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(Foto Roberto Monaldo / LaPresse)

Sono passati 5 anni dall'elezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica

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In un lustro, Mattarella ha saputo gradualmente conquistare il consenso degli italiani gestendo momenti complicati, soprattutto in merito alle crisi di governo del Conte I e II

Era il 31 gennaio 2015, quando su iniziativa dell’allora premier Matteo Renzi, veniva eletto come dodicesimo presidente della Repubblica, con 665 voti e al quarto scrutinio, Sergio Mattarella. In questi cinque anni, l’inquilino del Quirinale è divenuto un vero e proprio punto di riferimento per l’Italia, garante degli equilibri istituzionali e spesso figura chiave nella gestione delle numerose crisi che si sono succedute: dalla formazione del governo M5s-Lega fino all’esecutivo cosiddetto giallorosso.

Il capo dello stato si prepara adesso ad affrontare gli ultimi due anni di presidenza, ma per conoscere il successore – anche se molti già invocano nuovamente la sua figura – dovremo almeno aspettare agosto 2021, quando inizierà il cosiddetto semestre bianco – gli ultimi sei mesi di mandato durante i quali il presidente non può sciogliere le Camere – momento in cui verosimilmente si comincerà a parlare in maniera più concreta di nomi. Ma vediamo insieme le principali tappe di Mattarella fino al 2020.

Fra impeachment e sobrietà

Nato nel 1941 a Palermo ed esponente della Democrazia cristiana (di fatto ha poi militato anche nel Ppi, nella Margherita e nell’Ulivo), è il primo presidente che, oltre a essere siculo, arriva direttamente dalla Corte costituzionale, essendone stato eletto giudice nel 2011. È anche il fratello di Piersanti Mattarella, assassinato dalla mafia nel 1980. Va notato che il momento in cui ha preso le redini della Repubblica, nel 2015, era abbastanza delicato: si era ritrovato, infatti, nel giro di pochi mesi ad accettare le dimissioni di Matteo Renzi – che lo aveva appunto proposto come presidente – dopo il referendum costituzionale del dicembre 2016, conferendo poi l’incarico di presidente del consiglio a Paolo Gentiloni prima di sciogliere le camere alla scadenza naturale, nel dicembre 2017, in vista delle nuove elezioni del 4 marzo 2018.

Diritto, volto e Costituzione erano state le parole più ricorrenti nel suo discorso di insediamento. Concetti che sono poi diventati, di fatto, i cardini del suo operato, seppur partito in sordina e all’insegna della sobrietà. Se infatti inizialmente l’inquilino del Quirinale aveva adottato un basso profilo, poco mediatico e molto istituzionale – si era definito appunto un “arbitro” con un profilo non interventista – si potrebbe quasi parlare, a posteriori, di una falsa partenza, rispetto appunto a quello che è successo dopo, dove sue decisioni ha sbloccato impasse potenzialmente disastrosi per tutto il paese. Ha mantenuto l’aplomb anche quando il movimento 5 stelle aveva annunciato di volerlo mettere in stato d’accusa in base all’articolo 90 della carta – che prevede l’altro tradimento e l’attentato alla costituzione – perché non accettava il nome di un ministro. Mattarella aveva replicato con due semplici parole: “No comment”.

I governi Conte I e II

Il presidente, infatti, ha incaricato tre volte un presidente del Consiglio, sulla base di tre diverse maggioranze e di due diverse legislature. Dopo Gentiloni, è stata la volta di Giuseppe Conte, per ben due volte. Il caso dell’accusa risale alla primavera 2018, durante la farraginosa formazione del governo gialloverde, quando cioè l’azione di Mattarella si era rivelata decisiva per garantire gli equilibri democratici e scongiurare una possibile uscita dell’Italia dall’eurozona. Viene subito in mente, infatti, il durissimo ‘no’ di fronte alla nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia di quell’esecutivo. Il rifiuto aveva portato a un momento d’odio, trainato dai 5 stelle che gridavano all’impeachment, nei confronti di Mattarella, soprattutto online.

Dopo un lungo travaglio e una sua paziente regia – dove è stata richiamata la Costituzione e garantita una stabilità istituzionale – il 31 maggio 2018 ha incaricato Giuseppe Conte di guidare il governo sostenuto dal ‘contratto’ tra Lega e M5s. A distanza di oltre un anno, il 29 agosto 2019 aveva nominato nuovamente Conte premier, ma con una squadra diversa: M5s, Pd e Leu. Nel mentre, infatti, c’era stata la crisi estiva del governo gialloverde, scatenata dal leader della Lega Matteo Salvini che aveva portato alla rottura della precedente maggioranza. Mattarella ha così messo il sigillo sulla nuova formazione, scongiurando elezioni anticipate. In entrambe le situazioni della formazione dei governi si sono toccati scenari inediti della storia repubblicana che il presidente ha saputo gestire impeccabilmente, dai tempi lunghissimi per la formazione (nel primo caso) a una crisi in pieno agosto (nel secondo).

Valori e comunicazione

Europeista convinto e sostenitore della comunità nel significato di identità nazionale, ma anche di inclusione, di lotta agli estremismi, all’odio e al razzismo. Questi soltanto alcuni fra i valori principali del suo mandato finora. Non a caso il presidente ha nominato Liliana Segre senatrice a vita, riportandone a cinque il numero. La scelta di una donna, scampata ai campi di concentramento nazisti e testimone attiva dell’orrore dell’olocausto, è un chiaro segnale di Mattarella verso il valore della memoria e soprattutto del suo impegno contro qualsiasi discriminazione.

Cinque anni che hanno di fatto sorpreso anche dal punto di vista comunicativo. Mattarella si è rivelato un presidente a passo coi tempi: il primo ad arrivare sul mondo dei social network, creando così una relazione quasi diretta con i giovani follower che spesso, oltre a interagire con i suoi canali, lo hanno elevato a “salvatore della patria”, a garante della democrazia anche attraverso l’universo dei meme che nella rete ha accompagnato i vari dibattiti sulle crisi di governo. Se l’attività prettamente divulgativa era già stata implementata dal predecessore Giorgio Napolitano, Mattarella ha fatto un passo in più. Oltre l’universo social, ha ad esempio aperto le porte del Quirinale più spesso.

Per non parlare di alcuni provvedimenti come il taglio di molti benefit ai funzionari al vertice della presidenza della Repubblica, tra cui il diritto agli alloggi di servizio, trasformando i43 appartamenti di palazzo San Felice nella Biblioteca nazionale di archeologia e storia del’arte. Azioni che hanno fatto registrare sicuramente un ottimo gradimento fra gli italiani. Secondo l’ultimo rapporto Eurispes, il presidente Mattarella si conferma un punto di riferimento e raccoglie il consenso di più della metà dei cittadini, ovvero quasi il 55 per cento.

L’ultimo discorso di fine anno

Nell’ultimo discorso di fine anno Mattarella ha parlato di fiducia, giovani e ambiente, rivelando la sua lungimiranza in tematiche cruciali per il prossimo futuro. In totale è riuscito a catalizzare l’attenzione di oltre dieci milioni di persone che hanno seguito in diretta sui vari canali le sue parole. Il capo dello Stato ha in realtà iniziato parlando del decennio che si è concluso: “un decennio impegnativo, contrassegnato da una lunga crisi economica e da mutamenti tanto veloci quanto impetuosi. In questo tempo sono cambiate molte cose attorno a noi, nella nostra vita e nella società“.

Il vero focus è stato però il futuro e una prospettiva di percezione di cui spesso ci si dimentica: l’Italia vista da fuori. Bisogna “aver fiducia e impegnarci attivamente nel comune interesse. Disponiamo di grandi risorse. Di umanità, di ingegno, di capacità di impresa. Tutto questo produce esperienze importanti, buone pratiche di grande rilievo” ha detto. L’attenzione si è poi spostata ai rischi dei social network, che spesso si trasformano “in strumento per denigrare, anche deformando i fatti. Sovente ricorrendo a profili fittizi di soggetti inesistenti per alterare lo scambio di opinioni, per ingenerare allarmi, per trarre vantaggio dalla diffusione di notizie false“.