Coronavirus: primi casi in Russia e Svezia, via ai rimpatri
by Diego GiulianiSono sei al momento i Paesi europei con casi confermati di coronavirus. Alla lista si è aggiunta la Svezia, dove una donna rientrata qualche giorno fa dalla zona di Wuhan, focolaio dell'epidemia in Cina, è risultata positiva ai test.
Due i casi individuati in Russia: lo ha annunciato la vice premier Tatiana Golikova. In Germania c'è un primo bambino contagiato. Lo ha reso noto il ministero della Salute del Land della Baviera. Si tratta del figlio di un dipendente della ditta Webasto di cui ieri era stato annunciato il contagio.
Finora i casi confermati in Germania sono sei, tutti collegati all'impresa bavarese che aveva ospitato una donna cinese risultata poi affetta dal virus una volta rientrata nel suo Paese. Gli altri casi europei confermati sono in Regno Unito (2) e Finlandia (1).
Nel frattempo sono cominiciati i rimpatri. Due gli aerei arrivati oggi da Wuhan: uno con a bordo più di cento passeggeri, la maggior parte dei quali britannici, è atterrato in una base militare nel Regno Unito; l'altro, con a bordo circa 200 passeggeri francesi, è atterrato all'aeroporto di Istres, nei pressi di Marsiglia. Uno dei passeggeri, con i sintomi del virus, è stato trasferito in ospedale. Gli altri, come da protocollo, dovranno passare le prossime due settimane in quarantena.
Cina: più di 40 morti in 24 ore
Quasi 6.000 persone bloccate per ore su una nave da crociera a Civitavecchia, per dei sintomi sospetti di una coppia a bordo. Dopo i primi due casi accertati in Italia, altri due anche nel Regno Unito. E l'Organizzazione Mondiale della Sanità che parla ormai di "emergenza globale". Sale in Europa e nel mondo la febbre da Coronavirus, con più di quaranta morti in Cina nelle ultime 24 ore e un totale che supera ormai i 210.
L'Italia dichiara lo stato di emergenza per sei mesi
In Italia, dopo la conferma dei primi due casi, il governo ha dichiarato lo stato di emergenza per sei mesi e ha stanziato. Bloccati tutti i voli da e per la Cina. Sono 32 le persone in osservazione all'ospedale Spallanzani di Roma, dove sono ricoverati anche i 2 turisti cinesi positivi al test.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha annunciato che i circa 70 italiani ora a Wuhan torneranno in patria lunedì con un volo militare. "Abbiamo deciso di creare una Unità Operativa speciale che si riunirà nelle prossime ore - ha detto Di Maio - per coordinare e gestire l'emergenza coronavirus, fornendo anche supporto ai 500 cittadini italiani che si trovano attualmente in Cina e desiderano tornare".
L'Unità, ha spiegato il ministro, sarà sotto il coordinamento dell'Unità di Crisi della Farnesina, con i ministeri della Salute, delle infrastrutture e dell'Enac.
Collegamenti annullati e compagnie in fuga: il virus nei cieli
Si allunga intanto la lista delle compagnie aeree che hanno sospeso i collegamenti con la Cina. Una misura - sulle orme dei colossi europei KLM, British Airways e Iberia - rivendicata oltre-oceano anche dal personale di American Airlines, che ha addirittura presentato un esposto, per invocare uno stop ai voli per ragioni sanitarie.
L'OMS: "Emergenza sanitaria globale. Ma il problema non è la Cina"
Con l'ormai avvenuto sorpasso sulla Sars per numero di contagi, l'Organizzazione Mondiale della Sanità rompe gli indugi, dichiarando l'emergenza sanitaria globale. "La Cina sta facendo il dovuto - è il messaggio - ma bisogna limitare la diffusione del virus". "Dichiariamo l'epidemia globale di coronavirus un'emerganza pubblica di portata internazionale - l'annuncio fatto a Ginevra dal direttore generale dell'OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus -. La principale ragione di questo passo non deriva da quanto sta accadendo in Cina, ma di quanto sta accadendo negli altri paesi". "In particolare - ha spiegato - la nostra principale preoccupazione è il rischio che il virus si propaghi in paesi con un sistema sanitario più fragile e meno efficace".
L'onda lunga del coronavirus si abbatte anche su mercati ed economia, con colossi come Google, Ikea e Starbucks che in via precauzionale chiudono temporaneamente le porte dei loro stabilimenti in Cina, Hong Kong e Taiwan.