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Il piccolo sostenuto a galla da un adulto in una foto dei giorni scorsi. Fotografia di Rossella Bozzano

Orche di Genova, morto il piccolo

Le orche non riprendono il largo, caso più unico che raro nel Mediterraneo, e all'appello ora manca il piccolo che era stato sostenuto a galla dagli adulti nei giorni scorsi

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Le vicende del “pod” di orche che da ormai nove giorni sta nuotando di fronte al porto commerciale di Prà - Voltri, nel Golfo di Genova, dopo aver catalizzato le attenzioni dei media italiani, ha varcato i confini della penisola. Se ne parla anche fra i massimi esperti mondiali di cetacei ed orche, riuniti nella Conferenza internazionale sui mammiferi marini, in corso di svolgimento a Barcellona.

Se le apparizioni di questi grandi odontoceti nel bacino erano sporadiche, mai era accaduto che un gruppo di orche risiedesse così a lungo in una determinata zona nel mar Mediterraneo, peraltro potendo essere studiate ed osservate a breve distanza dalla costa ed in un'area fortemente antropizzata. Gli esemplari del pod sono sempre quattro: un maschio, una femmina ed altre due probabili femmine. All'appello, manca il piccolo che era stato visto nuotare nel gruppo con una certa difficoltà e che ha smesso di respirare nei giorni scorsi. Così come osservato in pod di altri mari, anche stavolta, nonostante la probabile consapevolezza della morte, la madre lo ha sostenuto a galla, sperando che si potesse riprendere.

In queste immagini aeree della Guardia Costiera, girate il 7 dicembre, si vede il piccolo riverso e ormai privo di vita, tenuto a galla da un adulto, probabilmente la madre

Una dimostrazione evidente del forte istinto materno che contraddistingue questi animali, caratterizzati da importanti legami sociali e familiari che durano una vita. Gli stessi che potrebbero portare le orche a stazionare ancora per giorni di fronte al porto ligure, considerando che un altro piccolo è stato visto al loro arrivo nelle acque genovesi e che sarebbe anch'esso deceduto. Circostanze che preoccupano non poco osservatori e studiosi, con gli occhi fissi sulle pinne nere delle orche, sugli spostamenti e sul loro stato di salute.

Oltre all'evidente stress, sarebbe stato notato un certo deperimento fisico, probabilmente dovuto alla scarsa alimentazione. La situazione potrebbe sbloccarsi solo quando l'esigenza nutritiva prevarrà sull'istinto familiare e le orche riprenderanno definitivamente il largo. Tra le variabili, va considerato anche l'indebolimento dovuto ad eventuali patologie. Per avere risposte in merito, appena sarà possibile, si prevede di recuperare il corpo affondato del piccolo e compiere analisi sulla sua carcassa.

Ogni azione in mare è controllata della Guardia Costiera di Genova, che sta monitorando l'area da giorni, impedendo l'avvicinamento alla cosiddetta “zona di precauzione” ai non autorizzati. Un team composto da esperti dell’Acquario di Genova e dell’Istituto Tethys, osservatori di Whalewatch Genova Golfo Paradiso e dai ricercatori della Sezione di Genova dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e del Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova, hanno calato in mare idrofoni per registrare le vocalizzazioni emesse dai cetacei.
Lo scopo, è confrontare tali suoni con quelli registrati altrove, dove la presenza delle orche è regolare, per tentare di capire da quale zona provengano questi individui. La stima è che giungano da quella atlantica, adiacente lo stretto di Gibilterra. Delle orche, in date diverse a novembre sono state avvistate nelle acque spagnole di Cartagena e Formentera, ed in quelle italiane del canale di San Pietro di fronte a Carloforte, ma per capire se si tratta degli stessi esemplari del golfo ligure occorrerà disporre di dati certi sull'identificazione dei singoli esemplari.