Elezioni Anasf, liste a confronto: Enasarco e dintorni

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E’ scattata l’ora campagna elettorale in casa Anasf. Dopo la presentazione delle liste che si confronteranno nel corso delle prossime elezioni per il rinnovo delle cariche sociali di Anasf (il Congresso Nazionale Anasf è convocato dal 13 al 15 marzo 2019 n.d.r.), gli schieramenti in essere possono finalmente presentare al pubblico le loro proposte programmatiche. BLUERATING vi accompagnerà fino all’appuntamento di Solbiate Olona (la città che ospiterà il Congresso n.d.r) attraverso una rubrica di confronto tra i diversi capilista. La terza puntata puntata prende in esame il tema previdenziale.

DOMANDA

Qual è il vostro programma in merito al tema previdenziale della categoria?

Lista 1 Insieme per crescere (capilista Conte, Riva, Criscione)
Risponde Luigi Conte

1 Attualmente il consulente finanziario , per quanto riguarda l’aspetto previdenziale, ha un duplice obbligo:

– Iscrizione alla Fondazione Enasarco, in quanto svolge la sua attività sulla base di un contratto di agenzia determinando l’appartenenza dei consulenti finanziari alla più ampia categoria degli agenti di commercio indipendentemente dal fatto che l’attività di consulenza si riferisca a prodotti e servizi finanziari in senso lato piuttosto che ad un bene materiale o di altro tipo;

– Iscrizione al regime di assicurazione generale obbligatorio presso la gestione Commercianti INPS. Il nostro programma dunque valuta la fattibilità di un’unica forma previdenziale, esclusiva dei consulenti finanziari che miri ad evolvere la normativa attuale.

Lista 2 Per i consulenti con Anasf – L’Associazione al servizio della professione (capilista Rapetta, Graziani, Iacomino)
Lista apparentata con Lista 3. Risponde Giuliana Rapetta
1 Partendo dalla consapevolezza della situazione anomala del consulente finanziario costretto ad un doppio pilastro di previdenza obbligatoria e prendendo atto che la sempreverde idea di Anasf, ossia ottenere una previdenza di categoria e allo stesso tempo uscire da Enasarco, non risulta allo stato attuale praticabile sarà necessario creare meccanismi a tutela degli associati cercando maggior spazio per la nostra rappresentanza e maggior servizi. È sufficiente soffermarsi sulla piramide demografica italiana e sul cambiamento strutturale in atto per comprendere che assicurare la sostenibilità dell’Ente previdenziale è prioritario, come lo è salvaguardare il futuro pensionistico degli iscritti mantenendo corretto rapporto tra contribuzione e prestazione. Per questo il canale del dialogo con le istituzioni che ci governano e con tutti gli stakeholders dovrà non solo rimanere aperto ma ampliarsi affinché siano possibili.

Lista 3 Anasf riparte – Etica, qualità, competenza (Foti, Conti Nibali, Giannini Guazzugli)
Lista apparentata con Lista 2. Risponde Alma Foti.
1 La questione più rilevante è sempre la stessa, l’inadeguatezza del doppio obbligo previdenziale che continua a penalizzare fortemente la nostra categoria. L’Anasf deve ripartire da una interlocuzione forte con i decisori politici per mettere di nuovo questa problematica al centro del dibattito. Nelle more, la nostra presenza negli organi direttivi di Enasarco dovrà essere davvero valorizzata, tirandoci fuori da logiche di basso profilo, contribuendo invece ad una trasparente gestione della Fondazione. In questa ottica andrà attentamente valutato, dopo il nostro Congresso, il posizionamento dei nostri rappresentanti nel prossimo cda di Enasarco.

Lista 4 #SeNonOraQuando – Diamo valore al nostro futuro (Figoli)
Risponde Jonathan Figoli
1 Sul tema della previdenza del consulente, analogamente a quanto stiamo dicendo nei vari incontri sul territorio che stiamo facendo in merito alle tutele contrattuali, la nostra proposta si propone di fare tesoro delle esperienze professionali dei nostri candidati attivi a livello dirigenziale in Sna e Anapa per proporre anche per la nostra categoria tutele e caratteristiche proprie della figura dell’agente di assicurazione. Sna e Anapa hanno complessivamente 12.000 iscritti, esattamente quelli di Anasf ma loro sono riusciti ad ottenere la possibilità per l’agente di poter scegliere fra persona fisica e persona giuridica, fra mono e plurimandato (per non parlare di tutte le altre tutele contrattuali sulla titolarità dei rapporti e la cessazione del mandato!) e anche in ambito previdenziale, nonostante si chiamino “agenti” non vengono assimilati agli “agenti” di commercio e non sono tenuti, così al versamento dei contributi all’Enasarco (ma hanno sia una cassa di categoria che altre interne alle varie compagnie). Noi siamo “Consulenti”, liberi professionisti a partita iva ma siamo considerati “agenti di commercio” a tutti gli effetti. Perché l’attuale dirigenza Anasf non ha mai “guardato oltre il proprio orticello” e, anche in ambito previdenziale, non ha mai preso quello degli agenti di assicurazione (fra l’altro anche loro sottoposti ad una normativa, l’Idd, molto similare alla Mifis 2) come un modello per aumentare le tutele dei propri associati? Forse perché la “poltrona in Enasarco” è una delle poltrone più ambite dall’attuale dirigenza?

Lista 5 Professione e partecipazione (Ragone)
Risponde Francesco Ragone
1 Dopo che la denominazione della nostra professione è stata spostata dall’attività di promozione a quella di consulenza, ci sembra ancora più anacronistica la nostra permanenza in un ente istituito per gli agenti di commercio e con una gestione a ripartizione, come l’Inps, e non a capitalizzazione. Ma, visto che senza un intervento legislativo, siamo costretti a continuare i versamenti a Enasarco, pensiamo che migliorarne la gestione sia nell’interesse anche dei consulenti finanziari. Con questo abbiamo risolto il problema previdenziale dei consulenti? Assolutamente no, perché tutti sanno che, sommando la pensione Inps a quella Enasarco, il livello di copertura, rispetto al precedente reddito da lavoro, non sfiora neppure il 50%! Noi, in quanto consulenti finanziari e previdenziali, consigliamo ai nostri clienti, specialmente se autonomi o liberi professionisti, di pensare per tempo a costruirsi una vera pensione complementare, versando somme importanti, tra l’altro, fiscalmente deducibili. Per quale motivo, nei nostri confronti dovremmo applicare il detto del “calzolaio con le scarpe rotte”? E’ tempo che con le case mandanti si affronti seriamente il tema della previdenza, versando in un fondo previdenziale, a scelta del consulente, un contributo annuo proporzionale al patrimonio gestito, pariteticamente suddiviso tra mandante e consulente.