Coronavirus, su Facebook, Google e Twitter scatta la guerra alla disinformazione
by Gabriele PorroFacebook, Google e Twitter cercano di mettere un freno alla crescente disinformazione che aleggia attorno all'epidemia da coronavirus.
Per arginare le fake news sul coronavirus, Google, Facebook e Twitter stanno passando al contrattacco. Mentre l’epidemia virale continua a diffondersi, iniziano a comparire, sui social network e indicizzate all’interno dei risultati delle ricerche, notizie riguardanti delle fantomatiche cure miracolose e altre teorie non provate su complotti attorno alla diffusione del coronavirus. Ecco come stanno reagendo le tre piattaforme.
Da Menlo Park arriva la decisione che la società “rimuoverà i contenuti con false affermazioni o teorie del complotto, che sono state contrassegnate da importanti organizzazioni sanitarie globali e autorità sanitarie locali e potrebbero causare danni alle persone che ci credono”. Nel mirino ci sono false cure, metodi di prevenzione fasulli o disinformazione sulle campagne sanitarie in corso.
Facebook aumenterà anche l’attenzione e la verifica dei post su Instagram, aggiungendo un pop-up che fornisce informazioni verificate, quando un utente clicca sull’hashtag #coronavirus.
Purtroppo i tempi d’azione non saranno immediati poiché, spiegano dalla società, “ci vorrà del tempo per implementarle sulle nostre piattaforme e intensificare i nostri metodi di applicazioni”.
La piattaforma ha intensificato gli sforzi per guidare i suoi utenti verso fonti d’informazioni verificate riguardo all’argomento: sta indirizzando gli utenti verso i siti dei centri di controllo e la prevenzione delle malattie con l’hashtag #knowthefacts.
Big G ha annunciato che da giovedì 30 gennaio, quando gli utenti cercheranno informazioni sul virus, visualizzeranno un avviso speciale con gli aggiornamenti dell’Oms.
YouTube, la piattaforma video di proprietà di Google, promuoverà i video provenienti da fonti attendibili. La piattaforma indicherà specificamente i contenuti di utenti fidati, come esperti di salute pubblica o notiziari.