5G, MISE: “Garantire la sicurezza ma senza chiudere la porta a nessuno” | MobileLabs
L’Italia non ha in programma di bloccare le società di telecomunicazioni cinesi nello sviluppo della futura rete 5G del Paese. Ad affermarlo è la sottosegretaria allo Sviluppo Economico, Mirella Liuzzi, che – nell’intervista a DigitEconomy.24, report elaborato dal Sole 24 Ore-Radiocor in collaborazione con Luiss Business School – ha affermato che “al di là della questione geopolitica che contrappone i due blocchi tecnologici, l’Italia come tutti gli altri Paesi europei deve in primis tutelare i propri legittimi interessi nazionali”.
Nonostante le pressioni esercitate dagli Stati Uniti che considerano le società come Huawei e ZTE una minaccia per la sicurezza se coinvolte nelle reti di quinta generazione, il Bel Paese così come i membri dell’Unione Europea non lasceranno fuori in maniera preventiva le società extracomunitarie. Fermo restando che la priorità rimane garantire un alto livello di sicurezza.
“A tal fine, dobbiamo affrontare il tema senza ingenuità e con le precauzioni necessarie. Siamo consapevoli di dar seguito strategico ai nuovi driver di sviluppo e dobbiamo farlo assicurando, al contempo, i più elevati standard di sicurezza cibernetica, senza tener fuori dalla porta nessuno in via preventiva” continua Liuzzi. In questo contesto si inseriscono le recenti linee guida indicate dalla Commissione Europea che – di fatto – consentono agli Stati membri di valutare in maniera autonoma i fornitori al fine di limitare o escludere quelli considerati ad alto rischio, senza però imporre a priori un divieto su alcuna società straniera.
In tal senso, l’Italia avrebbe già a disposizione un quadro normativo volto alla valutazione dei profili ad alto rischio: il Golden Power che conferisce al Governo speciali poteri di protezione e di controllo sugli accordi di fornitura del 5G tra imprese nazionali e fornitori non UE. In pratica, sono previste delle apposite procedure di autorizzazioni delle operazioni. Poteri esercitabili comunque su tutti i settori considerati critici come l’energia, i trasporti e le telecomunicazioni. La soluzione ottimale – conferma Liuzzi – è quella di diversificare i fornitori, proprio come indicato dall’UE.
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