Guida ai personaggi dell’impeachment
Facce e storie delle persone coinvolte nella ramificata vicenda che si risolverà nei prossimi giorni, da ripassare per non perdersi dei pezzi
Nei prossimi giorni dovrebbe concludersi, in un senso o nell’altro, il processo di impeachment contro il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, attualmente in corso al Senato. Trump non rischia di essere rimosso dal suo incarico, ma è probabile che delle accuse nei confronti si continui a parlare anche dopo la fine del processo, fino alle elezioni presidenziali di novembre. Per districarsi fra i nomi e le storie che circoleranno in futuro, abbiamo messo insieme una breve guida con i personaggi principali della vicenda, per non perdersi dei pezzi se e quando torneranno improvvisamente di attualità.
John Bolton
Ha 71 anni ed è un noto funzionario e consulente politico dei Repubblicani. Fino a settembre era il consigliere per la Sicurezza nazionale di Donald Trump, con cui si è lasciato piuttosto male. All’inizio del procedimento di impeachment si era rifiutato di testimoniare alla Camera; poche settimane fa però ha detto di aver cambiato idea, e che sarebbe disposto a raccontare la sua versione dei fatti davanti al Senato, dove è in corso il processo vero e proprio. Bolton, come si è capito anche dalle anticipazioni di un libro che sta per pubblicare, racconterebbe che a luglio del 2019 Trump aveva bloccato gli aiuti economici e militari all’Ucraina per chiedere al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e al suo staff di aprire un’indagine su Joe e Hunter Biden: in pratica, confermerebbe le accuse messe in piedi dai Democratici. Per questa ragione i Repubblicani stanno cercando di impedire che il Senato possa convocare alcuni testimoni.
Rudy Giuliani
È noto soprattutto per essere stato sindaco Repubblicano di New York dal 1994 al 2001. Negli ultimi anni si è reinventato come faccendiere politico e come consulente e avvocato di Trump. Ha rivendicato apertamente di avere condotto una campagna di pressione nei confronti del governo ucraino affinché aprisse un’indagine su Joe e Hunter Biden, e per mesi ha cercato di raccogliere informazioni imbarazzanti sul loro conto (e di trovare prove sulla bislacca teoria che sia stata l’Ucraina, e non la Russia, a influenzare le elezioni presidenziali del 2016). Quasi sicuramente sarà coinvolto anche nella campagna di rielezione per Trump.
– leggi anche: Com’è che Giuliani ha fatto questa fine
Lev Parnas
È un faccendiere statunitense 47enne nato in Ucraina. Di recente era diventato un collaboratore di Giuliani, che aveva aiutato nella sua campagna di pressione sul governo ucraino. Nelle scorse settimane Parnas ha deciso di non seguire le indicazioni degli avvocati difensori di Trump, e in una testimonianza alla Camera ha spiegato che il presidente statunitense era al corrente della campagna di Giuliani (tesi che da settimane gli avvocati di Trump stanno cercando di confutare). «Giuro sulla mia vita che Trump sapeva tutto quello che stava facendo Rudy Giuliani in Ucraina», ha detto di recente. In ottobre lui e un altro collaboratore di Giuliani erano stati arrestati on l’accusa di aver violato le regole sui finanziamenti delle campagne elettorali.
Hunter Biden
Ha 50 anni ed è il secondogenito di Joe Biden, ex vicepresidente nell’amministrazione di Barack Obama e fra i principali candidati alle primarie dei Democratici. Di lui si è sempre detto che non era all’altezza del padre e del fratello maggiore Beau, rispetto ai quali ebbe una più modesta carriera da consulente legale e lobbista. Nel 2014 Biden accettò l’incarico di membro del consiglio di amministrazione di Burisma, la più grande compagnia ucraina di gas naturale e finita dentro all’esteso dibattito sull’impeachment. I Repubblicani e i difensori di Trump hanno insistito molto sull’incarico di Biden – che si è dimesso da Burisma ad aprile – e ipotizzato che le pressioni dell’amministrazione americana nei confronti dell’Ucraina avessero come obiettivo quello di scoprire se Hunter Biden e suo padre avessero commesso qualche reato (ipotesi comunque scartata dalle agenzia di intelligence statunitensi).
Marie Yovanovitch
Ha 61 anni ed è una funzionaria di lungo corso del dipartimento di Stato americano. Yovanovitch è stata licenziata ad aprile da Trump, quando già diversi suoi collaboratori si erano interessati all’Ucraina. Nella sua audizione alla Camera, Yovanovitch ha testimoniato che già nei mesi precedenti aveva scoperto che Giuliani stava portando avanti la sua campagna di pressione al di fuori dei canali ufficiali, e che i collaboratori di Trump la consideravano un ostacolo ai loro piani per gestire i rapporti con l’Ucraina. È la persona che Trump ordinò di «fare fuori» a Giuliani e Parnas.
Alan Dershowitz
È un avvocato e professore di legge 81enne molto noto negli Stati Uniti per essersi occupato di casi di enorme interesse popolare – come quello che riguardò O. J. Simpson – e per una lunga carriera da commentatore televisivo. Da qualche settimana fa parte degli avvocati che stanno difendendo Trump in Senato: di recente ha argomentato che se anche Trump abbia fatto pressioni illegittime sul governo ucraino, lo ha fatto per ottenere un obiettivo di pubblico interesse (cioè la sua rielezione) e quindi senza fare niente di male.
Gordon Sondland
È l’attuale ambasciatore degli Stati Uniti alle istituzioni europee. Ha 62 anni e prima di entrare in politica faceva l’imprenditore nel settore immobiliare. Sondland è una delle rare figure che ancora lavorano all’interno dell’amministrazione statunitense ad avere collegato esplicitamente Trump alle pressioni portate avanti da Rudy Giuliani – e da lui stesso – nei confronti del governo ucraino affinché aprisse un’indagine su Joe e Hunter Biden. «Abbiamo eseguito gli ordini del presidente», ha spiegato Sondland in una testimonianza data alla Camera a fine novembre, ancora molto citata.
Ken Starr
È l’ex procuratore speciale che si occupò del procedimento di impeachment contro l’allora presidente Bill Clinton, incentrato sulla sua relazione con l’ex stagista Monica Lewinsky. Ha 73 anni e prima dell’impeachment contro Clinton, che lo rese celebre, aveva lavorato come giudice e procuratore vicino ai Repubblicani. Negli anni Starr è stato molto criticato per come gestì il caso Clinton e soprattutto per come trattò Lewinsky, che fece minacciare più volte dai suoi collaboratori per ottenere una confessione. Oggi fa parte del gruppo di avvocati che difende Trump dal processo al Senato.
– leggi anche: La storia di Bill Clinton e Monica Lewinsky
Mitch McConnell
È il leader dei Repubblicani al Senato. Ha 77 anni ed è senatore da più di trenta. In quanto capo del partito di maggioranza, ha avuto il compito di organizzare il processo vero e proprio dell’impeachment, che per legge si tiene al Senato. McConnell ha ammesso più volte di non considerarsi «imparziale» e che avrebbe provato a rendere il processo il più rapido possibile, in modo da non mettere ulteriormente in difficoltà Trump. Nelle ultime settimane si è battuto molto, per esempio, per non consentire che i Democratici potessero chiamare dei testimoni in audizione.
Adam Schiff
Ha 59 anni ed è uno dei più importanti leader dei Democratici alla Camera. In quanto presidente della commissione per l’Intelligence ha gestito buona parte del processo alla Camera, e oggi è uno dei principali accusatori di Trump al Senato. Secondo diversi giornali è diventato il volto più riconoscibile del processo di impeachment per quanto riguarda i Democratici, anche grazie a una retorica asciutta ma efficace, e in futuro potrebbe capitalizzare la notorietà che ha raggiunto in questi mesi candidandosi a una carica più importante oppure entrando in una futura amministrazione Democratica.