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Il virus spaventa gli italiani: "Ma la psicosi è ingiustificata"

Dopo i due casi positivi al test del coronavirus, in Italia sale la paura. Ma gli esperti rassicurano: "Non c'è alta probabilità di rischio contagio"

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Ora il coronavirus fa paura anche in Italia e la preoccupazione tra i cittadini cresce. Ma gli epidemiologi avvertono che l'allarmismo sull'epidemia è ingiustificato e che il rischio di un contagio è improbabile.

Secondo il sondaggio di AdnKronos, il 78% degli italiani intervistati si è detto preoccupato per la diffusione del virus e per le misure di sicurezza messe in atto per limitarne la diffusione, mentre il 64% ha dichiarato che in caso di sintomi influenzali si recherebbe immediatamente da un medico o in ospedale. E tra gli intervistati, c'è chi ha già preso le contromisure: il 56% ha dichiarato di fare maggiore attenzione all'igiene, mentre il 21% ha deciso di evitare i mezzi pubblici in questo perido.

Ma gli epidemiologi sostengono che la psicosi da coronavirus sia ingiustificata. Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, sostiene, come riporta Huffingtonpost, che la paura "non è giustificata: è improbabile che possano aver contagiato altre persone nelle varie città visitate perché il virus si trasmette solo con un contatto molto ravvicinato". Sulla stessa linea anche Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, e Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Ospedale Spallanzani di Roma. Rezza spiega che "difficilmente i due turisti possono aver avuto contatti stretti con italiani o altri, in luoghi chiusi" e specifica: "Non bastano pochi secondi di contatto per il contagio. Deve trattarsi di un contatto a meno di due metri sufficientemente lungo, come avviene in ambito familiare, sul posto di lavoro".

Il direttore dello Spallanzani, dove sono ricoverati i due turisti cinesi risultati postivi al test, aggiunge: "Siamo quasi del tutto tranquilli che non ci siano stati altri contagi. I cittadini devono stare tranquilli perché il rischio reale di trasmissione si verifica con persone sintomatiche. Appena i due turisti hanno avuto i sintomi sono state seguite tutte le procedure".

Fabrizio Pregliasco, invece, ha specificato come nulla sia cambiato "rispetto a prima, questa è una preoccupazione a livello istituzionale e credo che quanto il ministero della Salute sta facendo è giusto". "È importante informare la popolazione- ha aggiunto-e ricordare che questo 'focolaio' non ha effetto sulla cittadinanza di Roma né d'Italia. C'è stata capacità di reazione rispetto a quello che sapevamo doveva succedere, era solo questione di tempo".

Gli scienziati gettano acqua sul fuoco, consigliando di evitare allarmismi: "La vigilanza resta alta ma direi che non dobbiamo suscitare allarmi ingiustificati", ha detto ancora Rezza. E aggiunge che i due turisti cinesi non sono stati contagiati in Italia, ma sono arrivati nel nostro Paese "da una zona da cui ora non si esce più, sono venuti già malati. Ora si tratta di seguire l’evoluzione dell’epidemia con attenzione ma senza allarmismi".