Piazza Affari termina in rosso di quasi l’1%, Stm tra i pochi segni più
by simone borghiChiusura di seduta da dimenticare per Piazza Affari. L’indice Ftse Mib archivia le contrattazioni in calo dello -0,97% a 22.956,9 punti, azzerando tutti i guadagni di venerdì scorso. Gli investitori si muovono cauti in attesa di sviluppi sul fronte commerciale Usa-Cina prima della scadenza del 15 dicembre quando è prevista la partenza di nuovi dazi. Il peso della guerra commerciale ha continuato a farsi sentire in Cina, con le esportazioni che a novembre sono scese dell’1,1% e quelle verso Oltreoceano che sono crollate del 23%. Secondo quanto ha riportato da Financial Times, la Cina, al fine di ridurre la dipendenza dai prodotti esteri, si è posta l’obiettivo di sostituire interamente la tecnologia straniera (software, computer, etc.) degli uffici pubblici nel prossimo anno triennio. Cautela anche in vista della riunione di politica monetaria della Fed, in agenda mercoledì.
Sul fronte nazionale gli occhi restano puntati sulla Manovra che si prepara questa settimana alla volata finale al Senato, con il via libera definitivo che potrebbe arrivare prima di Natale. Il tutto in una settimana che vede Christine Lagarde al debutto giovedì prossimo nel primo meeting da presidente della Bce.
Tornando a Piazza Affari, Stm chiude in vetta al Ftse Mib con un rialzo di circa mezzo punto percentuale. Segni più anche per Saipem, Tenaris e Atlantia.
Poco sopra la parità UniCredit che resta sotto i fari del mercato e raccoglie indicazioni positive da parte degli analisti, in particolare da quelli di Ubs che hanno portato il rating a buy dal precedente neutral. Anche Goldman Sachs ha confermato la valutazione di acquisto e ha alzato il target price a 17,5 euro da 16,9.
Forti vendite su Enel (-1,5%) dopo che il Corriere della Sera ha sottolineato che Francesco Starace, attuale CEO di Enel, potrebbe ottenere la riconferma considerato il sostegno generalizzato sul fronte politico.
I peggiori del listino principale sono Ferragamo, Azimut e Recordati che cedono un oltre 3 punti percentuale.