'Save me!', a Roma il Cristo 'contemporaneo' di Howtan Re
di Ilaria Floris"Il mio Cristo è un Profeta contemporaneo, un mistico con i piedi nel qui e ora. E' attuale, soffre, ama e lotta. Ha bisogno di me, ha bisogno di tutti noi per difendere i diritti fondamentali". Così l'artista persiano Howtan Re descrive all'Adnkronos la sua nuova personale, dal titolo 'Save me!', in mostra all' Howtan Space di Roma (via dell'Arco de' Ginnasi) da mercoledì 11 dicembre al prossimo 14 febbraio.
Una grande parete-schermo allestita con 14 sculture, cuore della mostra, in dialogo con una scritta al neon. Tutta l’ambientazione di questa personale ha carattere spirituale ed etico basato su una concettualità che esprime concordia e pacificazione, e che intende riportare al centro l’umanità. "E' con l'arte -spiega l'artista, reduce da una clamorosa vendita all'asta Casa del Babuino di una delle sue più celebri opere, la 'testa' di un Cristo rosso sangue- che io riesco ad esprimermi. Da sempre. Non ci sono barriere sociali, economiche, di genere oche l'arte non possa superare".
Alla luce del preoccupante scenario politico mondiale, dell'imbarbarimento dell'uomo contemporaneo, del ritorno all'uso delle religioni come motivo di odio e discordia, il gesto di un artista, nato in Persia, formatosi in Europa e negli Stati Uniti, appare ancora più forte. Non è un caso, infatti, che le sculture abbiano le fattezze di Cristo, che nella storia d’appartenenza di Howtan Re rappresenta il Profeta.
L’artista, ormai italiano d’adozione, usa in questo lavoro una delle icone più riconoscibili e onnipresenti della cultura dell'occidente. Così, inevitabilmente, Howtan ne fa una bandiera del credere che supera pertinenze di esclusività della fede, per diventare simbolo di condivisione e di conciliazione. Le sculture di Howtan Re presentano un Cristo che fonde armoniosamente maschile e femminile, una figura umana ma perfetta; ogni Cristo è diverso, ogni Cristo ha una corona di spine e compie il suo estremo atto di sacrificio contro ogni forma di ingiustizia e discriminazione.
Praticando una scelta creativa e poetica, ironica e provocatoria, l’autore dettaglia un’analisi per lui necessaria e come sempre basata sul rapporto tra personale e sociale, in cui sono riassunte le impellenze della sua narrazione artistica. Sono 14 le sculture, come le 14 stazioni della Via Crucis che in dialogo con una scritta emblematica palesano una richiesta di aiuto ribaltata: è Cristo a reclamare il sostegno dell'uomo affinché salvaguardi il suo messaggio. Quest'opera è una riflessione sulla perdita di umanità e spiritualità, laica o religiosa che sia.