di mercato, i fondi aperti contano 1,551 milioni di posizioni, crescendo di 89.000 unità (6,1 per cento) rispetto alla fine dell’anno precedente. Nei PIP “nuovi”, il totale delle posizioni è di 3,419 milioni; la crescita annua è stata di 144.000 unità per un tasso di variazione (4,4 per cento) che segna un rallentamento rispetto agli anni precedenti. Nei fondi preesistenti le posizioni all’ultima rilevazione disponibile, risalente alla fine di settembre, erano 652.000.

Le risorse complessive salgono a 184,2 miliardi

Le risorse complessivamente destinate alle prestazioni ammontano, alla fine di dicembre, a 184,2 miliardi di euro; il dato non tiene conto delle variazioni nell’anno 2019 dei PIP “vecchi”.
Il patrimonio dei fondi negoziali, 56,1 miliardi di euro, risulta in crescita dell’11,4 per cento rispetto a fine 2018.

Le risorse accumulate presso i fondi aperti corrispondono a 22,8 miliardi di euro, i PIP “nuovi” totalizzano 35,6 miliardi; l’aumento nell’anno è stato, rispettivamente, del 16,4 e del 15,8 per cento. All’ultima rilevazione disponibile, risalente alla fine di settembre, le risorse di pertinenza dei fondi preesistenti erano pari a 63 miliardi di euro.

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