Mattarella contro l’evasione: “Senza aumenterebbero le pensioni”. Sarebbe Bengodi?

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Parlando ad una platea di studenti ospiti del Quirinale, Sergio Mattarella spiega come bisogna abbattere la cultura dell’evasione per avere una società più equa.

Uno dei punti cardine di questo governo Conte bis è la lotta all’evasione fiscale. Il Presidente del Consiglio Conte ha più volte ribadito che bisogna aumentare gli sforzi per contrastarla, ma anche voluto mettere delle misure premio per quegli italiani che pagano regolarmente le tasse. Insomma uno degli imperativi del 2020 sarà il contrasto agli evasori, nella speranza di poter abbattere le percentuali di nero e l’ostinazione di alcuni italiani a non pagare le tasse.

Dell’argomento ha parlato quest’oggi anche Sergio Mattarella dinnanzi ad una platea di giovanissimi studenti, oggi ospiti in Quirinale. Il Presidente della Repubblica ha risposto ad una precisa domanda di uno degli invitati che gli chiedeva cosa pensasse dell’evasione: “Una cosa davvero indecente, perché i servizi comuni, la vita comune è regolata dalle spese pubbliche. Se io mi sottraggo al mio dovere di contribuire sto sfruttando quello che gli altri pagano, con le tasse che pagano”. A suo avviso si tratta sì di un problema di norme e misure, ma è soprattutto una questione di mentalità errata da parte degli italiani.

La lezione sull’evasione di Mattarella

Per fare capire ai giovani presenti quanto incide l’evasione sulle casse dello Stato e su quelle degli italiani, il Presidente della Repubblica offre loro un dato che non lascia adito a dubbi: “L’evasione fiscale è calcolata nell’ultimo documento ufficiale dell’anno passato circa 119 miliardi di euro: una somma enorme”. Viene da sé, ma ci tiene a precisarlo Mattarella, che se non mancasse quella cifra si potrebbero migliorare tante cose, tra cui il carico di tasse che sono costretti a pagare gli italiani, gli stipendi e le pensioni.

Ancora una volta il problema risiede in norme e contromisure, ma soprattutto in una mentalità sbagliata, infatti Mattarella conclude dicendo che bisogna capire come: “in un’associazione, in una società, in una convivenza, se non si contribuisce tutti allo sforzo comune, c’è chi lo fa con onestà e c’è chi lo fa sfruttando quanto gli altri fanno. E questo non è giusto”.