Paragone vota no

La bozza di risoluzione per la riforma del Mes non piace al senatore dissidente. Lannutti freddo, Giarrusso invece dice sì. Ancora 48 ore per evitare che il governo vada sotto

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Simona Granati - Corbis via Getty Images

“Una raffinata presa in giro”. Gianluigi Paragone è deciso a dare battaglia al Senato, quando mercoledì il voto sulla risoluzione di maggioranza sul Consiglio europeo rischia di diventare una conta sul Mes. I numeri sono risicati, e una manciata di defezioni possono mettere a serio rischio la tenuta del governo. Il senatore 5 stelle ha letto le anticipazioni sulla bozza di maggioranza. Il senso: via libera alle modifiche al Fondo salva stati, ma solo dopo le modifiche delle clausole sulla ristrutturazione del debito. “Ma la sostanza è la stessa – va giù duro Paragone contattato da Huffpost – Il Mes resta sempre un modo per depotenziare i governi. Se il M5s ha deciso di giocare di rimessa con il Pd lo faccia, io resto fedele al programma elettorale”.

“Se tutti i falchi del Nord mi dicono di fidarsi del Mes io ci starei attento – continua il senatore – L’errore che il Movimento sta commettendo è rifiutare la politica per rifugiarsi nella tecnica normativa. Bisogna invece cominciare a destrutturare l’impianto Ue se si vuole costruire l’Europa dei popoli e non della finanza come è oggi”. Che il clima sia caldo lo dimostra un dettaglio del vertice tenuto stamattina in presenza del ministro degli Affari europei Enzo Amendola. I delegati dei partiti hanno ricevuto in mano il testo. L’hanno discusso, valutato, emendato. “Ora riconsegnatelo”, è stato detto alla fine. Un clima di segretezza che ben restituisce l’equilibrio fragile su cui sta in piedi l’esecutivo.

Nonostante la mordacchia la bozza – che Huffpost ha avuto modo di leggere – è filtrata, e sta infiammando la discussione politica. Se rimarrà così, Paragone darà pollice verso: “Votando questa risoluzione tradirei quegli elettori che chiedevano un’inversione a U rispetto alle solite regole di Bruxelles. Qui vedo solo un altro tipo di inversione a U… E penso di non essere il solo a vederla, se continuiamo a cedere elettori”. Il pallottoliere di Palazzo Madama registra almeno sette o otto pentastellati assai critici. Ne basterebbero un paio in più per rischiare l’incidente. Il dissenso di uno di loro potrebbe essere rientrato. Mario Giarrusso, considerato tra i più battaglieri sul tema, dice a Huffpost che il testo è “accettabile”. Un altro dei frondisti dichiarati, Elio Lannutti, è lapidariamente gelido: “Non rilascio dichiarazioni”. Mancano ancora 48 ore per blindare la maggioranza. Una corsa contro il tempo. E contro le sirene di Salvini.