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Foto di Aitor Alcalde / Getty Images

Cosa possono aggiungere Villar e Carles Pérez alla Roma

Come giocano i due nuovi spagnoli alla corte di Fonseca.

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I rinforzi richiesti da Fonseca a una rosa della Roma deperita dagli infortuni sono arrivati. Come detto da Gianluca Petrachi, la strategia di mercato della Roma prevede la ricerca di giovani non ancora affermati. 

 

Il principio è quello del risparmio economico, ovviamente, ma c’è anche l’idea di dare a Fonseca prodotti grezzi da poter sviluppare. I due giocatori scelti per centrocampo e attacco sembrano poter coprire come un guanto le caratteristiche che Fonseca apprezza nell’interpretazione dei ruoli per cui sono stati presi. Si tratta di giocatori poco conosciuti: entrambi sono nel giro della Nazionale U21 spagnola, ma uno giocava nella Segunda e l’altro da riserva nel Barcellona. Questa, quindi, è per entrambi la prima vera occasione per dimostrare il loro valore ad alto livello.

 

Chi è Gonzalo Villar

Villar arriva alla Roma per 4 milioni fissi più 1 di variabili, il CEO della Roma Guido Fienga lo ha presentato così: «Gonzalo rappresenta il profilo di centrocampista che cercavamo per il nostro progetto sportivo: è giovane, ha talento ed è mosso da grandi ambizioni». Si tratta di una scommessa; Villar non ha più di un paio di compilation con le sue giocate su YouTube e il Valencia non lo aveva ritenuto all’altezza (anche per motivi economici legati ai suoi agenti) e lo aveva rimandato all’Elche in Segunda, da dove lo aveva preso a 17 anni. Villar si è preso la sua rivincita diventando titolare anche nelle ultime partite dell’Under-21.

 

Villar è un centrocampista che ama giocare il pallone, ma a differenza di molti centrocampisti di scuola spagnola copre molto campo muovendosi in verticale. Può anche avanzare dopo aver passato il pallone e ricevere dietro la linea di pressione. 

 

Villar preferisce giocare il pallone in movimento che da fermo, con un’attitudine verticale con pochi compromessi. Come detto alla prima intervista rilasciata al sito della Roma: «Mi considero un centrocampista al quale piace essere sempre vicino alla palla, per offrire linee di passaggio o fornire degli appoggi. Sono abile nel portare palla, per superare la pressione degli avversari». 

 

Villar ama partire in conduzione se riceve con spazio davanti e scaricarla al compagno libero solo quando un avversario è pronto a contrastarlo. La sua azione preferita senza palla è l’avanzata nel mezzo spazio di destra per ricevere il pallone alle spalle della linea di pressione avversaria e giocarlo subito largo sull’ala che corre verso il fondo.

 

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La palla è sull’esterno e Villar partendo dal centrocampo legge lo spazio libero e ci si fionda per riceverla. Villar sembra non aspettare mai che la palla arrivi da lui, preferisce muoversi per farsi sempre vedere dal compagno in possesso.

 

Inutile specificare come la tecnica nel passaggio sia sopra la media dei pari ruolo italiani. Villar ha un’ottima mappatura mentale del campo e giocando sempre a testa alta può alternare senza problemi il gioco corto ai cambi di gioco per le ali, anche sotto pressione.

 

Ancora non è così preciso quando esegue i passaggi dietro la linea di pressione, ma quando c’è un passaggio sicuro in impostazione raramente lo sbaglia (ha passato la palla con l’89% in stagione, che diventa l’82% quando sono nella trequarti avversaria).

 

Il fisico è longilineo, il baricentro è alto e lo fa sembrare poco piantato a terra. Le gambe però si muovono veloci e l’ampia falcata lo rende elegante quando parte in conduzione. Villar usa le gambe lunghe anche quando in recupero palla, dove preferisce intervenire sul pallone più che usare il corpo sull’avversario per rallentarlo o contrastarlo. Questo ovviamente va sempre calibrato al fatto che giocava in Segunda e non in Liga. Dove l’avversario è meno bravo nella protezione del pallone e quindi le sue letture difensive risaltano di più.

 

Villar preferisce toccare la palla tante volte per aggiustarne continuamente la posizione e prepararsi meglio il gesto. Questo può essere un problema in spazi e tempi più stretti in cui giocare, ma nell’uno contro uno in Segunda è risultato spesso inarrestabile. Traslare questo stile in Serie A rappresenterà il principale problema per il suo inserimento immediato nella Roma. Non ci sono dubbi sulla capacità tecnica, ma il suo atteggiamento offensivo potrebbe pesare nelle decisioni che prende in campo per una squadra che affronta avversari di livello superiore.

 

Nell’Elche e nell’Under-21 ha giocato come centrocampista centrale, sia a destra che a sinistra nella coppia centrale, ed è lì che evidentemente dovrebbe essere utilizzato anche nella Roma. Volendo può essere schierato anche come trequartista centrale dovesse servire, anche se questo lo costringerebbe a giocare di più spalle alla porta e quindi ne nasconderebbe la brillantezza in conduzione. La sua presenza in rosa va a coprire il buco lasciato dall’infortunio di Diawara, ovviamente con caratteristiche diverse: meno ordinato, ma più dinamico. Non è escluso che in futuro i due possano anche giocare insieme.

 

Chi è Carles Pérez
Il fisico di Carles Pérez è molto diverso da quello di Villar, più tozzo (173 cm per almeno 75 kg), dal baricentro basso e dalle gambe più forti. Il suo corpo ricalca lo stile di gioco meno elegante ma dalla tecnica nel controllo del pallone e nel calcio più sviluppata. Carles Pérez è arrivato alla Masia a 14 anni dopo aver girato varie giovanili catalane (persino in quella dell’Espanyol) ed è stato subito impostato come attaccante esterno, ruolo che ne esalta le caratteristiche fisiche e tecniche. Pérez è un giocatore rapido nella corsa e nelle esecuzioni tecniche; ha un ottimo dribbling anche nello stretto e ha un rapporto privilegiato con la porta avversaria.

 

Ha scalato tutte le giovanili fino alla seconda squadra dribblando e segnando, e in questa stagione era stato aggregato in prima squadra da Valverde. Anche se magari sarebbe potuto risultare utile come riserva, il Barcellona aveva bisogno di vendere per liberare spazio e trovare il sostituto dell’infortunato Luis Suárez. Carles Pérez era stato considerato quello sacrificabile tra gli attaccanti della prima squadra (gli altri sono Leo Messi, Antoine Griezmann, Ousmane Dembélé e Ansu Fati).

 

Arriva con un prestito oneroso di 1 milione più acquisto obbligatorio per circa 15 milioni (11 fissi più 4,5 in variabili). Una cifra che potrebbe risultare ottima dovesse diventare un titolare dei giallorossi, ma comunque buona anche se dovesse diventare solo un giocatore di rotazione.

 

Se quella di Villar è una vera scommessa, l’acquisto di Carles Pérez sembra più pragmatico. È il giocatore giusto al posto giusto, per caratteristiche tecniche e determinazione in campo. Pérez è cresciuto in un ambiente nel quale ha dovuto giustificare la sua presenza, e il suo gioco, anche per questo forse, è ricco di concretezza. Valverde lo apprezzava anche più di talenti più evidenti della seconda squadra, come Riqui Puig o Alex Collado, e lo ha utilizzato attaccante esterno di riserva, facendolo giocare tanto a inizio stagione in assenza di Messi. 

 

Non ne ha avuto il tempo, ma Valverde voleva farne forse una versione di attaccante esterno che ricordava il Pedro di Guardiola dieci anni fa. Nell’unica partita giocata in Champions League, contro l’Inter al Meazza, è stato anche schierato come attaccante centrale per dare profondità, come succedeva a suo tempo con Pedro in assenza di Messi.

 

Il calcio di Pérez è focalizzato sull’area di rigore, dove offre il meglio sia mandandoci un compagno con un passaggio smarcante o un cross o direttamente finendoci lui con un taglio o una conduzione dopo l’1 contro 1. Il suo calcio in area si arricchisce di qualità che fuori sembrano nascoste, come la precisione del sinistro, il piede forte, che nel calciare in porta diventa chirurgico quando nel cross o nel passaggio lungo pare sempre leggermente fuori misura. Il dribbling non è mai conservativo se nei pressi dell’area, ma è pensato per giustificare la sua azione di gioco. La posizione del corpo prima di ricevere è orientata per avere il pallone sempre pronto sull’esterno sinistro; da lì può scegliere se partire in dribbling o passare a un compagno al centro del campo.

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Riceve palla sulla fascia, conduce tutto di sinistro, punta l’uomo portandolo fino in area, una volta lì punta anche il secondo e prima dell’intervento allunga la palla con un tocco e la passa al centro per il compagno libero.

 

Pérez si applica molto senza palla, con movimenti continui per dare linee di passaggio ai compagni, e anche in fase difensiva non lo si è mai visto rinunciare a un ripiegamento o a un contrasto con un avversario vicino. Le caratteristiche migliori di Carles Pérez con la palla e senza sono chiare: possiamo immaginarlo nella Roma di Fonseca partendo dalla fascia destra così da poter rientrare nel campo e ricevere in area di rigore. 

 

La Roma del resto aveva bisogno di un giocatore con il suo rapporto con l’area di rigore per poter finalizzare le azioni create da giocatori più utili in rifinitura che nel tiro in porta. Carles Pérez può essere quel giocatore in grado di ricevere sul secondo palo il gioco creato a sinistra, come il filtrante dal centrocampo o su una sponda di Dzeko su di un taglio profondo. Ma può anche lavorare in autonomia nell’1 contro 1 per poi essere lui a passare il pallone a Dzeko.

 

Il suo profilo si scontra con quello di Cengiz Ünder; Fonseca dovrà capire se preferisce metterli in competizione per il posto o provarne uno dei due come trequartista centrale o direttamente come esterno sinistro. Essendo entrambi abituati a giocare rientrando sul piede forte, ovviamente il loro calcio perderebbe di pericolosità in area di rigore partendo dalla fascia opposta. L’opzione di averne uno come trequartista centrale potrebbe quindi essere la migliore per avere entrambi in campo. In tal caso però nessuno dei due ha un gioco spalle alla porta particolarmente sviluppato.

 

Il talento di Carles Pérez è definito da caratteristiche che potrebbero incidere in Serie A e il successo della sua avventura a Roma dipenderà soprattutto dal suo rapporto con la finalizzazione dell’azione. Con la capacità di segnare, insomma, in una squadra che ha un disperato bisogno di gol.