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Pensioni anticipate: per FMI possibilità di uscita solo col sistema contributivo

Per FMI solo tagliando gli assegni si può mandare in pensione anticipata i lavoratori. Il "no" dei sindacati e la posizione del governo Conte.

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Pensioni anticipate? Va bene, ma solo col metodo di calcolo contributivo. E’ questo il messaggio che il Fondo Monetario Internazionale manda all’Italia, dopo che il governo Conte ha dato il via libera al confronto con le parti sociali per riformare il sistema pensionistico entro l’anno.

Il FMI è quindi tranchant e non lascia adito a dubbi sul fatto che la spesa pensionistica in Italia sta zavorrando la crescita economica del Paese frenando pure quella dell’Europa. L’attuale sistema di liquidazioni delle pensioni con il sistema retributivo è diventato troppo oneroso, soprattutto se si considerano le elevate aspettative di vita in Italia, le più alte della media Ue. Le intenzioni del governo di introdurre un sistema pensionistico anticipato con penalizzazione  va quindi nella direzione di preservare risorse per rilanciare l’occupazione giovanile.

Fmi, mantenere collegamento a speranza di vita

E’ inoltre importante – dice il FMI nel rapporto conclusivo Article IV – mantenere l’indicizzazione dell’età pensionabile rispetto all’aspettativa di vita, assicurare l’equità anche per i pensionamenti anticipati (per esempio collegando strettamente l’indennità con i contributi) e adattare i parametri pensionistici per assicurare la sostenibilità del sistema. L’Italia – prosegue il FMI – ha fatto più di molti altri Paesi per riformare il sistema pensionistico, generando risparmi sul lungo termine. Tuttavia, nei prossimi decenni la spesa dovrebbe aumentare notevolmente. La misura sperimentale quota 100 ha ulteriormente aumentato la spesa creando una discontinuità nell’età pensionabile.

Barbagallo: nostra spesa pensioni più bassa di media Ue

Ma se questa è la posizione del FMI (e del governo Conte) sul sistema pensionistico italiano, di diverso avviso sono i sindacati. “Nonostante le indicazioni del Fondo monetario internazionale, noi continuiamo a sostenere che la spesa pensionistica nel nostro Paese è decisamente più bassa della media europea. Questa verità sarà palese, per tutti, quando finalmente si separerà la previdenza dall’assistenza“. Lo afferma in una nota il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, spiegando che “il confronto avviato con il Governo si pone anche questo obiettivo. Allo stesso tempo, noi puntiamo a rendere più flessibile l’accesso al pensionamento, perché è socialmente ed economicamente sbagliato che tutti vadano in pensione alla stessa età. I lavori non sono tutti uguali, infatti, e l’altra Commissione, quella sui lavori usuranti o gravosi, sancirà questo principio dal punto di vista tecnico e scientifico. La Fornero ha fatto solo cassa su pensionati e pensionandi. Noi vogliamo introdurre elementi di equità e sanare le sue negative conseguenze sociali“.

Inps: 535.573 nuove pensioni 2019, +29% anticipate

Nel bel mezzo del dibattito, intanto, l’Inps ha diffuso i dati sulle pensioni anticipate liquidate lo scorso anno. Il dato definitivo appena snocciolato rileva 535.573 nuove pensioni, in linea con le 537.160 del 2018. Lo rende noto l’Istituto mettendo in evidenza come nel 2019 si è registrato un aumento del 29,35% delle pensioni anticipate, da 152.200 unità nel 2018 a 196.857, per effetto dell’introduzione di quota 100 e dell’aumento di cinque mesi per l’età di vecchiaia che dall’inizio dell’anno scorso e’ accessibile a 67 anni. Le pensioni di vecchiaia nel complesso hanno registrato un calo del 15,6% a 121.495 unità.