Razzismo sul bus ai danni di una ragazza: “Non voglio il tuo posto, sei nera”

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Una ragazza senegalese di 32 anni è stata vittima di un episodio di razzismo su un bus di Lecco, solo per aver cercato di cedere il posto ad un’anziana.

A qualsiasi latitudine ci si trovi, quando si viaggia su mezzi pubblici ci sono delle regole che vengono unanimemente rispettate. Una di queste è la cessione di un posto a sedere nel caso salga sul bus un anziano o una donna incinta. Succede così che la giovane Binta, ragazza 32enne originaria del Senegal, si trovi su di un bus in partenza dalla stazione centrale di Lecco e spontaneamente decida di alzarsi non appena vede una signora anziana procedere alla ricerca di un posto.

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Il gesto di altruismo della ragazza sarebbe dovuto essere ripagato da un sorriso e da un ringraziamento. Non che Binta lo facesse per sentirsi ringraziare, ma è regola (questa volta non scritta) esprimere la propria riconoscenza se qualcuno si offre di darci una mano. Solo che la signora non solo non ha detto grazie ma ha persino rifiutato il posto, il motivo? Chi glielo aveva ceduto non era del colore della pelle che le aggradava.

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Razzismo sull’autobus, la ragazza: “A casa ho pianto”

A chi legge una simile storia può sembrare paradossale, ma basta ricordarsi degli insulti ai danni della mamma nigeriana che aveva perso la figlia di qualche mese fa, per ricordarsi che viviamo in un periodo storico in cui il razzismo è riemerso in maniera prepotente. A raccontare l’episodio è stata la stessa ragazza, in un’intervista concessa al ‘Corriere della Sera‘.

Ecco cosa racconta Binta dell’accaduto: “Ho preso l’autobus in stazione a Lecco per tornare a casa. Il pullman era pieno di studenti. Sono riuscita a sedermi. Poi è salita una signora anziana. I sedili erano tutti occupati, anche perché su alcuni i ragazzi avevano appoggiato piedi e zaini. Mi è sembrato naturale alzarmi e chiedere alla vecchietta di mettersi al mio posto. Mi ha risposto: no, sei una nera. Non sapevo più cosa fare, nessuno ha detto nulla. Sono stata in silenzio. A casa ho pianto, ma poi ho pensato che non è grave, va bene così”.