Cuore e memoria per non dimenticare il sogno di un giovane prezioso

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ANSA
Antonio Megalizzi

Fra pochi giorni sarà un anno dal momento in cui uno dei ragazzi della nostra Italia migliore, uno di quelli che io penso spesso non ci meritiamo, è stato ucciso in un mercatino di Strasburgo. Un anno dalla morte di Antonio Megalizzi. Uno che sognava l’Europa, uno che scriveva “...quando sento parlare di Brexit mi si gela il sangue... e mi sento come se ad abbandonarmi fosse un arto del mio corpo”.

Un ragazzo che prendeva il Flixbus per risparmiare ed essere presente comunque dove amava essere. A Bruxelles o a Strasburgo, ma comunque a raccontare l’Europa. La storia di un giovane giornalista che ora possiamo conoscere, nel suo pensiero, nei suoi sogni, nei documenti che ha lasciato attraverso la ricostruzione fattane in un libro appena edito dai tipi di Solferino dal titolo: “Il sogno di Antonio. Storia di un ragazzo europeo”.

A volerla scrivere, e non è certamente un caso, è stato Paolo Borrometi, uno che del valore della vita vissuta ogni giorno con intensità ne ha piena coscienza e consapevolezza. Un giornalista che vive da anni sotto scorta per le indagini relative a traffici mafiosi da centinaia di milioni di euro nella sua terra, la Sicilia. Un giovane uomo sfuggito a un attentato organizzato per farlo saltare in aria e con lui gli uomini della sua scorta. Solo qualcuno che vive cosi come Paolo Borrometi avrebbe potuto raccontare, infatti, con delicatezza e sentimento quella di un giovane collega ucciso in un attacco terroristico.

Cosi che la giovane vita stroncata di Antonio Megalizzi raccontata dal sentimento di Borrometi assume il valore doppio della testimonianza sentimentale di vicinanza a qualcosa di umanamente insostituibile venuto a mancare ma, anche, di testimonianza del valore giornalistico dell’impegno di questo ragazzo, cronista agli inizi di una carriera alla quale tanto avrebbe certamente dato tanto se solo si leggono i suoi scritti, raccolti nella seconda parte del libro.

Borrometi racconta, infatti, gli affetti del “Mega”, così gli amici chiamavano Antonio, ma anche le sue inchieste contro le bufale del web e le fake news soprattutto sull’Europa.

“Con i suoi vent’anni in tasca” scrive Borrometi nel libro “Antonio sprona chi fa il nostro mestiere - che era anche il suo - a non distrarsi mai dal distinguere le perle dai granelli di sabbia. Smascherare le bugie, trovare la verità e raccontarla cercando le parole migliori per farlo, persino le più pop. Di qualsiasi verità si tratti: di un dato falso, di un problema creato ad hoc per distrarci, dei nomi e delle azioni di chi violenta con il malaffare il nostro Paese”.

“L’amara realtà” si legge in uno scritto di Antonio ”è che la post verità ha modificato la concezione di un’informazione in una maniera tale da rendere estremamente complicato trovare una soluzione che contempli la libertà di espressione ed il veicolare una notizia che corrisponda ad un fatto realmente accaduto… Serve una presa di posizione forte, che parta dal Ministero dell’Istruzione e che educhi la cittadinanza ad un utilizzo consapevole dei social network perché la scuola non sarà certo la principale responsabile della diffusione delle bufale via web, ma se centinaia di persone sono ancora convinte che Mussolini abbia vinto un Nobel per la pace, la regressione informativa crescente ha origini ben più lontane del semplice disagio sociale”.

Insomma un libro questo “Il sogno di Antonio” che riesce con cuore, emozione e documentazione giornalistica a fermare nel nostro ricordo la dovuta memoria di un giovane italiano prezioso. Uno di quelli che dovremmo scoprire e amare in vita e non dopo che una pallottola l’ha fatto stramazzare al suolo in un mercatino di Natale, in un locale dove sentiva musica come Valeria Solesin o in una terra lontana senza capire ancora come e perché come Giulio Regeni. Uno di quelli per cui “il mio lavoro è la tua vacanza” come diceva il Mega, uno di quelli, mi viene da pensare ancora, come Silvia Romano che, invece, tutti ancora aspettiamo e speriamo di riabbracciare.

Antonio Megalizzi raccontato da Paolo Borrometi è un’emozione semplice e diretta. Un libro che parla di una Vita in cui l’Europa, come per tanti dei nostri figli, è un dato naturale e imprescindibile, l’inclusione un fatto naturale, la cultura delle istituzioni, del rispetto delle regole, della competenza e del conquistarsi ogni cosa con questa, in un mondo che dovrebbe riconoscerla, un valore pieno e irrinunciabile.

Con questo spirito il 7 dicembre scorso grazie all’impegno dei genitori di Antonio, Domenico e Anna Maria, della sorella Federica e della fidanzata Luana Moresco è nata la Fondazione Antonio Megalizzi per portare avanti il suo messaggio e promuovere una cultura dell’informazione, dell’istruzione e dell’impegno civico "Il sogno di Antonio“ quindi continuerà.

Grazie alla Fondazione e grazie al libro di Borrometi. Libro non su di lui ma “per lui”. Un avergli “prestato la penna per continuare a fargli fare il suo lavoro “ scrive Borrometi. A noi resta solo continuare a mettere cuore e memoria per non dimenticare mai questa giovane, preziosa vita e quello che, in cosi poco tempo, di unico ci ha lasciato.

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Solferino Editore
Il sogno di Antonio