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Tre emissioni obbligazionarie in Egitto entro giugno dopo il successo dell’eurobond

Green bond, Sukuk e cedole variabili per le prossimi emissioni in Egitto. Il Cairo alletta i mercati internazionali con rendimenti reali ancora nettamente positivi e un cambio in rafforzamento.

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L’Egitto emetterà altre tre obbligazioni entro la fine dell’anno fiscale in corso, ossia al 30 giugno 2020. Lo ha annunciato il ministro delle Finanze, Mohammed Maait, che ha fatto intendere come le emissioni potranno riguardare “green bond”, bond islamici o anche noti come “Sukuk” e bond con cedole variabili.

Nelle scorse settimane, Il Cairo ha emesso eurobond in dollari per il valore di 2 miliardi e suddivisi in tre tranche. Quella con scadenza a 4 anni ha esitato un rendimento del 4,55%, sui 12 anni al 7,05% e sui 40 anni all’8,15%. Quest’ultima è stata l’obbligazione più lunga emessa sinora in Africa e Medio Oriente. E a conferma del successo, gli ordini che si sono attestati a 14,5 miliardi di dollari, oltre 7 volte l’importo offerto.

Nuove emissioni di bond in dollari in Egitto, sentiment positivo sui mercati

L’Egitto sta attirando capitali di tutto il mondo per le prospettive positive della sua economia. A novembre, la banca centrale ha tagliato di altri 100 punti base i tassi, abbassandoli al 12,25%. Avevano aperto l’anno al 16,75%. La riduzione del costo del denaro è stata resa possibile dal crollo dell’inflazione al 3,1% in ottobre, complice il rafforzamento del cambio di oltre il 10% quest’anno contro il dollaro. In termini reali, i tassi restano positivi di circa 900 bp o 9% e per quanto l’inflazione potrà risultare in risalita a fine anno per una ragione puramente statistica (“effetto base”), resta il fatto che nel mondo attualmente non si trovino paesi come rendimenti reali così positivi.

Ma serve un calo dei rendimenti più drastico

Il decennale, ad esempio, oggi offre il 14,37% e il biennale il 14,89%, in calo rispettivamente quest’anno dal 18% e dal 19,30%. Dunque, la curva delle scadenze rimane invertita, ma molto meno che a inizio 2019. Le emissioni dei prossimi mesi punteranno a coprire l’elevato deficit di bilancio, che nell’intero 2018 ha superato l’8% del pil e che dovrebbe essere tagliato poco sopra il 7%. Il debito pubblico egiziano è esploso sopra il 90% e un terzo di esso al 30 giugno scorso era stato contratto sui mercati internazionali, pari a 108,7 miliardi di dollari, in crescita del 17,3% rispetto al 30 giugno 2018.

Il cambio diventa cruciale per valutare il miglioramento delle prospettive per la sostenibilità fiscale dell’economia nordafricana.

Una lira egiziana che continuasse ad apprezzarsi ridurrebbe il costo dei beni importati, proseguendo il processo di disinflazione in corso e offrendo alla banca centrale ulteriori margini per tagliare i tassi, a tutto sostegno dei bond, i cui prezzi salirebbero e i rendimenti scenderebbero. E al contempo, renderebbe meno oneroso il pagamento delle scadenze in valute straniere, migliorando l’outlook sovrano e i conti pubblici, potenzialmente accentuando gli afflussi dei capitali dall’estero.

Del resto, Il Cairo ha estremo bisogno di abbassare proprio il costo di rifinanziamento del suo alto debito, il quale mediamente pesa per circa il 10% del pil. A questi livelli di rendimento, però, la spesa per interessi non potrà diminuire, per cui si dovrà attendere ancora un calo significativo dei rendimenti sui bond domestici e su quelli in valute straniere per dedurne una discesa sotto la doppia cifra, liberando così risorse per tagliare il deficit e magari sostenere l’economia.

Investire in obbligazioni dell’Egitto, pro e contro dopo il taglio dei tassi

giuseppe.timpone@investireoggi.it