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Mps, Morgan Stanley: due scenari per cedere 11 mld di npe

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Il secondo va scartato: una cessione ai prezzi di mercato implicherebbe un deficit di 1,5-2,5 mld di euro, eroderebbe il Cet1 di 160-300 pb e farebbe scendere il valore di Mps a 0,10 euro. Meglio il primo: con una vendita al valore di carico, il ratio Npe raggiungerebbe il 4% senza impatto sul capitale e Mps potrebbe valere ben 3,5 euro

Il titolo Mps  sovraperforma il mercato con un progresso dell'1,57% a quota 1,427 euro in scia alle indiscrezioni secondo cui il governo italiano avrebbe intenzione di procedere al deconsolidamento dei crediti deteriorati del Monte. La decisione segue il via libera della Commissione europea al salvataggio della banca tedesca, NordLB, grazie a una ricapitalizzazione da 3,5 miliardi di euro effettuata con soldi pubblici.

Il piano per Mps , a quanto pare, prevede la cessione ad Amco (ex Sga), controllata dal Tesoro per la gestione dei crediti problematici, di 10-11 miliardi di euro di esposizioni non performanti (npe) a un prezzo corrispondente al valore di carico. Ciò implicherebbe il trasferimento di circa il 75% del portafoglio npe di Mps , senza perdite.

Senza questa mole di crediti deteriorati in pancia, sarà più facile per il Tesoro procedere alla dismissione della propria partecipazione del 68% nella banca senese. Si ricorda, infatti, che le autorità italiane devono presentare un piano alla Commissione europea entro la fine dell'anno con l'impegno a uscire entro il 2021.

Lo scorso 2 dicembre il ceo di Mps , Marco Morelli, ha confermato che la riduzione degli npl è uno dei temi che il Monte affronta da anni e quindi "vengono studiate tutte le possibili strade per ridurli oltre quello di cui li abbiamo già ridotti. C'è una discussione in corso", aveva detto Morelli, precisando, in merito alla trattativa in corso con Bruxelles, che "non tratta la banca, tratta il Mef con la Commissione europea".

Anche per Morgan Stanley, che oggi ha ribadito il rating equal-weight e il prezzo obiettivo a 1,3 euro su Mps , la cessione di 10-11 miliardi di euro di npe, potrebbe eliminare un ostacolo chiave per l'M&A. Mps  ha 14,5 miliardi di euro di esposizioni deteriorate totali, di cui 8,1 miliardi di euro classificate come sofferenze (bad loans) e 6,2 miliardi di euro come unlikely to pay.

"Dato che il Mef controlla sia Mps  sia Amco, la banca potrebbe, in teoria, trasferire gli npl a un prezzo in linea con il valore di carico. In questo scenario Mps  potrebbe raggiungere un ratio Npe pro-forma del 4% con nessun impatto sul coefficiente patrimoniale Cet1. Questa mossa avrebbe un impatto molto positivo sulla qualità del credito della banca, permetterebbe una normalizzazione più veloce delle perdite sui prestiti e rimuoverebbe un ostacolo alla partecipazione di Mps  al consolidamento bancario. Se questo scenario si avverasse, nel migliore dei casi il valore di Mps  sarebbe pari a 3,5 euro per azione", si legge nella nota di Morgan Stanley.

D'altra parte una cessione delle npe ai prezzi di mercato (secondo scenario di Morgan Stanley) implicherebbe una perdita di capitale rilevante. Più nel dettaglio, "partendo dal presupposto che gli npe vengano trasferiti al 25-35% del valore contabile lordo, la cessione implicherebbe un deficit di circa 1,5-2,5 miliardi di euro. A nostro avviso, ciò eroderebbe circa 160-300 pb di Cet1, un ostacolo significativo a un eventuale deal con un'altra banca. In questo scenario, ci aspetteremmo che il completamento del risanamento del bilancio dell'istituto richieda diversi anni e che un'uscita del Mef venga ritardata oltre il 2021. I venti contrari per una fusione rimarrebbero probabilmente un freno e vedremmo la valutazione di Mps  scendere verso lo scenario peggiore: 0,10 euro per azione". (riproduzione riservata)