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Douglas Costa: 'Non lascerei mai la Juve. Qui per la Champions, su CR7 e Guardiola...'

Douglas Costa si racconta. L'esterno della Juventus ha parlato in un'intervista a Dazn: "Mi manca la mia famiglia. Tutti mi chiedono sempre di tornare al Gremio, ma ormai costo troppo per loro. Potrebbero pagarmi quello che guadagno qui? No, allora lasciatemi qui. Tornerò per aiutare il Gremio quando il mio acquisto non dovrà mandare in bancarotta il club. Sono molto affezionato a loro. E' la squadra dove ho iniziato a giocare e dove mi piacerebbe chiudere la carriera, ma prima posso fare ancora molto in Europa".

JUVE - "E' la prima nevicata dell'anno. Qui a Torino a volte fa freddo, a volte c'è il sole, fa buio presto ma non nevica molto. Mi trovo molto bene in Italia, un Paese simile al Brasile, il cibo è buono e la lingua non è così difficile. Tutto quello che ho qui, tutto quello che faccio, è perfetto per me. Vivo in un bel posto, posso fare una passeggiata dove mi va, la società è vicina e mi trattano molto bene. Al momento difficilmente lascerei la Juve per un'altra squadra, qui mi sto bene, come in una famiglia, ti senti accolto e libero. Qui mi sono ambientato veramente bene".

RONALDO - "All'inizio è stato difficile. In Italia il gioco è diverso, è un calcio molto tattico. Sono totalmente concentrato sull'imparare da Cristiano Ronaldo, abbiamo in squadra uno dei calciatori più forti al mondo. Se io, lui e Dybala siamo al 100% possiamo puntare a un livello molto alto". 

CHAMPIONS - "L'ambizione del club è vincere la Champions League, è per questo che sono venuto a Torino, per vivere questa folle avventura di provare a vincere la Champions. Noi stiamo provando, alzare quella coppa mi darebbe la sensazione di aver raggiunto il traguardo". 

VS GERMANIA - "In Germania lo stile di vita è diverso, sono più tranquilli. Qui in Italia i tifosi sono diversi, sono più brasiliani. Hai sempre gli occhi puntati addosso, c'è tanta pressione".

GUARDIOLA - "Ha fatto la differenza nella mia crescita, mi ha permesso di giocare nel ruolo giusto per me. Mi chiamò e disse: 'Abbiamo un piano per la tua carriera. Vieni da noi? Sei pronto per imparare come si gioca al calcio vero?'. Gli risposi: "Sì, sono pronto".

BAYERN - "Giocare con lui lì? E' stato un periodo molto triste per me. Pensavo che ce l'avremmo fatta perché ognuno di noi giocava davvero bene, quel gruppo era una delle squadre più forti e tecniche in cui abbiamo mai giocato. Certo, anche alla Juve siamo un gruppo straordinario, ma lì ognuno di noi era al top". 

SHAKHTAR - "Tutto è successo da molto giovane. Ho lasciato casa a 12 anni, quando sono andato al Gremio, e a 19 ero in Ucraina. Fu tutto molto veloce. Guerra? E' stato difficile perché avevo appena trovato una casa che mi piaceva, avevo iniziato a ristrutturarla e sono dovuto andare via. Il ragazzo a cui avevo dato i soldi è scappato senza restituirmi i soldi. I periodi di guerra sono duri, tutti vogliono scappare, in Ucraina ho imparato molto".  

LO SPUTO - "Lo sputo a Di Francesco mi ha fatto stare male perché non sono quel tipo di persona, ho avuto un blackout di 10-15 secondi in cui ho perso la testa. Ho imparato molto però, mi ha fatto lavorare sulle mie reazioni. So di essere un modello per i bambini, molti giovani vorrebbero essere come me, giocare nella Juve, vivere quello che vivo io. Quindi mi ha fatto riflettere su chi sono e chi voglio essere. Non lo rifarei mai più, anche se mi ha insegnato molto".

TIFOSI - "La Juve ha moltissimi tifosi, quindi dobbiamo essere pazienti. A me fa sempre piacere incontrare le persone, ho un figlio anche io, quindi so cosa si prova, è elettrizzante".

YAN - "E' un grande amico, viviamo insieme da un anno circa. E' veramente difficile vivere lontano dal proprio Paese, quindi ci aiutiamo a vicenda, mi dà una mano in molte cose. Non esco spesso, abbiamo un cuoco che viene sempre per cena e porta qui il cibo da cucinare. Le nostre giornate sono più o meno come le vedete. Esco al mattino, mi alleno e vado in palestra, poi torno a casa, aspetto il cuoco e ceno. E poi guardo un film o una partita. E tutto si ripete il giorno dopo. Passo qui la maggior parte del tempo, ho scelto questo appartamento eprché c'è spazio per tutto. Un computer dove giocare, la piscina, il calcetto, il teqball e il barbecue, ovviamente".

MI MANCA - "I miei figli e miei genitori. Il mio primo allenatore è stato mio padre, mi ha sempre detto che alcool e fumo non vanno d'accordo col calcio, ho sempre ascoltato il suo consiglio. Sento sempre mia mamma, lei è molto legata a me. Mio padre è più tranquillo, ci sentiamo prima di una partita importante. Io e mia sorella ci sonosciamo molto bene, è la più simile a me per questo ci troviamo tanto. Vado d'accordo anche con Vitoria, la più piccola e con mio fratello, ma è con Amanda che ho vissuto. I miei figli? Ho fatto di tutto per dare  loro economicamente la vita che io non ho potuto avere. Spero siano orgogliosi del percorso che ho fatto per arrivare qui, un domani sarò qui per ogni consglio o aiuto per loro". 

SOGNO - "Ho fatto un percorso diverso dai miei amici d'infanzia, sto vivendo un sogno e sognare è fondamentale per me. Mi rivedo a 6-7 anni dare i primi calci al pallone con mio padre, pensando a questo sogno impossibile di giocare per la Juve e nel Brasile, di andare al Mondiale. Era solo immaginazione per me che vengo da Sapucaia, cittadina di 130 mila persone. Arrivare al Gremio era già un successo. Poi tutto il resto fino alla Juve, è stato lungo ma posso andare ancora più lontano".

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