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Il ct azzurro Franco Smith con il capitano Bigi (afp)

la Repubblica

Rugby, Sei Nazioni: l'Italia di Smith vuole evitare l'ennesimo cucchiaio

Nuovo ct e stessa speranza, gli azzurri iniziano il torneo con l'obiettivo di non recitare il ruolo di cenerentola. La striscia di sconfitte è arrivata a quota 22 partite, esordio contro i campioni in carica del Galles

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 "Vogliamo essere l'Italia più bella di sempre". Una frase senza tempo, per il rugby azzurro. Riecheggia puntualmente ad ogni cambio di allenatore, è successo anche con l'arrivo di François Petrus "Franco" Smith, nuovo ct dell'Italia. L'ex giocatore e allenatore di Treviso - che ha trascorso un anno e mezzo nello staff degli Springboks e vinto due Currie Cup da tecnico - era arrivato per occuparsi solo dell'attacco della Nazionale, ma l'addio anticipato di Conor O'Shea ha cambiato i piani: un ritocchino al contratto, ed eccolo nei panni di nuovo ct. Ha promesso un ritorno alle origini del nostro gioco: mischia ordinata, rolling maul dalle rimesse laterali. Difesa aggressiva, che non significa catenaccio. Anzi. "Teniamo pure palla, ma proviamo solo le cose che possiamo permetterci". Concreti. Rognosi. C'è fiducia, ma era accaduto anche con Johnstone, Kirwan, Berbizier, Brunel, Mallett: all'inizio tutti entusiasti, poi in meno di 2 anni arriva la depressione. Perché questa volta dovrebbe essere diverso?

Allenamenti massacranti per un'Italia 'italiana'

"Mai faticato così tanto". Parola di alcuni tra gli azzurri più esperti, al termine del primo allenamento con 'Franco'. Il ct è stato chiaro e tira dritto: chi non ce la fa, si accomodi pure. Vanno lette in questo senso anche le convocazioni per il match di domani con i campioni in carica del Galles (ore 15.15, Dazn): la promozione di un giovane esordiente che viene dal campionato di Eccellenza (Niccolò Cannone) e sarà titolare dal primo minuto, Lazzaroni e Licata pronti a subentrare dalla panchina. E' l'Italia più "italiana" di sempre, con 5 atleti (su 15) di formazione straniera nel XV iniziale: 10 anni fa, erano 9.

Un ritorno alla mischia. E qualche sorpresa

"Abbiamo delle novità in serbo, ma preferiamo tenere la bocca chiusa per non offrire vantaggi ai nostri avversari", se la ride Smith. Ha sorpreso la scelta di schierare nel ruolo di primo centro Canna, doppia apertura con Allan. Il mediano di mischia Braley lo aveva subito convinto, così come il ritorno di Sarto. Davanti, fiducia a ragazzi emergenti come Zilocchi (e Fischetti in panchina). La terza linea anglofona (Steyn, Negri, Polledri) era abbastanza scontata. La fascia di capitano a Bigi - un tallonatore - è un segnale di quanto sopra: la mischia ritorna la leva azzurra per sollevare il Torneo più antico del mondo. O almeno, provarci.

Lo 'spareggio' con la Scozia, poi l'addio a Sergio

L'Italia non vince da 22 partite consecutive, l'ultimo successo fu a Edimburgo nel 2015. All'Olimpico, poi: non si fa festa da 7 anni, un Italia-Irlanda 22-15 che celebrò l'addio del "Barone" Lo Cicero. Il calendario quest'anno prevede 3 trasferte (Cardiff, Parigi, Dublino) e due incontri a Roma: con la Scozia il 22 febbraio sarà probabilmente la sfida decisiva per evitare il Cucchiaio di Legno; il 14 marzo invece arriva l'Inghilterra, ed è probabile scenda in campo Sergio Parisse per la sua ultima partita in azzurro. Il capitano - recordman assoluto di presenze nel torneo: 67 - non ci sarà nella prima parte del Sei Nazioni, ma ha espresso il desiderio di chiudere come merita la sua avventura in Nazionale. Voleva già farlo in ottobre ai mondiali giapponesi, il tifone Hagibis gli rovinò il programma. "Sarà un onore, averlo con noi". ha anticipato Smith, che quasi 20 anni fa giocò con lui a Treviso. "Però Sergio sa che gli darò una maglia solo se potrà dare un contributo concreto in campo". 'Franco' fa sul serio. E l'Italia?