Se alla Patrimoniale ci arrivano pure in Germania…

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PhotoAlto/Frederic Cirou via Getty Images

È notizia di questi ultimi giorni che la Spd in Germania stia proponendo al governo di Angela Merkel una patrimoniale dell′1% sui patrimoni superiori ai 2 milioni di euro. Si badi bene, parliamo di un partito socialdemocratico, che ha condiviso molti degli ultimi anni di governo di larghe intese in Germania e in Europa, non certo di un covo di estremisti. La Spd è l’equivalente del Pd, per intenderci, e scusate se sono così didascalico, ma penso sia necessario per disegnare con chiarezza lo scenario che si profila.

Persino in Germania, quindi, si è aperto un dibattito sull’insostenibilità delle disuguaglianze economiche e sociali che la crisi e le risposte sbagliate alla crisi hanno prodotto e continuano a produrre. C’è un dato incontrovertibile su cui ormai persino il mondo accademico più vicino al capitalismo finanziario concorda: l’attuale sistema economico è concepito per produrre disuguaglianze.

La peculiare forma con cui si produce ricchezza nel mondo determina che ci siano milioni di persone che pur lavorando hanno enormi difficoltà a vivere e tirare avanti, e qualche migliaio di persone, invece, che continua a fare profitti e accumulare ricchezze smisurate, a volte usufruendo del lavoro della massa, a volte e più spesso senza che nemmeno sia contemplata la forza lavoro in forma classica, come l’abbiamo conosciuta nel ’900.

Si tratta, come è noto, dei meccanismi di accumulo garantiti dalla finanziarizzazione dell’economia. Una società che voglia guardare al futuro, alla sostenibilità di ciò che produce e persino alla tenuta delle forme democratiche liberali che sono state costruite, ha il dovere di interrogarsi su come la ricchezza venga ormai prodotta e sugli eventi che i meccanismi accumulativi hanno sulla vita delle persone e delle comunità.

Soprattutto in un periodo in cui quasi tutta la politica ha assunto l’austerity come un dogma e considera gli investimenti pubblici come il diavolo da sconfiggere. Progressivamente hanno confezionato il capolavoro di depotenziare il sistema pubblico, nei suoi compiti di regolazione dei mercati e di riequilibro delle storture dai mercati prodotti, e di rendere la politica ancillare alle determinazioni economiche stabilite da quei mondi accademici che oggi piangono sul latte versato.

Se non si interviene subito, gli effetti a cascata delle disuguaglianze e della disperazione economica di milioni di persona, condurranno a esiti politici catastrofici di cui già si vedono i primi segnali. Da dove si pensa salti fuori la voglia dell’uomo forte in Italia di cui parlano i recenti sondaggi?

È il momento che anche in Italia si possa parlare con chiarezza e decisione della necessità di una patrimoniale, che rimetta in equilibrio le cose. C’è una forza politica che ne parla, noi, e tutte le volte che lo facciamo veniamo bollati come estremisti dalla grande stampa, dal mondo politico e dai soliti commentatori “disinteressati” che minimizzano il dramma di un ceto medio che pur lavorando continua a impoverirsi, a vantaggio di pochissimi che diventano sempre più ricchi.

Abbiamo un piano e l’abbiamo proposto: una tassa del 1,5% per coloro che hanno patrimoni superiori ai 4 milioni di euro. Con quelle risorse potremmo garantire una pensione ai giovani precari, fare investimenti nella formazione e nel sistema sanitario e avviare una seria riconversione ecologica del nostro sistema produttivo. Noi continueremo a batterci, prima o poi ce la faremo.