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Una setta di fondamentalisti evangelici è il secondo partito in Perù

Le elezioni legislative hanno prodotto un quadro talmente frammentato che alla lista sostenuta da 'Los Israelitas' è bastato l'8,9% per diventare la seconda forza del nuovo Parlamento

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A sorpresa il partito del Fronte popolare agricolo del Perù (Frepap) e la setta evangelica 'Los Israelitas' sono i grandi vincitori delle elezioni legislative di domenica scorsa. Con solo l'8,9% dei consensi, la formazione ottiene 16 seggi su 130, diventando la seconda forza politica del neo Parlamento, ma ora le sue posizioni fondamentaliste fanno paura. Lo riferisce il Guardian, sottolineando che dalle urne è uscito un Parlamento molto frammentato, come conseguenza diretta del caos politico nel quale il Paese è sprofondato lo scorso ottobre, ma anche della mancata fiducia nello storico partito di opposizione di Fujimori e nelle nuove forze di centro e di sinistra.

Le elezioni anticipate del 26 gennaio erano state convocate tre mesi fa dal presidente Martin Vizcarra che al termine di un annoso braccio di ferro con l'opposizione fujimorista ha sciolto il Congresso. Il leader del Frepap è Ezequiel Jonàs Ataucusi, figlio del fondatore dell'Associazione evangelica della missione israelita del Nuovo patto universale (Aeminpu), Ezequiel Ataucusi Gamonal, autoproclamatosi il 'Cristo d'Occidente'.

La setta messianica creata nel 1968 - meglio nota come 'Los Israelitas' - ha fini essenzialmente religiosi, ma in diverse regioni del Perù, come nello Ucayali, in Amazzonia, rappresenta la principale base elettorale del Fronte popolare agricolo del Perù. Fino a pochi mesi fa era considerata un gruppo marginale per non dire folcloristico, con i loro membri che ricordano personaggi tipici della Natività: capelli lunghi e barba per gli uomini, vestiti lunghi e velo per le donne.

Una bara di vetro per il fondatore

Per decenni Ataucasi ha mischiato Vecchio Testamento e riferimenti all'impero Inca, insegnando ai suoi discepoli che il Perù fosse la terra promessa. Alla sua morte, nel 2000, i suoi seguaci lo hanno messo in un cofanetto di vetro, aspettando invano la sua risurrezione. Forte di questa aureola religiosa Ezequiel Jonàs è riuscito a conquistare la fiducia di un numero crescente di peruviani stanchi della corruzione dilagante tra politici, convinti che un leader con una vocazione come la sua non deruberà né si farà corrompere.

"Hanno fatto una campagna bocca a bocca e porta a porta, ottenendo più voti nelle zone rurali rispetto ad altri partiti che hanno utilizzato la Tv e i social", ha analizzato Adriana Urrutia, direttore della Scuola di scienze politiche dell'Università Antonio Ruiz de Montoya a Lima. Seconda Urrutia, l'esito delle voto "è l'espressione del malcontento popolare che ha sanzionato i partiti tradizionali coinvolti nella corruzione e con poca presenza sul territorio".

E ora che stanno per prestare giuramento, i neo eletti del Fronte popolare agricolo del Perù ribadiscono che non sono disposti a scendere a compromessi sulle linee guida del loro progetto politico. "Nessuna alleanza con altri gruppi, rimozione dell'immunità parlamentare, rilancio dell'agricoltura, moralizzazione della politica e della società, no a matrimoni gay e niente diritti per persone Lgbt" ha annunciato il deputato Wilmer Cayllahua. Mentre l'organismo elettorale ha comunicato gli insoliti risultati delle legislative, è tornata in carcere la leader di opposizione Keiko Fujimori, liberata lo scorso novembre dopo una detenzione di 13 mesi, in attesa del processo per corruzione e riciclaggio.