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(agf)

la Repubblica

Verdelli: "Minacce, la solidarietà non basta più"

Il direttore di Repubblica a Circo Massimo: "C'è chi soffia sul fuoco e specula"

"Non l'ho mai raccontato ma una delle cose che più mi ha colpito e ferito tra i messaggi che ho ricevuto è che c'è un'immagine, un montaggio di una scena di Auschwitz e la mia faccia montata sulla testa di un deportato di allora in maniera quasi professionale. Non crea turbamento ma è sintomo di un clima che si sta incattivendo. Da tempo". Il direttore di Repubblica Carlo Verdelli ha parlato a Circo Massimo - la trasmissione di RadioCapital condotta da Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto - delle minacce ricevute nelle ultime settimane: "La sofisticazione del tipo di minacce ha una escalation. Non cambia di una virgola il modo in cui facciamo giornalismo. Mi preoccupa più per la febbre del paese che per gli effetti. Su questo clima, invece di trovare concordia per spegnere questi fuochi, c'è una ulteriore divisione. C'è una tutela pallida da chi si rende conto che stiamo prendendo una deriva pericolosa e c'è chi soffia sul fuoco pensando di ricavarne un profitto".

Verdelli ha anche ricordato le tappe di questa escalation: dall'allarme bomba di tre settimane fa nel palazzo di via Cristoforo Colombo che ospita le redazioni romane di Repubblica, dell'Espresso, delle radio del gruppo Gedi, della Stampa che ha causato l'evacauzione del palazzo per i controlli degli artificieri alla lettera anonima rivolta a Verdelli fino ai messaggi online "a Liliana Segre, a Paolo Berizzi (il giornalista di Repubblica che vive sotto scorta per le minacce subite dopo le sue inchieste sull'estrema destra, ndr), a me, da account che poi venivano subito chiusi".

Carlo Verdelli e le minacce ricevute: "La solidarietà non basta più, servono fatti. E c'è chi soffia sul fuoco e specula"

Dopo aver ricordato la solidarietà arrivata in questi giorni "dalla presidenza del Consiglio, della Camera, del Senato, dalla Commissione europea", Verdelli nota che anche i messaggi di una parte politica di fronte a un'emergenza mondiale come il coronavirus cinese fanno parte di "una stessa visione del mondo: chiudiamoci, chiudiamo le porte a tutto, noi da soli non avremo problemi. Questo mi pare un disastro per la civiltà". Per Verdelli "la libertà di informazione è un bene che va al di là delle nostre persone. La solidarietà è arrivata ma ha bisogno di fatti concreti. E' un allarme pericoloso perché se subentra il virus dello spavento e della legittima preoccupazione è un male, e riguarda tutti, è un problema generale per l'indipendenza e per la voglia di raccontare dell'informazione italiana. Non è un problema per me o per Repubblica, è un problema davvero generale".