Coronavirus: primi due casi in Italia. L’Oms dichiara lo stato di emergenza sanitaria globale
by Giulia CrepaldiAlla fine è successo: nella serata di giovedì 30 gennaio sono stati confermati i primi due casi di infezione da coronavirus 2019-nCoV in Italia. Si tratta di due turisti cinesi provenienti da Wuhan che, come riferisce l’Istituto superiore di sanità, sono ricoverati dal 29 gennaio scorso presso l’Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma. Altri 18 cittadini cinesi, che facevano parte dello stesso gruppo vacanze, sono monitorati dalle autorità sanitarie. Il Global Cases by Johns Hopkins CSSE ha realizzato una piantina dinamica che aggiorna in tempo reale sul numero di casi coronavirus 2019 nCoV e sulle nazioni coinvolte. Per vedere la piantina clicca qui .
Nel frattempo l’Oms ha dichiarato ufficialmente lo stato di emergenza sanitaria di interesse internazionale (o Pheic), per meglio coordinare gli sforzi globali messi in campo per arginare la diffusione del virus e per offrire un supporto ai paesi con sistemi sanitari più deboli. Non sono raccomandate, per ora, restrizioni ai viaggi e al commercio da e verso le aree più colpite dal coronavirus. Nonostante ciò il governo italiano, dopo aver annunciato la scoperta dei due casi italiani, ha disposto lo stop a tutti i voli da e per la Cina.
Purtroppo i numeri relativi all’epidemia continuano ad aumentare in modo esponenziale. Nel pomeriggio del 31 gennaio, l’Ecdc riporta il dato aggiornato che indica 9.836 casi confermati, la maggior parte dei quali in Cina (vedi cartina), mentre i morti sono 213. Con i due casi di infezioni accertati a Roma, il numero di persone colpite in Europa arriva a 16 (6 in Francia, 5 in Germania, 2 in Italia, 2 nel Regno Unito e 1 in Finlandia). È stato anche accertato che in uno dei casi tedeschi, quello di un cittadino residente in una città bavarese, il virus è stato contratto da una persona proveniente dalla Cina, contagiata a sua volta da alcuni parenti di Wuhan.
L’infezione ha avuto origine – o quantomeno si è diffusa – nel mercato del pesce e animali vivi della città di Wuhan, la capitale della regione di Hubei, nella Cina centrale. I primi casi di polmonite virale causata dal nuovo coronavirus sono stati segnalati a dicembre e nel giro di due mesi il numero di persone colpite ha superato l’epidemia di Sars nel biennio 2002/2003 (9.823 casi per il coronavirus cinese, contro gli 8.098 registrati per la Sars).
L’Iss spiega che i sintomi più comuni di un’infezione da coronavirus includono febbre, tosse e difficoltà respiratorie, ed è facilmente confusa con una normale influenza. Nei casi più gravi, però, il virus può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e, in soggetti anziane o con un sistema immunitario compromesso, la morte. Le persone più a rischio infezione sono quelle che sono state a Wuhan e nelle altre aree più duramente colpite dall’epidemia negli ultimi 15 giorni (il tempo di incubazione del virus), oppure sono state a stretto contatto con altre persone provenienti da quelle zone.
Fonte cartina: 2019-nCoV Global Cases by Johns Hopkins CSSE