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Foto di FILIPPO MONTEFORTE/AFP

La Lazio ha vinto come avrebbe fatto la Juventus

La squadra di Inzaghi ha subito il gioco avversario ma ha fatto girare a proprio favore tutti gli episodi decisivi.

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In un weekend che poteva essere decisivo per gli equilibri della Serie A, dato che si incontravano le prime quattro squadre in classifica, Lazio e Juventus avevano il grande vantaggio di incontrarsi dopo il pareggio tra Inter e Roma di venerdì. Entrambe le squadre potevano ambire a recuperare punti preziosi in classifica: la squadra di Sarri per la testa della classifica (persa dopo il mezzo passo falso interno con il Sassuolo), quella di Inzaghi per consolidare il terzo posto e per non interrompere la splendida striscia di 6 vittorie consecutive.

 

Le due squadre, però, sono arrivate alla partita da percorsi molto diversi. Per la Juventus proprio il pareggio con il Sassuolo ha rappresentato un primo piccolo campanello di allarme, a cui si sono aggiunti in settimana anche il grave infortunio a Sami Khedira (che resterà fuori per almeno 3 mesi) e l’indisponibilità di Ramsey. Sarri è stato costretto a scelte obbligate, a parte il ballottaggio tra Dybala e Higuain, vinto alla fine dal primo.

 

Inzaghi invece aveva tutti i suoi uomini migliori a disposizione, con Milinkovic-Savic e Luis Alberto in posizione di mezzala e, più avanti, Correa pronto ad esplorare gli spazi attorno a Ciro Immobile.

 

Proteggersi dall’avversario

Nella conferenza stampa pre-partita Maurizio Sarri aveva sottolineato la necessità di tenere lontana la Lazio dalla area di rigore della Juventus, citando il dato secondo cui la squadra di Inzaghi è la migliore d’Italia e al top in Europa per numero di passaggi filtranti che portano al tiro. Assecondando questa preoccupazione, i bianconeri hanno quindi impostato la fase di recupero palla in maniera proattiva, pressando alto l’impostazione di gioco degli avversari anche al fine di impedire il più possibile ai biancocelesti di avvicinarsi all’area di rigore.

 

Dall’altro lato, nonostante la tensione verticale del proprio gioco, la Lazio non ha disdegnato una costruzione bassa più ragionata con i tre centrali del suo 3-5-2, coinvolgendo in maniera attiva anche il portiere Strakosha. In questo modo, la squadra di Inzaghi cercava di attirare la pressione avversaria, assecondando la volontà di Simone Inzaghi di attaccare in un campo lungo dopo aver creato lo spazio alle spalle della difesa avversaria.

 

La Juventus ha trovato fin da subito diverse difficoltà nel pressare alto la difesa a tre della Lazio, non solo per l’abilità della difesa di Inzaghi di far circolare il pallone ma anche per l’inefficienza strutturale del rombo di centrocampo nell’andare a pressare i due esterni avversari. Per risolvere questi problemi Sarri ha alzato Bernardeschi su Acerbi, con Dybala e Ronaldo che erano invece orientati sugli altri due difensori. In questo modo la Juventus è stata capace di pressare ottimamente il pallone, impedendone un’uscita pulita verso Lucas Leiva e ritardando le tracce verso gli esterni, dando così modo a Bentancur e Matuidi, le migliori mezzali in pressione nella rosa bianconera, di alzarsi a tempo rispettivamente su Lulic e Lazzari.

 

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Bernardeschi si alza su Acerbi fin dentro l’area avversaria. Alle sue spalle Lucas Leiva è preso da Pjanic

 

Al contrario della Juventus, invece, la Lazio ha aspettato gli avversari nella propria metà campo e ha concesso l’impostazione bassa alla squadra di Sarri (d’altra parte, ha il terzo PPDA più alto della serie A). La priorità difensiva di Inzaghi era quella di proteggere il centro del campo, la zona statisticamente più pericolosa e verso cui era diretto il possesso della Juventus. Con Correa e Immobile vicini e le mezzali strette vicino a Lucas Leiva, la Lazio invitava la Juventus a passare dai terzini per cominciare la propria azione offensiva. Non casualmente Alex Sandro è stato il giocatore della sua squadra a giocare più passaggi (77), seguito, fino a quando è stato in campo, da Cuadrado.

 

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Gli attaccanti e i centrocampisti della Lazio proteggono il centro. I giocatori bianconeri più liberi di ricevere sono Cuadrado e Alex Sandro.

 

Per quasi tutto il primo tempo questo scontro tattico è stato in realtà vinto dalla Juventus. I bianconeri sono riusciti a mantenere il possesso (62.1% alla fine del primo tempo, 60.1% nell’intero match), muovendo con efficacia la difesa laziale e riconquistando velocemente il pallone con una buona fase di riaggressione. Seguendo un pattern consolidato, il trio d’attacco composto da Dybala, Bernadeschi e CR7 ha di fatto rinunciato ad occupare in maniera statica il centro dell’attacco, riempito dinamicamente da Bernardeschi, con Dybala libero di muoversi sul centro destra e Ronaldo dal lato opposto.

 

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Una tipica configurazione dell’attacco bianconero: CR7 e Dybala aperti, Bernardeschi centrale e profondo nel cuore della difesa avversaria.

 

La Juventus ha mosso bene il pallone soprattutto sulla sua fascia destra, la zona da cui si è resa più pericolosa e da dove ha portato il 50% dei propri attacchi, soprattutto grazie alle combinazioni tra Cuadrado, Dybala e Bentancur. Particolarmente brillante, da un punto di vista tattico, oltre che da quello tecnico, è stata la partita del centrocampista uruguaiano, capace di muoversi perfettamente all’interno dello spartito disegnato dalle richieste di Sarri. Bentancur è stato soprattutto abile a compensare il continuo movimento di Dybala, esplorando soprattutto la zona alle spalle di Luis Alberto quando quest’ultimo andava in pressione su Cuadrado.

 

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L’occasione del gol di CR7 è esemplare a descrivere la sensibilità tattica di Bentancur nel leggere gli spazi. L’uruguaiano si smarca alle spalle di Luis Alberto e riceve da Cuadrado. Serve quindi Dybala che gli viene incontro e attacca lo spazio liberato proprio dal movimento di Dybala, ricevendo il passaggio profondo di CR7.

 

Il buon possesso palla della Juventus ha generato il gol di Ronaldo e almeno un altro paio di occasioni da gol piuttosto nitide, come il colpo di testa di Bernardeschi al 15° minuto o quello di Ronaldo, dopo che lo stesso Bernardeschi aveva scartato il portiere, al 43° minuto. La gestione tecnica del pallone da parte della squadra di Sarri ha inoltre abbassato il baricentro della Lazio (in media a 41.9 metri dalla linea di porta, cioè quasi 10 metri più basso di quello della Juventus) e, grazie alla buona qualità della trasmissione del pallone e dello scaglionamento in campo, cha onsentito buone fasi di riaggressione e, più in generale, una buona transizione difensiva che ha sostanzialmente disinnescato le ripartenze degli avversari.

 

In aggiunta, il pressing offensivo bianconero è stato capace di tenere la squadra corta, risolvendo così i problemi di difesa dell’ampiezza che sorgono ogni qual volta gli avversari possono impostare comodamente dal basso. Insomma, nel primo tempo e nella prima metà del secondo la Juventus è riuscita a tenere la Lazio distante dalla propria area e ha forzato gli avversari a ben 50 lanci lunghi. La squadra di Sarri è stata inoltre in grado di recuperare 18 palloni nella metà campo avversaria (11 quelli della Lazio) e il pressing ha generato nel secondo tempo la migliore occasione per il raddoppio con Dybala.

 

I meriti della Lazio

Nonostante la brillantezza del gioco della Juventus, la Lazio ha avuto il merito di rimanere fedele al proprio piano gara e di reagire alle difficoltà aumentando l’intensità del proprio gioco, consapevole che all’interno di una partita possono esistere momenti differenti da interpretare al meglio per trarne vantaggio.

 

Una prima sliding door del match è stata sfruttata a proprio vantaggio dalla squadra di Inzaghi negli ultimi 5 minuti del primo tempo, il periodo della partita in cui la Juventus ha perso Bentancur, sfiorato il raddoppio e, infine, subito il gol della Lazio proprio allo scadere della frazione di gioco. Il gol del pareggio ha ulteriormente motivato gli uomini di Inzaghi, mentre con l’ingresso di Emre Can la Juventus ha perso fluidità tecnica proprio sulla fascia dove aveva maggiormente consolidato il possesso e sviluppato la propria manovra offensiva. E in questo modo il peggioramento della qualità della circolazione della palla ha peggiorato quella della riaggressione, lasciando più spazi alla manovra della Lazio. Per la Juventus il campo da gioco da difendere è diventato più grande creando quindi un contesto via via più favorevole al calcio della squadra di Inzaghi, che ha cominciato a prevalere sui palloni contesi e sulle seconde palle seguenti alle verticalizzazioni.

 

Pur in un ambiente tattico meno comodo che nel primo tempo, la Juventus è sembrata ancora grado di gestire il match. A ribaltare definitivamente l’inerzia della partita ci ha pensato la seconda sliding door, quella che a metà del secondo tempo ha visto Dybala non riuscire a concretizzare l’occasione del vantaggio e Cuadrado farsi espellere in maniera abbastanza ingenua.

 

Con un uomo in meno Maurizio Sarri ha rinunciato all’apporto quantitativo di Bernardeschi schierando la squadra con il 4-3-2 con Dybala e successivamente Higuain al fianco di Cristiano Ronaldo. Con la nuova disposizione in campo e con l’uomo in meno, però, la Juventus è sembrata incapace di avvicinarsi pericolosamente all’area di rigore avversaria per la mancanza di un raccordo tra centrocampo e attacco, e anche meno sicura nell’attuazione del pressing. Inevitabilmente, quindi, la Lazio ha preso nettamente il controllo tattico e mentale del match, giungendo presto al gol del 2-1 e sfiorando più volte la terza rete, ottenuta infine nei minuti di recupero.

 

Fondamentali, per la squadra di Inzaghi, sono state le prestazioni di Luis Alberto e Milinkovic-Savic, che hanno confezionato con estrema qualità il gol del raddoppio utilizzando proprio uno di quei passaggi filtranti tanto temuti da Maurizio Sarri alla vigilia. I due assist di Luis Alberto hanno evidenziato la sensibilità tecnica del piede destro dello spagnolo che, specie in occasione del raddoppio laziale, aveva davvero una ridottissima finestra spaziale per evitare l’intercetto del suo lancio da parte di De Ligt o, in alternativa, un’uscita di Szczesny. Entrambi gli assist hanno inoltre trovato un compagno piazzato alle spalle del centrale del lato debole, sfruttando perfettamente una difficoltà strutturale della difesa a zona della Juventus di Sarri, a ulteriore testimonianza della capacità della mezzala spagnola di individuare perfettamente, nel disordine della partita, gli spazi dove indirizzare i propri passaggi chiave.

 

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I due assist di Luis Alberto trovano entrambi un ricevitore posizionato nella zona tra il centrale e il terzino del lato debole.

 

Ancora una volta, quindi, il successo della Lazio si è basato sulla connessione tecnica tra Luis Alberto e Milinkovic-Savic, con lo spagnolo sempre pronto a fornire un contributo di qualità alla manovra e il serbo abile ad attaccare venendo da dietro le difese avversarie (3 gli attacchi in profondità di SMS). D’altra parte, la Lazio è una squadra che non ambisce al controllo del pallone e preferisce lasciare davanti a sé campo da attaccare, ed è inevitabile quindi che possa diventare pericolosa solo mettendo in azione con continuità in spazi ampi i suoi giocatori migliori.

 

Cosa ci ha detto Lazio-Juventus

La squadra di Inzaghi è giunta alla sua settima vittoria consecutiva, ottenendo contro la Juventus il successo più prestigioso della sua serie ancora aperta. La squadra di Inzaghi ha ulteriormente consolidato il terzo posto e avvicinato a soli 5 punti la vetta della classifica. La Lazio ha subito la Juventus per quasi tutto il primo tempo, trovando parecchie difficoltà a sfuggire al pressing bianconero, a creare serie occasioni da rete e ad arginare il possesso palla degli uomini di Sarri. Tuttavia, alzando l’intensità del proprio gioco e sfruttando alla perfezione gli episodi e il calo e le ingenuità degli avversari, sono riusciti progressivamente a dilatare il campo da gioco creando un habitat tattico più consono alle loro caratteristiche, finendo per vincere comodamente la partita nei 20 minuti finali giocati in superiorità numerica.

 

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La pass map della Lazio, molto stirata per la lunghezza del rettangolo da gioco, mostra bene come la Lazio ambisca a manovrare in un campo lungo.

 

Per affrontare i biancocelesti in questo momento di forma e con una tattica ambiziosa come quella scelta da Sarri, sarebbe servita una Juventus più precisa e soprattutto più continua di quella vista all’Olimpico. E invece i bianconeri non sono riusciti a capitalizzare il dominio del primo tempo e tatticamente hanno pagato tantissimo l’uscita di Bentancur, senza il quale non sono più riusciti a giocare in campo piccolo.

 

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Gli errori della Juventus sul calcio d’angolo che porta all’espulsione di Cuadrado, che piuttosto ingenuamente va a contrasto su Lazzari quando avrebbe potuto temporeggiare. Nella prima immagine si vede come in un corner da sinistra la Juve metta due uomini sul pallone, cinque in area e Dybala e Matuidi al limite. Nella seconda, nel corner decisivo, Dybala sulla destra e Matuidi lontanissimo, lasciano invece sguarnito il limite dell’area permettendo la ripartenza di Luis Alberto.

 

Il match dell’Olimpico testimonia una volta di più come per il gioco immaginato da Sarri sia fondamentale la qualità della circolazione del pallone e quella della pressione sul portatore di palla. Calate entrambe, la Juventus si è esposta ai contrattacchi estremamente efficaci della Lazio che pur giocando molti meno passaggi nella trequarti campo avversaria (59 la Juve, 35 la Lazio) è stata capace di raggiungere 19 volte l’area di Szczesny contro le 15 dei bianconeri.

 

Come ammesso dallo stesso Sarri nella conferenza stampa post-partita, la Juve non sembra ancora in grado di esprimere con continuità nell’arco degli interi 90 minuti il calcio progettato dal proprio allenatore, che richiede un grado di attenzione elevato e che non ammette interruzioni. Preoccupa inoltre il fatto che la qualità del gioco della Juventus sia drasticamente calata con l’uscita dal campo di Bentancur, mostrando una dipendenza forse eccessiva da alcuni giocatori proprio in un momento in cui i numerosi infortuni stanno riducendo le scelte a disposizione di Sarri.

 

Ma la cosa più preoccupante per una squadra storicamente cinica come la Juventus è soprattutto la cattiva gestione degli episodi e degli snodi cruciali del match, un difetto che sembrava non poter appartenere ai bianconeri. La squadra di Sarri, invece, si è dimostrata incapace di gestire la frazione di partita giocata in inferiorità numerica, in cui la Lazio ha raggiunto il vantaggio e ha addirittura rischiato di dilagare. Per una piazza esigente come quella bianconera, l’affinamento tattico del gioco di Sarri non può essere sufficiente per sostenere le ambizioni di una squadra che ambisce esplicitamente a vincere tutte le competizioni a cui partecipa. E soprattutto nella fase ad eliminazione diretta della Champions League, qualità intangibili come la gestione degli episodi sarà decisiva per arrivare fino in fondo.

 

Proprio queste qualità sembrano invece contraddistinguere la Lazio di Inzaghi, che anche nei momenti di maggiore sofferenza sembra comunque mantenere un istinto predatore nell’avvertire le debolezze dell’avversario e nel sfruttarle a proprio vantaggio. Caratteristica che la inserisce nella tradizione tattica italiana, che l’allenatore biancoceleste ha contaminato con alcuni principi del gioco di posizione. Un esperimento riuscito, e che ci sta restituendo alcuni dei migliori giocatori del campionato, al di là di come andrà a finire questo incredibile momento di forma.