Coronavirus, in Giappone in crisi approvvigionamento di mascherine
Vanno a ruba, ma nessuna certezza sulla loro efficacia
Roma, 31 gen. (askanews) – Il Giappone è il paese delle mascherine. Solitamente, quando arriva l’inverno e si sviluppano i mali di stagione o in primavera con la diffusione dei pollini e delle allergie, una parte consistente dei cittadini del Sol levante indossa su bocca e naso queste mascherine chirurgiche con la doppia funzione di proteggersi ma anche di contribuire alla non diffusione di batteri. Per questo, la capacità produttiva è importante. Eppure, di fronte alla psicosi per il nuovo coronavirus originato in Cina, anche il sistema produttivo giapponese non è in grado di soddisfare il picco di domanda. Lo racconta in un articolo il Japan Times.
In ogni convenience store, supermercato, farmacia dell’Arcipelago solitamente sono in vendita un gran numero di mascherine dei tipi più disparati, alle volte abbellite da disegni. Ma le notizie preoccupanti in arrivo dalla Cina e la scoperta dei primi casi di persone infettate dal virus in Giappone hanno portato a una corsa alla mascherina, per cui i negozi si sono ritrovati con gli scaffali vuoti.
“Tutti i giorni ci ritroviamo a corto di maschere in poche ore dall’apertura”, ha detto un commesso di Tokyo al giornale in lingua inglese. “E le cose vanno così – ha aggiunto – da quanto è scoppiata l’epidemia”.
La Clever, un produttore giapponese, ha spiegato che gli ordini sono di circa 20 volte superiori al consueto, sia da parte di clienti giapponesi sia da parte di clienti stranieri. Non è la prima volta, comunque, che si verifica una situazione del genere: accadde sia con la SARS, una quindicina di anni fa, che con la sindrome da coronavirus mediorientale MERS.
Ma, poi, queste mascherine sono efficaci? “Mi dispiace ma non posso rispondere alla domanda”, ha detto al Japan Times la presidente della Clever Eri Ishibashi. “Le dimensioni del nuovo coronavirus – ha spiegato – non ci sono ancora note e quindi non possiamo dire per certo che queste maschere siano efficaci”.
Queste mascherine, secondo quanto scrive il giornale, sono studiate per contenere pollini e smog, arrivano a contenere i batteri. Si tratta di particelle più grandi dei consueti virus, per proteggersi dai quali bisognerebbe coprire in maniera completa bocca e naso. In questo senso le mascherine N95, più facilmente reperibili su internet, sono considerate migliori. Ma ancor più importante è considerato lavare le mani bene e con frequenza.
Si è anche attivata una catena di solidarietà da mascherina. Suzuko Hirano, un’attivista, ha cominciato a raccogliere mascherine da spedire a Hong Kong, dove il fabbisogno non riesce a essere coperto. La giovane volontaria ne ha raccolte migliaia in via di spedizione.