AXA Investment Managers, nel 2020 conviene continuare a investire in azioni
by di Gilles Guibout, gestore del fondo PIR AXA WF Framlington Italy, AXA Investment ManagersNel 2019 il mercato italiano ha sorpreso, facendo meglio delle attese. Le large cap più legate al mercato domestico hanno beneficiato della discesa del Btp. Per il 2020 le azioni dovrebbero continuare a offrire una buona performance, soprattutto se arriva il nuovo decreto sui PIR, e bisognerà puntare sugli utili
La sorpresa dell’anno è stato il fatto che l’Italia ha fatto molto meglio delle attese. Il movimento del mercato è stato ampiamente guidato dall’andamento dei tassi che sono scesi già nel primo semestre, discesa che si è amplificata con il cambio di governo (Conte 2). A inizio anno, infatti, il Btp era su livelli massimi, a 280 punti base, poi a fine giugno è sceso a 230 punti base. Vista l’incertezza sull’esecutivo che si è formato dopo le elezioni (Lega-Movimento 5 Stelle), nessuno si aspettava una tale discesa del Btp.
Il mercato ha favorito soprattutto le società influenzate dai tassi, cioè principalmente large cap domestiche, sorprendendo molti osservatori. Noi abbiamo puntato su società più internazionali perché non volevamo essere esposti al rischio della politica italiana. A fine anno abbiamo assistito a un rally dei titoli più ciclici, una volta rientrato il rischio politico, sia italiano e sia internazionale. Inoltre, la proposta del nuovo governo di tornare sulla vecchia normativa PIR con alcune modifiche (come l’inserimento dell’obbligo di investire in un 3,5% di small cap) ha fatto in modo che anche le small cap mettessero a segno una performance brillante a novembre. I titoli dello STAR hanno registrato un progresso del 12,3% rispetto al mese precedente, mentre il Ftse Italia All Share è salito del 3,3%. Nel giro di un mese quindi le small cap hanno recuperato tutto quanto avevano perso.
In un contesto di mercati in rialzo, l’Italia – come spesso accade – ha fatto da amplificatore della zona euro. A fine novembre l’indice EuroStoxx ha guadagnato il 20,3%, mentre il Ftse Mib ha archiviato la migliore performance con un 24%. Il Ftse Italia All Share con il dividendo reinvestito ha guadagnato il 30,3%, cinque punti in più dell’EuroStoxx con dividendo reinvestito (25,27%).
Non ci aspettiamo un cambio di trend da qui a fine anno, anche se il mercato resta sempre esposto ai tweet del presidente americano Donald Trump. Se, come tutti si aspettano, viene firmato l’accordo con la Cina e nel Regno Unito vincono i conservatori, non ci saranno grandi movimenti. A questo si aggiunga il fatto che, quando si vende, poi bisogna reinvestire e oggi le alternative alle azioni sono poche. Il mercato azionario resta su valutazioni non tirate e paga una cedola del 4,26%, e con i tassi a zero i titoli azionari risultano l’alternativa più conveniente.
Visto che per il 2020 non ci aspettiamo né una forte crescita, né un crollo, riteniamo che non sia arrivato il momento per vendere. Anzi, se il clima sul lato politico migliora e se si conferma la volontà di raggiungere un’unione bancaria in Europa, sarebbe un’ottima notizia per l’eurozona e soprattutto per l’Italia. Inoltre, se sarà approvato il decreto sui nuovi PIR, il trend sulle azioni dovrebbe continuare ad essere positivo, specie con i tassi che restano cari.
Il nostro scenario dunque prevede tassi bassi, decelerazione della crescita, ma comunque crescita. In questo contesto le azioni dovrebbero continuare a offrire una buona performance. Tuttavia, con i tassi quasi a zero, la “componente Btp” del mercato, che nel 2019 ha dato un forte contributo alla performance, non sarà in grado di fare altrettanto nel 2020. Le utilities, infatti, che salgono quando i Btp scendono, quest’anno sono state l’elemento che maggiormente ha contribuito al rialzo.
Infine, se dovesse esserci un ritorno dell’incertezza, questi titoli potrebbero soffrire. Nel 2020 bisognerà puntare quindi su fattori micro, come l’aumento degli utili societari, piuttosto che su fattori macro legati all’andamento del Btp. Nel nostro scenario vediamo il rischio di un rialzo inatteso dei tassi di mercato legato per esempio a imprevisti default nel segmento del credito.
In portafoglio abbiamo società i cui utili attesi sono mediamente al 9%, mentre la crescita attesa degli utili per il mercato aggregato è del 7%. Per la crescita ci concentriamo su titoli come DoValue , Amplifon , Prysmian , Nexi , società che hanno una crescita attesa superiore al 20%.