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Regionali, Salvini dice no a Fitto e Caldoro. 'Bomba' nel Centrodestra

Regionali di primavera: ecco perché Salvini si oppone a Fitto (FdI) in Puglia e a Caldoro (FI) in Campania

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Salvini, criptico, conferma quanto scritto da Affaritaliani.it/
Regionali, Salvini: Vertice cdx a breve, cercheremo i candidati migliori - "Dobbiamo fare un altro incontro come centrodestra" per definire i candidati governatori delle Regioni che andranno al voto nel 2020. Il vertice sarà "a breve, perché i tempi sono brevi. Cercheremo i candidati migliori con la squadra più forte". Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, al termine del Consiglio federale in via Bellerio, a Milano. A chi gli chiedeva quale Regione preferirebbe, ha replicato: "Lo dico prima a chi invito al tavolo e non in conferenza stampa".

Tensione alle stelle nel Centrodestra in vista delle elezioni regionali di primavera. Nel giorno del Consiglio federale della Lega, chiamato a varare i nuovi Capi Dipartimento del partito, Affaritaliani.it rivela come il segretario Matteo Salvini abbia chiaramente spiegato ai suoi più stretti collaboratori che non intende accettare i nomi di Raffaele Fitto e di Stefano Caldoro come candidati in Puglia e in Campania. E, quindi, il vertice a tre con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, che dovrebbe tenersi la prossima settimana, si preannuncia quantomeno infuocato. Il rischio concreto è di una frattura clamorosa nella coalizione di Centrodestra dalle conseguenze imprevedibili.

E' vero che all'epoca dell'intesa tra Salvini e Meloni che portò Raffaele Volpi al Copasir il leader del Carroccio accettò che il candidato in Puglia fosse di Fratelli d'Italia. Schema poi confermato nel summit a tre di novembre che stabilì - oltre a Jole Santelli in Calabria e Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna - che la Toscana spettasse alla Lega, la Campania a Forza Italia e le Marche e la Puglia a FdI. Poi Silvio Berlusconi ha ufficializzato il nome di Caldoro, scelta rafforzata anche dal buon risultato delle varie liste azzurre alle Regionali in Calabria. E prima di Natale Meloni ha lanciato Fitto in Puglia e Francesco Acquaroli nelle Marche (nome, quest'ultimo, sul quale la Lega non ha obiezioni).

Ma, secondo il punto di vista dei vertici leghisti, le elezioni in Emilia Romagna e in Calabria hanno radicalmente cambiato il quadro politico. Prima di tutto Salvini non vuole e non può accettare due candidati considerati in Via Bellerio "vecchi" e che hanno già perso in passato le elezioni regionali contro il Centrosinistra. Senza considerare che in Puglia i numerosi ex fittiani entrati nella Lega negli ultimi anni stanno facendo una battaglia sul territorio e un pressing continuo sullo stato maggiore del Carroccio per convincere il partito a opporsi alla candidatura dell'europarlamentare di Fratelli d'Italia. Il ragionamento però è politico. Con le schema deciso a novembre, alla Lega spetterebbero il Veneto e la Toscana.

Ma - osservano i big del Carroccio - Luca Zaia, sondaggi alla mano, è talmente forte che vincerebbe anche da solo e senza gli alleati di Centrodestra e, quindi, in Via Bellerio considerano una sorta di "favore" a Forza Italia e FdI imbarcarli nell'alleanza e nella giunta del Veneto. Pertanto a Salvini in primavera resterebbe soltanto la Toscana, Regione che dopo la vittoria di Stefano Bonaccini e il quasi certo ritorno in piazza delle Sardine vedrà la riconferma del Pd e del Centrosinistra. Perciò - è sempre il ragionamento che fanno nel Carroccio - che senso ha prendersi la Regione dove quasi sicuramente si perde e contribuire al successo di Forza Italia e Fratelli d'Italia in Regioni chiave del Sud come Campania e Calabria?

Insomma, secondo l'ex ministro dell'Interno va ridiscusso l'intero schema delle candidature alle prossime Regionali di primavera, fatti salvi i due uscenti - Giovanni Toti in Liguria e Zaia in Veneto - e Acquaroli nelle Marche. Non solo. Nei colloqui tra il Capitano e i big leghisti traspare una certa delusione per quella che nel Carroccio definiscono la "pugnalata alla spalle" di azzurri e meloniani. Salvini si è fatto in quattro in Emilia Romagna, girandola comune per comune, ottenendo comunque un risultato storico, impensabile solo un anno fa: il Pd ha avuto paura e per la prima volta la Regione rossa per eccellenza è stata contendibile.

Peccato che Forza Italia non sia nemmeno arrivata al 3%, segno di una campagna elettorale sottotono e con l'ex Cav tutto impegnato in Calabria dove aveva la candidata al ruolo di Governatore, e con la leader di FdI che appena chiuse le urne ha sparato parlando della necessità di un "maggiore gioco di squadra" e dichiarando che non avrebbe fatto quella citofonata a Bologna. Insomma, in Via Bellerio hanno le idee chiare: no a Fitto e Caldoro, al prossimo tavolo nazionale il quadro delle candidature alle Regionali di primavera è quasi tutto da rivedere. Punto.