Poison Fairies - La Guerra dei Moryan: la recensione della trilogia urban fantasy italiana | Cultura Pop

Luca Tarenzi è uno degli scrittori di urban fantasy più famosi in Italia. Autore di romanzi come Quando il diavolo ti accarezza e Di metallo e stelle – L’apprendista di Leonardo, torna con una trilogia, dal nome di Poison Fairies, che ha il suo inizio nel 2015 con il primo capitolo dal titolo La guerra della discarica e la sua fine nel 2018 con il capitolo dal nome La cosa più pericolosa. Grazie al grande successo avuto, recentemente Acheron Books ha realizzato un volume unico che racchiude tutta l’intera trilogia: Poison Fairies – La Guerra dei Moryan.

Un urban fantasy fresco e originale

Poison Fairies è la prima e, al momento, unica trilogia realizzata da Tarenzi e racconta la storia di un minuscolo popolo chiamato Moryan che vive nelle discariche di rifiuti realizzate dagli umani. La vita è ogni giorno molto dura a causa di pericoli mortali come i gabbiani, le innumerevoli difficoltà per procurarsi il cibo e le guerre con le altre tribù del Piccolo Popolo. Da tempo, infatti, risuonano i tamburi di guerra e l’ultimo furto di una batteria per auto da parte di Cruna, Disgelo e Verderame ai danni degli odiati ed aggressivi Boggart è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’equilibrio è posto da Re Albedo, ma quando il conflitto raggiunge la sanguinaria tribù dei Silfi, non c’è più nulla da fare. Si dà inizio ad un tutti contro tutti senza tregua che porta alla distruzione di secolari alleanze e alla creazione di nuove, ritornano vecchi nemici e si arriva a chiedere aiuto ai Sotterranei. Il Piccolo Popolo sembra giunto alla fine, ma un nemico comune potrebbe riappacificare la situazione: gli Umani.

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L’ambientazione è molto inusuale per un classico fantasy perché, di fatto, ci troviamo sulla Terra, in un luogo non ben specificato geograficamente, ed esattamente all’interno di una discarica. Il fatto che il luogo non sia ben specificato è una novità da parte di Terenzi che finora ha sempre ambientato le sue opere urban fantasy in città come Milano, Amsterdam e Londra. In questo caso, invece, ci troviamo all’interno di una discarica popolata da essere fatati e incredibilmente piccoli. Questi formano il popolo dei Moryan da sempre in lotta tra le differenti tribù per delimitare i confini della discarica. Si tratta, quindi, di un popolo ormai arrivato al collasso anche a causa della mancanza di cibo, all’imminente arrivo dell’inverno e alla costante minaccia degli umani.

Poison Fairies: il primo romanzo

Dato che si tratta di una trilogia, partiamo con la breve analisi del primo libro: La guerra della discarica. In questo primo romanzo, il lettore viene catapultato all’interno del mondo fantastico popolato dai Moryan e fa la conoscenza dei protagonisti principali del racconto: Albedo, il re dei Goblin che è salito al potere in circostanze misteriose dopo la morte del padre; Cruna, la sorella ribelle e libertina di re Albedo; Verderame, una dolce, ma coraggiosa goblin caratterizzata dal colore del viso azzurro e Disgelo, un goblin amico di entrambe le protagonisti femminili che a causa del suo carattere molto testardo e illogico, finisce per compiere dei guai che mettono in pericolo se stesso e coloro i quali gli stanno accanto. Si viene a sapere, inoltre, che tutti e quattro si conoscevano fin dall’infanzia, ma che già da allora erano soliti commettere delle ingenue illegalità come giocare dove era vietato, rubare il cibo mentre nessuno guardava e scappare di casa di notte per arrampicarsi sulle montagne di rifiuti per spiare gli accampamenti nemici immaginando di attaccarli all’improvviso.

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Il primo romanzo, quindi, è incentrato interamente sulla vita di questo insolito gruppo che, anche dopo la nomina a re di Albedo, continua a commettere delle illegalità come appunto il furto di una batteria per auto che si trova nel territorio dei Boggart. Il ritmo è abbastanza lento e fortemente descrittivo, ma la mole di dettagli e la brevità del racconto garantiscono la mancanza di tempi morti e inutili ridondanze. Vi è però un piccolo difetto, ovvero la presenza di un unico filo narrativo. Cercheremo di spiegare questo punto in maniera molto semplice: quando si realizza una saga, in questo caso una trilogia, spesso si creano due fili narrativi in modo tale che uno termini con la conclusione del primo romanzo e l’altro possa essere ripreso dai romanzi successivi. Ne La guerra della discarica, invece, la narrazione si interrompe in maniera molto brusca troncando quello che di fatto è l’unico filo narrativo, facendo provare al lettore un misto di sensazioni tra la curiosità del proseguo e l’incompiutezza.

Il secondo romanzo

L’importanza della batteria viene descritta nel secondo romanzo: I re delle macerie. Qui il lettore farà la conoscenza di un altro pericolo per il popolo dei Moryan: le Pallide Morti, ovvero i gabbiani che volano in circolo sopra la Discarica. In questo secondo romanzo vi è un mix di tensione, attesa, colpi di scena, azione e introspezione. Il Piccolo Popolo è pronto a vivere un momento di svolta della narrazione poiché si iniziano a gettare le basi per quella che sarà la conclusione, ma nonostante ciò lo scrittore non si getta nella pigrizia e nelle ripetizioni, anzi al contrario riesce a creare una storia avvincente in cui accade molto e contemporaneamente permette di immaginare e pregustare con acceso interesse ciò che avverrà successivamente.

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Il secondo capitolo si basa fortemente sull’azione: possiamo infatti assistere a salvataggi incredibili ed epici, imboscate, scontri corpo a corpo e a grandi battaglie ad effetto. L’autore riesce ad utilizzare uno stile incredibilmente calzante con un’abilità nel descrivere i combattimenti decisamente poco scontata, sebbene troppo frettolosa in non pochi momenti cruciali. La discarica, inoltre, è ricca di segreti e pericoli e per la prima volta si introduce il misterioso ed enigmatico sistema magico posseduto dai personaggi. In tutto questo c’è anche una buona dose di profondità nelle tematiche trattate, come la costante lotta tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Infine, il secondo capitolo svolge anche un importante compito di sviluppo dei personaggi soprattutto di re Albedo, che deve difendersi dalla sanguinosa guerra avviata dal re dei Boggart Argiope, e di Cruna.

Il terzo romanzo

Nel terzo ed ultimo libro, La cosa più pericolosa, l’autore mostra tutta la sua maestria e bravura evidenziando perfettamente le caratteristiche di ogni personaggio. Scopriamo i segreti di ciascuno dei personaggi presenti nel racconto, la loro fedeltà verso il proprio popolo, il sacrificio per il conseguimento del bene comune e il conseguente eroismo. Ecco, quindi, che l’amicizia assume un’importanza cruciale così come, in brevi momenti, l’amore. Il lettore farà anche la conoscenza di altre creature, alcune delle quali molto simili agli elfi per il loro stretto contatto con la natura. Insomma, il terzo capitolo rappresenta la conclusione perfetta di una trilogia incredibile e insolita sia per quanto riguarda le ambientazioni che i protagonisti (di solito è difficile trovare un fantasy che abbia come personaggi principali dei goblin).

La caratterizzazione dei personaggi

Ponendo un focus sui personaggi possiamo dire che ognuno di loro è assolutamente ben inserito all’interno della storia e ben caratterizzato. L’autore in questo è stato molto abile poiché nei fantasy accade di inserire nomi su nomi spesso e volentieri dimenticabili, ma in questo caso non accade. Ogni personaggio è facilmente riconoscibile e memorabile anche grazie ai loro nomi divertenti e scherzosi. Caratterialmente, poi, sono molto diversi tra di loro e anche se vi è la comparsa di qualche cliché classico del genere, si può benissimo chiudere un’occhio e apprezzare la mole di dettagli inseriti dall’autore.

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Abbiamo quindi il re scorbutico, ma saggio, la sorella del re ribelle e valorosa, l’amico testardo e coraggioso, ma alla ricerca di guai e l’amica gentile e amorevole che a volte non riesce a prendere le giuste decisioni. Faremo anche la conoscenza di alcuni personaggi secondari mai inutili, mai fuori luogo e anch’essi egregiamente caratterizzati.

Conclusioni

Poison Fairies è un romanzo fantasy inusuale non solo per le ambientazioni urbane, in particolar modo la discarica, ma anche per la tipologia di personaggi presenti e la loro eccelsa caratterizzazione. L’autore unisce, quindi, una narrazione fortemente descrittiva e quasi didascalica a tratti di pura azione ed epicità. Questa tecnica potrebbe annoiare i lettori più dediti all’avventura e all’azione totale, ma in realtà permette di comprendere meglio le vicende, chi le compie e i motivi nascosti. Il linguaggio usato è semplice e lineare, comodo per chi si approccia per la prima volta al genere fantasy e rilassante per gli appassionati del genere che cercano una lettura più leggera. Tra i tre romanzi ci sono delle differenze sostanziali, ma allo stesso tempo seguono un filo narrativo unico e ben delineato e questo, nel caso del primo romanzo, non è un aspetto prettamente positivo poiché finisce per spezzarsi con un cliffhanger poco piacevole che taglia di netto e in modo semplicistico l’intera narrazione. Poison Fairies – La Guerra dei Moryan, però, risolve anche quest’ultimo piccolo difetto perché permette di proseguire la lettura attraverso il secondo romanzo semplicemente sfogliando una pagina.