Sanremo 2020: amori tormentati e denuncia sociale nelle canzoni dei big
by Stefania StefanelliMancano pochissimi giorni all’avvio del Festival di Sanremo 2020 e, tra una polemica e l’altra, è giusto che le canzoni tornino al centro della scena. Il pubblico potrà ascoltarle soltanto in diretta ma, intanto, abbiamo studiato i testi dei big in gara… scoprendo che quest’anno, purtroppo, le storie d’amore creano qualche grattacapo.
D’amore si canta tanto anche in quest’edizione del concorso, sebbene la parola amore venga usata – ritornelli a parte – solo una decina di volte. Si tratta di amori tormentati, difficili, finiti, incapaci di dare vera felicità: Achille Lauro in Me ne Frego racconta una relazione dannosa, destinata a fargli solo del male ma alla quale non riesce a sottrarsi; meno drastico e romantico, pur essendo dello stesso avviso, è Diodato in Fai Rumore.
Le relazioni a due non procedono bene neanche per Elettra Lamborghini in Musica (E il resto scompare), per Elodie in Andromeda, per Enrico Nigiotti in Baciami Adesso, per Riki ne Lo Sappiamo Entrambi ed infine per Tosca, che racconta il suo rimpianto in Ho Amato tutto.
E se Francesco Gabbani in Viceversa pensa che l’amore possa essere la salvezza, nonostante le sue contraddizioni, l’unico che intravede la luce in fondo al tunnel è Raphael Gualazzi, che in Carioca parte da un amore finito male per lanciarsi in una nuova avventura, magari breve ma, intanto, spensierata.
L’amore non è solo quello romantico, ce ne sono altri e li cantano Giordana Angi in Come mia Madre, Paolo Jannacci con la sua “ninna nanna” alla figlia di Voglio parlarti adesso e, a sorpresa, Piero Pelù, che dedica Gigante al nipotino. Infine, a far battere davvero il cuore è Alberto Urso, che ne Il Sole ad Est parla di un amore forte, totalizzante… non specificando però se destinato ad una persona, un luogo, o alla vita stessa.
C’è chi, invece, usa il proprio brano per fare un bilancio e raccontare tra le righe un po’ di sé. E’ il caso di Irene Grandi con Finalmente io, de Le Vibrazioni, che cercano un po’ di equilibrio in Dov’è, di Marco Masini ne Il Confronto e di Michele Zarrillo Nell’estasi o nel fango. In Ringo Starr i Pinguini Tattici Nucleari esprimono la frustrazione di chi non si è mai sentito protagonista, mentre Rita Pavone in Niente (Resilienza ‘74) si mostra amara, raccontando di dolore e delusioni.
Ma a Sanremo si va anche per lanciare qualche “bomba” sulla società che ci circonda, e lo fa ad esempio Anastasio, che in Rosso di rabbia se la prende con se stesso e con il mondo, che svilisce la musica, preoccupandosi solo dell’immagine. Bugo e Morgan in Sincero sottolineano l’ipocrisia e la necessità di uniformarsi, Junior Cally in No grazie se la prende con chi usa i social per cercare consenso (politici come Matteo Renzi e Matteo Salvini compresi), Levante difende gli emarginati in Tikibombom ed, infine, c’è Rancore, che in Eden tocca diversi temi caldi, dalla Siria all’11 settembre, per cercare ciò che di buono può esserci in questo mondo frenetico e martellante.