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Possibile stretta sugli affitti brevi, la risposta di un big del settore

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Un emendamento presentato alla Camera dal Pd punta ad inserire nel decreto Milleproroghe una nuova arma a disposizione dei Comuni: la possibilità di consentire l’affitto turistico per brevi periodo solo a fronte del rilascio di una licenza. Fatto che lascerebbe all’amministrazione comunale un controllo sul tetto massimo delle abitazioni affittabili tramite questo sistema. Non un obbligo, dunque, ma una facoltà della quale i Comuni potrebbero avvalersi nel caso in cui, ad esempio, una sovrabbondanza di case affittate per brevi periodi rendesse scarsa e costosa l’offerta di abitazioni destinate ad inquilini stabili.

Il caso eclatante di New York

E’ fatto noto che in alcune grandi città globali come New York l’affitto tramite piattaforme di sharing economy sia stato drasticamente regolato proprio per evitare l’impatto sul mercato degli affitti di lungo periodo. Ma anche per un’altra ragione: la diffusione di questo business, secondo l’amministrazione De Blasio, rischia di svuotare interi palazzi per trasformarli in dormitori per turisti. Non solo un danno al settore alberghiero tradizionale, ma anche, si dice, un danno alla natura dei quartieri.

La risposta di CleanBnB

Secondo Francesco Zorgno, presidente di CleanBnB, società quotata sull’AIM e specializzata nella gestione e messa a reddito delle abitazioni per conto dei proprietari, la situazione immobiliare italiana non sarebbe tale da destare preoccupazione:

“Gli immobili in affitto breve sono una percentuale veramente modesta rispetto agli immobili in affitto tradizionale e, soprattutto, a quelli che restano sfitti. Siamo quindi ben lontani dalla saturazione del mercato”. Secondo Zorgno, intervenuto in una nota, la gran parte delle case affidate agli affitti brevi sono “seconde case acquistate per le vacanze che per varie regioni non si riesce più a sfruttare o di abitazioni ereditate”. Abitazioni che secondo il presidente di CleanBnB resterebbero sfitte: “si stima che siano circa 7mila a Firenze, 42mila a Palermo, 60mila a Torino, 70mila a Milano e oltre 200mila a Roma”.

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate e dal Dipartimento Finanze del Mef, le famiglie italiane posseggono 6,2 milioni di “seconde case” a disposizione: si tratta circa di un decimo del totale delle case di proprietà delle famiglie. Le case affittate, invece, sono 6 milioni. Il bacino complessivo cui attingere nella messa a reddito delle case sfitte sembra ancora ampio, benché non si possa escludere che in futuro alcune realtà particolarmente richieste sotto il profilo turistico potrebbero soffrire di una carenza di abitazioni disponibili per affitti di breve periodo.