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Coronavirus, Noci: "Complotto? Zero prove, conseguenze negative per gli Usa"

Intervista/ Giuliano Noci, prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano, analizza le possibili conseguenze della diffusione del coronavirus

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Giuliano Noci,  prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano e tra i massimi esperti di Cina in Italia, analizza in un'intervista ad Affaritaliani.it le possibili conseguenze del coronavirus su Cina e Italia. E non crede alla teoria del complotto rilanciata dal filosofo Diego Fusaro, il quale nella sua rubrica "Lampi del pensiero" ha avanzato il dubbio che dietro la diffusione del virus ci possa essere un coinvolgimento degli Stati Uniti.

Giuliano Noci, il filosofo Diego Fusaro ha sollevato il dubbio che il coronavirus possa avere origine da un'azione americana. Che cosa ne pensa di questa teoria?

Io commento solo fatti oggettivi e non percezioni. In questi giorni ho sentito diverse teorie del complotto. Oltre a questa sull'eventuale coinvolgimento degli Stati Uniti c'è anche quella che dice che in realtà il virus è nato da un laboratorio militare cinese nel quale si studiavano armi chimiche. Non mi pare che chi abbia avanzato queste ipotesi abbia addotto prove, anzi. Mi limito a osservare due cose. Se l'origine fosse un laboratorio militare non mi pare che questo virus sia un'arma chimica straordinaria, visto che per il momento il livello di mortalità è confrontabile con quello dell'influenza. Americani? Oltre alla totale assenza di prove a riguardo, bisogna invece dire che anche loro hanno e avranno conseguenze negative dalla diffusione del virus. Personalmente, viaggiando spessissimo in Cina, posso osservare che anche nelle città più grandi ci sono ancora tantissimi mercati dove si trovano carne fresca e animali vivi. Ritengo, pur senza avere risultanze oggettive, che sia molto plausibile il fatto che il contagio sia nato proprio da uno di questi mercati.

Quali sono le conseguenze negative del coronavirus per gli Usa?

Facciamo un esempio iconico. Apple dipende da quanto viene assemblato in Cina. Se la situazione va avanti così ancora per qualche settimana non avrà più niente da vendere. E vogliamo poi parlare della cosiddetta "fase uno" dell'accordo commerciale Stati Uniti-Cina? Hanno appena siglato quel pezzo di carta, ma ora Pechino non potrà mantenere la promessa dell'incremento degli acquisti per motivi di forza maggiore. Al di là di quello che si racconta sul decoupling e sul disaccoppiamento, le due economie sono molto connesse. E gli americani da questa vicenda non hanno nulla da guadagnare.

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Potrebbero però trarre dei vantaggi a livello geopolitico, o no?

Mah, questo è tutto da dimostrare. Dipenderà molto dalla gestione e dagli esiti di questa gigantesca quarantena su Wuhan. Se la Cina limitasse i danni questa situazione potrebbe anche portarle un vantaggio, anche perché potrebbe mettere in mostra un successo gestionale difficilmente riproducibile nel resto del mondo. Si immagina in Italia la gestione di una quarantena che coinvolge la quasi totalità della sua popolazione? Saranno decisive le prossime due settimane. Se il contagio inizierà a ridursi in maniera significativa la Cina ne uscirà in maniera positiva, se invece i casi aumenteranno si potranno fare discorsi diversi. L'intenzione e l'obiettivo di Pechino è comunque quello di dimostrare che la Cina non è più quella di 15 anni fa con la Sars. 

L'Italia ha bloccato i voli da e per la Cina. Decisione corretta?

No. Il blocco dei voli ottiene il seguente risultato, almeno da quanto posso capire io: i cinesi potranno entrare da tutte le altre città europee. Ora i siti delle compagnie cinesi suggeriscono, al posto del volo diretto Pechino-Milano, i voli Pechino-Francoforte o Pechino-Zurigo. Insomma, i cinesi se vogliono arrivare arriveranno comunque. A meno che tutta Europa non blocchi i voli. Poi non so se abbiano trovato altri escamotage per impedire l'arrivo dei cinesi anche in modo indiretto.

Quale sarà l'impatto a livello economico?

L'impatto sarà molto più rilevante della guerra commerciale tra Usa e Cina. Le implicazioni economiche saranno molto rilevanti e riguarderanno Cina, Europa e Italia. 

In che modo riguarderanno l'Italia?

In modi diversi. In Italia il turismo contribuisce al pil in maniera molto significativa. L'anno scorso i turisti cinesi sono stati tre milioni con il primo scontrino per spesa in Italia. Oltre a tutto il settore turistico e alberghiero, sarà molto colpito anche quello del lusso. E il tutto verrà ulteriormente amplificato dal fatto che questo è, era, l'anno del turismo e della cultura Italia Cina. Avremmo potuto esercitare operazioni promozionali su altri territori meno battuti dal turismo di massa. Avremmo potuto ottenere risultati straordinari. Ora è tutto più difficile. Sarà difficile recuperare tutto il terreno che perderemo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Tra l'altro, avevamo appena raddoppiato le rotte aeree con la Cina. Ci saranno effetti negativi anche sotto il profilo dell'automazione industriale. Subiranno un rallentamento anche eventuali nuove operazioni commerciali e nuove joint venture. Le imprese italiane hanno bloccato qualsiasi nuova missione in Cina e chi è già lì ha per ora lanciato la palla in avanti al 9 febbraio ma non si sa quando si potrà riprendere davvero.

A livello politico vede qualche ripensamento generale in materia di Cina, al di là del coronavirus? Per esempio nel settore del 5G o dell'aerospaziale?

C'è grande confusione. Siamo un paese in cui nessuno riesce a pensare al domani. Germania e Regno Unito mi pare stiano dimostrando che in materia di 5G  non si può prescindere dai cinesi. Chi lo fa o pensa di farlo si porta in caso uno svantaggio comparato immenso. Questo non significa non stare attenti alla sicurezza. L'atteggiamento di Londra in materia, per esempio, è estremamente corretto, con i componenti core che non vengono messi a disposizione delle aziende cinesi. In Italia non mi pare che la politica brilli per lungimiranza o per conoscenza. Anche sui voli, siamo stati il primo paese a prendere una decisione del genere. Una decisione che, come ho detto, mi lascia molto perplesso.

Addio alla Via della Seta?

Ci saranno conseguenze, certamente. I cinesi sono i primi a non voler creare problemi agli altri. La settimana prossima avremmo dovuto ricevere un'importante delegazione di manager da Chongqing e già nei giorni scorsi la municipalità della megalopoli cinese li aveva invitati a tenere conto del "bene della patria". Insomma, tra le righe gli è stato detto di non andare in giro a rischiare di fare dei danni.

Nel frattempo in Italia si stanno diffondendo episodi preoccupanti di sinofobia. Il coronavirus può rappresentare una pesante battuta d'arresto dell'avvicinamento culturale tra Italia e Cina?

Purtroppo sì. La progressiva divaricazione tra rischio oggettivo e rischio percepito, responsabilità anche di chi fa un'informazione non corretta, sta portando a episodi molto preoccupanti. Nella storia dell'uomo, le epidemie colpiscono nell'intimo e crea paure non giustificate dalla portata reale dell'epidemia stessa. Occorre grande responsabilità nei messaggi che vengono divulgati.