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Cos’è il fattore R0 del coronavirus

Tra le caratteristiche di una malattia infettiva c’è il cosiddetto fattore R0, il “numero di riproduzione di base”. Si tratta di un valore che misura la potenziale trasmissibilità di una patologia, che se non viene correttamente interpretato può portare a facili allarmismi. Ecco quello del nuovo coronavirus confrontato con altre diffuse malattie infettive.

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Da quando l'epidemia del nuovo coronavirus (2019-nCoV) emerso in Cina ha cominciato a diffondersi e sono iniziati a circolare i dati sui casi accertati, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e numerosi istituti di ricerca di tutto il mondo hanno diffuso le stime del cosiddetto R0 dell'infezione, ovvero il "numero di riproduzione di base". Si tratta di un fattore importante che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva, ma è un valore che se non correttamente interpretato può scatenare allarmismo tra chi lo legge senza informarsi adeguatamente. È esattamente ciò che è avvenuto col virus 2019-nCoV; i post con commenti preoccupati legati ai valori dell'R0 sono infatti stati condivisi sui social innumerevoli volte. Scopriamo cos'è l'R0 e perché non c'è alcuna ragione di allarmarsi.

Cos'è l'R0

L'R0, in parole semplici, rappresenta il numero medio di persone che verranno contagiate da un singolo infetto, in una determinata popolazione non vaccinata nella quale la malattia è emergente (non era presente prima). Facciamo un esempio pratico. Se l'R0 di una malattia X è 2, significa che in media un singolo malato infetterà due persone (i casi secondari) della popolazione presa in esame; se è 3 infetterà tre persone e via discorrendo. I valori possono essere indicati anche con la virgola, ad esempio 1,5 o 3,2. Naturalmente, maggiore è il valore di R0 e più elevato è il rischio di diffusione ed espansione della patologia infettiva. Se invece il valore è inferiore a 1, significa che l'infezione sta perdendo colpi e verosimilmente sta per sparire o comunque essere contenuta. Benché i numeri parlino abbastanza chiaro, la loro interpretazione non è così immediata. L'R0 della comune influenza, ad esempio, è soltanto 1,3, tuttavia essa riesce a colpire milioni di persone ogni anno in tutto il mondo (circa 5 milioni solo in Italia per la stagione 2018/2019); l'R0 del morbillo, in base a quanto indica il portale EpiCentro dell'Istituto Superiore della Sanità (ISS), spazia invece da 12 a 17, eppure in Italia nel 2018 si sono registrati 2.681 casi. Ciò significa che l'R0 è solo un valore potenziale della trasmissibilità, e non specifica quanto rapidamente si diffonderà una malattia infettiva.

L'R0 del coronavirus

Fatta questa doverosa premessa, vediamo quali sono i valori R0 del coronavirus indicati dagli esperti. Il Comitato di Emergenza dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito una stima preliminare del numero di riproduzione di base, compreso tra 1,4 e 2,5. Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università del Lancaster (Regno Unito) ha calcolato un R0 di 3,11, mentre scienziati del Politecnico Universitario di Hong Kong hanno calcolato un R0 compreso tra 3,30 e 5,47. Sono balzelli di cifre che come indicato possono creare allarmismo, ma tenendo presente che si tratta di stime e che comunque si parla sempre di potenzialità, non bisogna lasciarsi impressionare. Ricordiamo infine che il coronavirus della SARS, che condivide oltre l'80 percento del patrimonio genetico col nuovo patogeno, aveva un R0 compreso tra 2 e 5 e infettò soltanto 8mila persone. Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base della mappa in tempo quasi reale che monitora la diffusione di 2019-nCoV, i casi accertati sono poco meno di 10mila.