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Toyota, occhio di riguardo per la Cina

Il marchio giapponese opererà una scissione tra le sue operazioni asiatiche e quelle cinesi, atto che darà grande importanza al mercato interno alla Grande Muraglia

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Tutti i grandi costruttori si sfidano dentro i confini della Grande Muraglia, e Toyota non può e non vuole essere da meno. Oltre alle fabbriche costruite, alle joint-venture annunciate, ai modelli venduti, anche un gesto manageriale può sottendere una maggiore attenzione al grande mercato cinese.

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I giapponesi avevano una divisione asiatica, ovviamente non comprendente le isole nazionali, nel quale erano inserite anche le operazioni cinesi. Dal primo gennaio, in ossequio alla ristrutturazione organizzativa decisa dall’amministrazione di Toyota, la Cina verrà staccata dalla sua divisione asiatica e avrà un’importanza tutta sua.

Sarà Tarsuro Ueda, ex CEO di Toyota China e Asia, il nuovo Chief Executive Officer di Toyota China. L’operazione, dice la casa costruttrice, permetterà di prendere decisioni più tempestive sul mercato cinese; da gennaio a ottobre le vendite di Toyota sono aumentate del 7,2%, per un totale di 1 milione e 300 mila veicoli immatricolati. Si fa presto a capire cosa significa: le vendite totali globali di auto marchiate Toyota (o del gruppo) sono arrivate (a ottobre) a quota 8 milioni e la Cina è un mercato preponderante.

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I nippo-cinesi guidati da Ueda punteranno a migliorare le quote di produzione fino a superare 2 milioni di veicoli nel 2020, una cifra che raddoppierebbe lo sforzo 2019. Continueranno le partnership con CATL (produttrice di batterie), Sino-Hytec (Ricerca e Sviluppo per le celle a idrogeno), BYD, GAC e FAW; inoltre verrà rinforzata la presenza di Lexus che sta avendo un buon successo in terra cinese (+ 16,5% di vendite anno su anno nel mese di novembre).