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Da Imu e Tasi, 10,3 miliardi in più nelle casse dello Stato con saldo di dicembre

Il 16 dicembre i proprietari di seconde case verseranno allo Stato altri 10.,3 miliardi di tasse. Il conto Imu e Tasi sale così a 20,5 miliardi nel 2019.

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Se la manovra finanziaria 2020 vale circa 32 miliardi, la patrimoniale ricorrente di Imu e Tasi sulla casa costa ai proprietari 20,5 miliardi all’anno. Non solo, le imposte sulla casa hanno anche avuto l’effetto di far scendere il mercato immobiliare, in Italia, più che altrove, dove – secondo l’Eurostat – il prezzo medio delle case non si è più risollevato da 10 anni a questa parte, a differenza di Francia, Spagna e Germania dove il trend è in timida crescita.

Il quadro è impietoso perché gli italiani, tradizionalmente risparmiatori e investitori nel mattone, si vedono oggi massacrati dal fisco al punto che, a fronte di situazioni economiche difficoltose, molti non riescono più a pagare le tasse sulla casa. E non parliamo di immobiliaristi o di ricchi proprietari di case, uffici o terreni, ma di gente comune che ha lavorato una vita per comprarsi un secondo appartamento da sfruttare per andare in vacanza o da lasciare ai figli.

Sono 25 milioni gli italiani proprietari di seconde case

Stando a quanto emerge dal Rapporto Imu/Tasi 2019, elaborato dal Servizio Politiche Territoriali della Uil, sono oltre 25 milioni in Italia i proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale. Il 41% sono lavoratori dipendenti e pensionati e dovranno presentarsi alla “cassa” per l’Imu/Tasi per pagare il saldo del prossimo 16 dicembre. In tutto, 10,3 miliardi di euro per un conto che a fine 2019 sarà di 20,5 miliardi di euro. “Il costo medio complessivo dell’Imu/Tasi su una seconda casa, ubicata in un capoluogo di provincia – spiega Ivana Veronese, Segretaria Confederale UIL – sarà di 1.070 euro (535 euro da versare con la rata di dicembre) con punte di oltre 2 mila euro nelle grandi città. Prendendo in considerazione i costi dell’Imu/Tasi sulle prime case cosiddette di lusso (abitazioni signorili, ville e castelli), sempre ubicate in un capoluogo di provincia, il costo medio sarà di 2.610 euro annui (1.305 euro per il saldo di dicembre), con punte di oltre 6 mila euro”.

Aliquota media Imu e Tasi al 10,4 per mille

Chi possiede una seconda pertinenza dell’abitazione principale della stessa categoria catastale (cantine, garage, posti auto, tettoie) verserà l’Imu/Tasi con l’aliquota delle seconde case, con un costo medio annuo di 56 euro (28 euro a saldo), con punte di 110 euro annui.

La media dell’aliquota applicata per le seconde case tra Imu e Tasi – aggiunge Veronese – ammonta al 10,4 per mille. In molti Comuni (480 municipi di cui 18 città capoluogo di provincia) è in vigore “l’addizionale Tasi”, fino a un massimo dello 0,8 per mille, introdotta per finanziare negli scorsi anni le detrazioni per le abitazioni principali, così da portare in questi Comuni l’aliquota fino all’11,4 per mille”.

234 Comuni hanno alzato le aliquote Imu

In oltre 234 Comuni, quest’anno, le aliquote sono state riviste al rialzo, tra cui 4 città capoluogo di provincia (Torino, La Spezia, Pordenone e Avellino). In particolare, ad Avellino l’aliquota tra Imu e Tasi per le seconde case e altri immobili sale dal 10,5 al 10,6 per mille; a Torino alcune aliquote sono state modificate e, in particolare, l’aliquota sulle case affittate a canone concordato sale dal 5,75 al 7,08 per mille, mentre quella a canone libero dall’8,6 al 9,6 per mille; a La Spezia, sempre sulle case affittate a canone concordato, l’aliquota sale dal 4,6 al 6 per mille; a Pordenone, sui negozi sfitti, l’aliquota sale al 10,6 per mille. Di segno opposto le scelte fatte a Firenze, Grosseto, Pavia, Lucca, Taranto, Biella, Vercelli dove le aliquote scendono.

Dove si paga di più l’Imu

Secondo i risultati del rapporto, al saldo di fine anno, i costi più alti in valore assoluto per una seconda casa di proprietà si registrano a Roma con 2.064 euro medi; Milano, con 2.040 euro; Bologna con 2.038 euro; Genova con 1.775 euro e Torino con 1.745 euro. Valori più “contenuti”, invece, ad Asti, con un costo medio di 580 euro; a Gorizia con 582 euro; a Catanzaro con 659 euro; a Crotone con 672 euro e a Sondrio con 674 euro. Per una seconda pertinenza della stessa categoria catastale a Roma si pagano mediamente 110 euro annui; a Milano 99 euro; a Bologna 96 euro; a Firenze e Napoli 95 euro.

Le addizionali sulla Tasi

Infine, 18 città capoluogo hanno confermato l’addizionale della Tasi sugli altri immobili per cui, in questi Comuni, le aliquote superano quella massima dell’Imu (10,6 per mille). In particolare, Roma, Milano, Ascoli, Brescia, Brindisi, Matera, Modena, Potenza, Rieti, Savona, Verona hanno scelto l’aliquota dell’11,4 per mille; Macerata l’11,3 per mille; Terni e Siena l’11,2 per mille; Lecce, Massa e Venezia l’11 per mille; Agrigento il 10,9 per mille. Altre 72 città capoluogo, sempre sulle seconde case, applicano l’aliquota del 10,6 per mille tra cui Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Bari. In 12 città capoluogo le aliquote sono sotto la soglia massima.

Imu e Tasi insieme dal 2020, ma senza aumenti

“In conclusione, i Comuni che hanno aumentato quest’anno le aliquote, dopo tre anni di blocco, non sono molti – commenta Veronese -. Dobbiamo, però, ricordare che nella maggior parte dei capoluoghi di provincia le aliquote erano già al massimo e che, nel 2019, quasi 4.000 Comuni sono andati al voto, appuntamento in prossimità del quale difficilmente vengono alzate le tasse. Siamo d’accordo sull’unificazione dell’Imu con la Tasi in quanto, venendo meno il concetto di “tassa sui servizi”, riteniamo corretta la semplificazione del meccanismo con la creazione di un’imposta unica, a maggior ragione dato che Imu e Tasi agiscono sulla stessa base imponibile. Tuttavia, non comprendiamo del tutto l’aumento dell’aliquota base dal 7,6 all’8,6 per mille”.