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(ansa)

la Repubblica

Coronavirus, a Roma nell'hotel dei due casi accertati: "Siamo tranquilli, ma prudenti"

Il direttore: "Perso alcune prenotazioni, ma è normale". I turisti di New York: "Nessun problema, ci laviamo le mani di continuo". La famiglia calabrese: "Lo abbiamo saputo dalla tv, nessuno ci ha avvisati"

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ROMA - “Salve, chi c’è dentro?”, chiede in inglese la coppia che passeggia davanti a un plotone di telecamere puntate sul Grand Hotel Palatino, un elegante quattro stelle a cento metri dai Fori Imperiali, a Roma, prima di fuggir via a gambe levate, occhi spalancati e mani sulla bocca. Speravano in una star con gli occhi luccicanti, ma qui l’ospite straniero è il coronavirus, che ha infettato la coppia di cinesi ricoverati allo Spallanzani mentre alloggiavano nell’albergo. E, si è scoperto stamani, potrebbe aver colpito anche un operaio romeno, che dice di essere stato a contatto con i due ospiti cinesi dell'hotel. L'uomo è ora allo Spallanzani per accertamenti: dice di aver lavorato qui, anche se il direttore dell’albergo nega con fermezza.

Stamattina è giorno di congedi, ma non per tutti. “Ovvio che abbiamo perso diversi clienti, e che molte prenotazioni sono state cancellate, mettetevi nei loro panni... Per questo chiedo a voi giornalisti di non fare allarmismo, l’albergo è assolutamente sicuro”, dice il direttore a cui spetta il compito complesso di rassicurare i clienti. Molti dei ragazzi di tutto il mondo che sono qui in folti gruppi per una o due settimane di studio escono e rientrano con un sorriso di circostanza: “Mi hanno avvisato stamattina al cellulare quelli del programma di studi”, dice un giovane di New York in una comitiva di coetanei americani: “Sono tranquillo, ci hanno detto di prestare attenzione ma che la situazione è tranquilla”.

Coronavirus, contagiati a Roma due turisti cinesi. I clienti dell'hotel: "Abbiamo paura, ma stiamo bene"

Tranquilli, ma con la mascherina, visto che stamattina le persone che girano con la protezione davanti al viso sono molto più numerose di ieri. Ma se vi aspettate un hotel presidiato dalle forze di sicurezza con un plotone di tute bianche antisettiche, mascherine e guanti in lattice, siete decisamente fuori strada. C’è un piccolo capannello di agenti, quattro persone schierate discretamente a una cinquantina di metri dall’ingresso; ma è prassi, quando l’interesse della stampa si traduce in un assalto di telecamere e flash di macchine fotografiche. “Paura? No, siamo attenti, tutto qui. Ci laviamo le mani continuamente”, dice davanti alle telecamere una coppia di mezz’età di New York uscendo dalla porta a vetri dell’albergo per una passeggiata romana.

Sono soprattutto giovani e stranieri, i clienti del Grand Hotel. Ma ci sono anche italiani come la famiglia calabrese che a mezzogiorno ha lasciato l’albergo salendo in un taxi a sette posti. Papà e mamma con tre figlie adolescenti: “Sinceramente siamo dispiaciuti che nessuno ci abbia avvertiti. Siamo arrivati in albergo ieri sera, c’era qualche giornalista davanti all’albergo ma non si sapeva ancora nulla di preciso. Siamo saliti in camera, e alle due del mattino abbiamo visto le notizie che parlavano proprio del nostro albergo. Peccato, per lavoro sono cliente di questo e altri hotel romani e avrei preferito mi avvisassero. Una forma di correttezza, e avrebbero guadagnato punti”.

Coronavirus, il direttore dell'hotel a Roma: "Nessun pericolo per i clienti, i dipendenti stanno bene"

Ma è il profilo basso la linea scelta dall’albergo. Per tutta notte, mentre i giovani clienti sciamavano di rientro dalla notte romana e incappavano nella notizia data loro dai giornalisti, la reception si è limitata a rispondere tranquillizzando tutti: “Nessun pericolo”. La scena è continuata per ore. Discussioni a volte animate, filtrate dalle finestre dell’hotel, ma chiuse sempre con la risalita in camera. José Luis, 17enne di Madrid, all’una del mattino era uno dei pochi a sapere già. “C’erano dei cinesi in hotel, sì, ma stavano in disparte. Mi pare di averli visti a colazione, da lontano. Sinceramente non abbiamo paura”.